Teatro Colosseo Torino

La ristrutturazione

teatro colosseodi Alfio Morelli

Ci fa sempre piacere essere presenti all’inaugurazione di lavori innovativi com’è successo per uno dei teatri più conosciuti di Torino: il Colosseo. Davanti ad una ristrutturazione, forse la domanda sorge spontanea: è più conveniente fare un parcheggio multi piano o andare avanti e scommettere ancora sul teatro? Nel nostro caso ha vinto il cuore.

La sig.ra Claudia Spoto, erede della famiglia Spoto che dagli anni Ottanta gestisce il teatro di cui è anche proprietaria, durante una chiacchierata ci ha raccontato la storia di questa ristrutturazione:
“In questi ultimi anni avevamo avuto la percezione che fosse arrivato il momento di avviare una ristrutturazione, perché si cominciavano a sentire gli anni passati. Conoscevo da anni Stefano Sala come project manager per ragioni di lavoro, e dopo un breve consultazione non abbiamo avuto dubbi sul da farsi: insieme abbiamo iniziato a cercare le persone e le aziende che ci potessero aiutare in questo percorso. Durante i vari colloqui e preventivi, ho avuto occasione di conoscere l’architetto Carlo Carbone. Era una persona che parlava la mia stessa lingua e siamo entrati subito in sintonia, così nell’estate del 2010 abbiamo iniziato i lavori. Non potevamo permetterci di sospendere le rappresentazioni per un lungo periodo, cosi ci siamo organizzati per fare una parte dei lavori con il teatro aperto. Non nego che al momento di iniziare i lavori mi sono chiesta se fosse la scelta giusta, se investire in un teatro avesse ancora senso, ma poi il cuore mi ha portato a questa decisione.
“La ristrutturazione è stata abbastanza radicale. Siamo partiti dal palco, allungandolo ed allargando il boccascena e rafforzando tutte le strutture del graticcio, questo per poter ospitare anche compagnie o concerti più importanti rispetto al passato. All’interno della sala è stato fatto un notevole lavoro di correzione acustica, riuscito molto bene: anche se esteticamente non è una soluzione usuale, io ne sono rimasta molto soddisfatta ed ho notato la differenza tra prima ed adesso. Anche sulla galleria abbiamo fatto delle modifiche, ridisegnando l’inclinazione per dare la stessa visibilità a tutti anche con il palco allungato. Inoltre abbiamo tenuto conto del fatto che oggi un teatro non deve, e forse non può, vivere solo di rappresentazioni, ma deve essere un luogo polivalente in cui sia possibile anche ospitare concerti, convention, esposizioni, presentazioni o addirittura cene di gala. Così abbiamo pensato di realizzare una struttura in grado di ospitare tecnicamente al meglio le varie tipologie di eventi”.

Dalle sue parole traspare una certa passione per questo mondo, da dove deriva?
Ho iniziato a vivere questo teatro già dagli anni Ottanta insieme a mio padre, poi pian piano il virus si è impossessato di me e non mi ha più abbandonato. Nel corso degli anni ho imparato questo mestiere, che amo e che farò di tutto per continuare.

Stefano Sala project manager del progetto teatro colosseo
Come sei stato contattato e con che ruolo?
Lavoro da sempre come produttore o tour manager nell’ambito teatrale, quindi conosco da molto tempo la famiglia Spoto. Avendo pensato ad una ristrutturazione, mi hanno contattato chiedendomi se fossi interessato a seguire i lavori. Il progetto parte dal principio che non ci sono finanziamenti pubblici per il teatro, quindi doveva essere una ristrutturazione basata sulle finanze della proprietà. Questo significava scartare a priori l’idea di un main contractor e cercare di fare i lavori in economia seguendoli personalmente, e questo è proprio il compito affidatomi dalla proprietà.


I lavori sono stati organizzati in due fasi, perché i periodi di chiusura dovevano combaciare con la stagione estiva, quando l’attività del teatro è molto ridotta, mentre per i lavori minori o di rifinitura doveva essere usato un metodo non invasivo, perché comunque la programmazione del teatro doveva rimanere attiva, sia per non perdere gli incassi sia per non scontentare l’affezionato pubblico degli abbonati. Nella ristrutturazione abbiamo cercato di tener conto delle esigenze di una struttura duttile e polivalente, ma senza snaturarla e senza farle perdere la personalità di un vero teatro, cosa molto importante per gli abbonati.

Prima, chiacchierando, mi hai detto di avere un sassolino nella scarpa...
Non è un sassolino, è una curiosità: dopo aver finito questo lavoro, con molta soddisfazione ed orgoglio, mi chiedo quanti teatri pubblici rimangano chiusi per via dei costi di una ristrutturazione tradizionale, con appalti, sub-appalti e costi che lievitano... Quanti se ne potrebbero salvare seguendo il sistema “in economia” usato al Colosseo?

Carlo Carbone, Architetto Acustico.
Qual è stato il tuo ruolo in questo lavoro?
Sono stato contattato da Stefano Sala per un colloquio con la proprietà, con la quale si è subito creata una sintonia totale, infatti mai come questa volta ho avuto la piena fiducia del committente. Ho iniziato così una piccola ricerca su questo sito, ed ho scoperto che fu costruito negli anni ‘20 per il gioco della pelota, infatti basta spostare le tende laterali dell’arredamento per trovare ancora la scritta “La giuria è inappellabile”. Poi, intorno agli anni ‘30/’40, sono state costruite la copertura e la galleria, ed ancora, nel dopoguerra, sono state effettuate altre modifiche per creare un cine-teatro, fino ad arrivare alla storia di oggi. Il Teatro Colosseo è infatti un teatro storico per Torino, i cittadini sono affezionati a questa struttura, così, nel ristrutturare, bisognava non fargli perdere la personalità che lo ha sempre caratterizzato. Così, una volta “spogliato” di tutti i rivestimenti apposti nel tempo e riportata alla luce la sua struttura primaria così come si è addensata negli anni, ho immaginato un intervento altrettanto specifico, riconoscibile e chiaro. I materiali di derivazione tecnica, come zinco, poliestere, ferro e legno, sono stati articolati in una composizione formale propria che assieme alla struttura messa a nudo compone un quadro finito.

teatro colosseoBisognava anche metterlo a norma, immagino.
Assolutamente no: il teatro ha sempre seguito i tempi ed era omologato per pubblico spettacolo con una capienza di 1.600 persone, e così è rimasto. La ristrutturazione è stata decisa solo per l’esigenza di aumentare la qualità del servizio verso il pubblico, caratteristica che è sempre stata a cuore alla proprietà. Il lavoro da svolgere era praticamente diviso in tre grandi parti: il palcoscenico, con un ampliamento del palco in avanti di tre metri ed il conseguente ampliamento del boccascena, e con un rafforzamento di tutte le strutture di servizio, appendimenti, graticcio, servizi tecnici ecc, fase in cui sono stato coadiuvato dai calcoli e dai consigli dell’ingegner Franco Faggiotto; la seconda parte riguardava l’area dedicata al pubblico che aveva bisogno di un trattamento acustico, vista la platea piuttosto lunga; la terza parte riguardava invece il rifacimento della galleria, per rafforzarla e darle un’inclinazione diversa. Nel fare tutti questi lavori ci siamo posti anche il problema dell’uso delle attrezzature tecniche. Si è deciso di dotare il teatro di un impianto PA residente, e la scelta è andata su un K‑Array, con un impianto main formato da due satelliti e un sub da 21” per parte, allineato a due linee di ritardo, una per la platea ed una per la galleria.

La scelta di quest’impianto è stata fatta sia per la sua validità sia per la sua duttilità, che lo rendono utilizzabile nel 90% dei casi. Ma anche se ci fossero produzioni con l’esigenza di usare il proprio PA, lo spazio e gli attacchi sono stati predisposti per montare un secondo impianto senza smontare quello residente, con la possibilità di usare le linee di ritardo residenti. L’impianto è stato fornito dalla ditta Merula e montato dalla ditta Sergio Cauda, mentre per la consulenza tecnica e l’assistenza alla taratura ho avuto il piacere di avvalermi della collaborazione dell’Ing.Guido Diamanti e di Edoardo Ravelli della ditta Exhibo.


È stata prevista in sala anche una postazione per alloggiare le regie, con un collegamento sotterraneo che arriva direttamente al palco.
La correzione acustica, parte integrante della soluzione visiva del progetto, è stata eseguita su tutta l’area in modo da ottenere un’equalizzazione lineare e costante dell’impronta acustica: sul soffitto, con l’applicazione di una serie di array composti da materassini in poliestere in verticale, diversi in relazione alla distanza dalla sorgente; sulle pareti, dove abbiamo posto i materiali di correzione acustica dietro ad un rivestimento mobile, in modo da rispondere linearmente se la sorgente proviene dal palco ma divenire inefficaci quando la sorgente è il pubblico, al fine di amplificare le manifestazioni di soddisfazione e di critica del pubblico senza rinunciare ad un’acustica corretta; lateralmente, per tutta l’estensione della sala, l’intervento è stato completato realizzando dei pannelli vibranti, efficaci tra 40 Hz e 100 Hz, realizzati con lamiera di zinco applicata su pannelli di legno.


In questa ristrutturazione ho svolto anche il compito di direttore dei lavori, coordinando le diverse ditte: l’impresa edile Daniele Mistretta e la ditta Piedi Allestimenti, realizzatrice delle parti sceniche e di allestimento, perfettamente organizzata dall’ing. Pietro Molinaro. L’ing. Alberto Zanella si è assunto il compito di coordinare la ditta I.E. Impianti Elettrici di Michele Rubino per l’esecuzione dell’impianto elettrico, mentre l’ing. Manuele Petranelli ha utilizzato la sua scienza per rivedere l’impianto di trattamento dell’aria. teatro colosseo

In questo lavoro è riuscito tutto perfettamente o qualcosa non è andata come volevi?
Il risultato finale mi soddisfa totalmente, è esattamente quello che avevo descritto nel progetto. Forse, ad essere pignoli, alcune rifiniture potevano essere un po’ migliorate, ma fa parte del gioco. Sono estremamente soddisfatto del gioco di luce nella sala e nell’ingresso e soprattutto del trattamento acustico, e lo dico corroborato non solo da una valutazione personale, ma soprattutto dalle dichiarazioni del pubblico.

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