Rcf M18 Digital Mixer

Uno sguardo ad un prodotto pensato per i gruppi musicali ma che può tornare utile in molteplici occasioni. Un potente mixer digitale compatto e controllabile via tablet.

di Giancarlo Messina

M18 rearM18 è un mixer digitale pensato per le band che vogliono ottimizzare il loro set up, lasciando in sala prove tutto il superfluo, anche se questo non esclude poi applicazioni in altri ambiti.
E proprio in questa direzione il prodotto è stato ottimizzato, tralasciando quei controlli molto evoluti che comunque i musicisti sarebbero difficilmente in grado di gestire, semplificando l’uso dei principali parametri e fornendo dei preset in grado di offrire buoni risultati “plug&play”.
È infatti un prodotto molto furbo: flessibile nella sua semplicità e idealmente utilizzabile dai musicisti stessi, a patto che comunque fra loro ce ne sia qualcuno davvero capace di configurare al meglio l’intero set up della band, diversamente il consiglio di un fonico in sede di preproduzione non sarebbe cosa inutile. Ma, una volta impostata a dovere la configurazione, davvero la band in questione potrà andare a suonare in qualsiasi posto portando al seguito soltanto il backline, senza rinunciare proprio a niente, anzi: semmai migliorando il proprio sound.
Il progetto di M18 nasce all’interno dell’azienda italiana RCF, quanto mai attrezzata dopo l’acquisizione nel 2014 della ZP Engineering di Umberto Zanghieri e la creazione della Mixer Division.

Ma vediamo quindi le caratteristiche di questo prodotto.

Iniziamo col dire che è davvero molto compatto e può trovare posto sul palco con molta facilità, anche in quelli striminziti di alcuni club. È infatti largo soltanto 33 centimetri, profondo 18 ed alto meno di 8 centimetri! Ciò non toglie che il pannello posteriore offra un’abbondanza di connessioni fino a poco tempo addietro impensabile, a partire dai 18 ingressi analogici: sei XLR femmina con alimentazione Phantom, due combo (quindi sia XLR che jack), otto ingressi di linea (regolabili a +4 dBu o -10 dBV) e due ingressi di linea selezionabili ad alta impedenza (HiZ: quindi adatti a segnali provenienti direttamente da strumenti con pick-up passivo).
Ma anche le uscite analogiche non mancano: ben sei uscite ausiliarie su jack bilanciati, pensate per il collegamento ai monitor di palco o ad unità effetti esterne, un’uscita stereo main su due XLR maschi (+21 dB) pensata per il collegamento al PA, sia esso costituito da sistemi attivi o amplificati, a cui è da aggiungere un’uscita stereo per le cuffie. Insomma tutto il necessario per fare felice la classica band.
Non mancano inoltre un connettore dedicato ad un pedale (singolo o doppio, che può essere poi assegnato alla funzione preferita tramite software), una porta USB per utilizzare la funzione player del mixer, e quindi per riprodurre (e prossimamente registrare) file audio, e due porte MIDI I/O. Infine è stata integrata una porta RJ45 per il collegamento via cavo alla rete LAN, o ad un access point Wi-Fi esterno, e comunque dedicata ad applicazioni e implementazioni future.
Il mixer crea una propria rete Wi-Fi per collegarsi direttamente, senza utilizzare dispositivi esterni: tolto un tappino di gomma rosso, infatti, si accede al connettore sul quale avvitare l’antenna Wi-Fi in dotazione, operazione molto importante visto che tutto il mixer non ha alcun comando esterno, ma è totalmente controllato in Wi-Fi dall’apposita app disponibile per iOS e prossimamente anche per Android.
Prima di passare proprio alle funzionalità della app in questione, che noi abbiamo installato sul nostro iPad Mini 4, dobbiamo aggiungere che sui canali sono previsti processori esaustivi di ogni comune necessità: in ognuno dei canali in ingresso sono disponibili infatti gate, compressore di dinamica e tre tipi di equalizzatore parametrico a quattro bande (Standard, Vintage, Smooth); inoltre in ognuna delle uscite AUX è presente un EQ parametrico a quattro bande, mentre sui canali di uscita Main Mix sono presenti tre Master Output Processor (Valve Warmer, Xciter, Maximizer) ed un EQ Grafico Stereo a 31 bande. Insomma… pensate a cosa significava avere tutto questo con una console analogica di qualche anno fa!
Ma non finisce qui. Infatti il mixer offre varie soluzioni di multieffetti sui canali da 5 a 10, tra cui Overdrive, Modulation, Delay e perfino Amp Simulation che riproduce con buonissima qualità la simulazione di amplificatori per chitarra e basso, tecnologia sviluppata da Overloud (solo quest’ultima varrebbe da sola diverse centinaia di dollari!).
Insomma c’è davvero tutto quanto indispensabile: i chitarristi potranno portarsi dietro solo la chitarra ed attaccarsi direttamente all’M18, oppure, se proprio non vogliono rinunciare al set up della loro pedaliera, potranno comunque entrare in uno degli ingressi line del mixer o accoppiarne due in configurazione stereofonica.

Il controllo

Per iniziare bisogna installare la app, che si chiama MixRemote; è possibile scaricarla gratuitamente e provarla anche se non si possiede l’M18, cosa piuttosto utile qualora si volesse darle un’occhiata per prendere confidenza e capire meglio come è impostata.
A dire il vero, è del tutto intuitiva ed immediata: noi che non passiamo tutto il giorno sui mixer digitali non abbiamo avuto alcun problema a capirne l’architettura in pochi minuti ed essere subito operativi, per cui deduciamo che qualsiasi fonico sia in grado di iniziare a lavorarci senza alcuna esitazione; il musicista tipo ci preoccupa un po’ di più, ma sicuramente le nuove leve, cresciute a pane e hard disk recording, sono molto più avvezze a certi parametri di quanto lo siano le vecchie generazioni, quelle, per intenderci, che chiamano “pianola” le tastiere. Ma non ne sarei così sicuro.

RCF M18

 

Figura 1
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Figura 2
Figura 2

Figura 3
Figura 3

Figura 4
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Figura 5
Figura 5

Figura 6
Figura 6

Figura 7
Figura 7

Figura 8
Figura 8

Una volta stabilita la connessione Wi-Fi fra il mixer e il tablet (operazione facilissima: basta selezionare sul tablet la rete col nome M18 creata ad hoc ed il gioco è fatto) si può iniziare a lavorare. La pagina iniziale è piuttosto esplicita. Sul primo layer (fig.1) sono visibili, otto per volta, i fader grigi dei 18 canali, delle tracce TK provenienti dal player e dei tre ritorni effetti interni di cui è dotato il mixer; in fondo a destra c’è il fader “Main out” colorato di rosso.
La strip di canale è opportunamente essenziale; partendo dal basso troviamo il numero del canale, il fader grigio, il nome del canale, che può essere editato facilmente tramite la tastiera del tablet (il nastro sul touch screen sarebbe probabilmente poco efficace e sicuramente non proprio user-friendly!), il tasto mute, il tasto pan, e un tasto “impostazioni” che apre la pagina relativa a processori di dinamica ed equalizzatori; da questa pagina è possibile, tramite il tasto “send”, aprire un’altra pagina per assegnare il canale ai tre effetti e alle sei aux, dosandone la quantità tramite nove fader differentemente colorati (arancione per gli effetti, verde per le aux).
Le altre pagine del mix sono accessibili molto intuitivamente con appositi tasti posti a sinistra ed in alto.
A sinistra, disposti verticalmente, troviamo i pulsanti delle mandate ai tre effetti interni, selezionati i quali i fader diventano arancioni, per ricordarci che stiamo lavorando proprio sulle mandate effetti (fig.2). Anche in questa schermata il tasto “impostazione” rimanda alla pagina con tutte le mandate del singolo canale e l’ultimo fader a destra comanderà il livello dell’intera mandata.
Seguono i sei tasti delle mandate ausiliari, ovviamente corrispondenti alle sei uscite fisiche, quindi pensate per i monitor o per effetti esterni. I fader questa volta diventano verdi (fig.3) e, anche qui, l’ultimo fader a destra diventa il main dell’intera mandata selezionata.
In alto, disposti orizzontalmente, altri otto tasti danno accesso ad altrettante funzioni.
Dopo i “Faders” di cui abbiamo parlato fin adesso, troviamo “Effects” da cui è possibile scegliere e configurare gli effetti delle tre mandate interne e il “Multi FX” su alcuni canali (fig.4/8). Su tutti esiste la possibilità di semplificare i comandi e di usare dei preset in grado di soddisfare la maggior parte dei musicisti.
Il tasto successivo apre la pagina “Outputs” che ovviamente visualizza le sei mandate. Anche qui oltre al fader troviamo il nome modificabile da tastiera, il mute, il livello di segnale espresso numericamente ed il tasto “impostazione” che rimanda alla pagina EQ della mandata. Qui occorre un po’ di attenzione, perché il tasto “indietro” non vi riporta alla schermata precedente ma alla pagina dei fader.
A seguire troviamo la pagina “Phones” (fig.5) con tutti i fader dei canali presenti all’appello, questa volta azzurri. Il main sarà ovviamente riferito al volume delle cuffie. Da segnalare alcune cose importanti: la funzione PFL può essere disattivata o attivata dal menù “Settings > Global” e farà comparire sulla strip di ogni canale, sotto il fader, un apposito tasto; invece se si vuole fare un mixaggio personalizzato sulle cuffie, utilizzando i fader azzurri, bisognerà andare in “Settings>Global>Output Routing” e selezionare Phones from “Phones” e non from “Main”, altrimenti si ascolterà il mixaggio principale ed i fader azzurri saranno del tutto inutili.
Dopo il tasto dedicato alle cuffie, troviamo quello che gestisce la pagina relativa alla porta USB, utile per leggere file audio come un normale player. In effetti, il tasto si chiama “Play/Rec”, perché già dalla prossima imminente release del firmware sarà possibile registrare su HD USB (o su un pen drive) le due tracce stereo del main in formato .wav.
Segue la pagina “Meters” che mostra la classica schermata con i meter di tutti i canali, comprese mandate e ritorni effetti e le sei aux, oltre ovviamente al main (fig.6).
Chiudono le pagine “Load/Save” e “Settings”. Nella prima si distingue fra “Snapshot” e “Show”, intendendo con le prime (possibile memorizzarne fino a 200) la memorizzazione di alcuni dei parametri più comuni che variano da un brano all’altro dello stesso concerto, lasciando però immutati i dati principali del set up, mentre con “Show” (ne sono possibili 100) si memorizzerà/richiamerà l’intero set-up del mixer.
La pagina “Settings” (fig.7), infine, divisa in quattro menu, dà accesso alla gestione dei tanti parametri a cui il digitale ci ha abituati, alcuni importanti davvero, come la password per proteggere la connessione Wi-Fi, l’attivazione dell’alimentazione phantom sui canali microfonici, l’assegnazione dei multieffetti sui canali, il routing in output delle mandate o la gestione dell’eventuale footswitch, solo per indicarne alcuni.

 

Da segnalare infine un utilissimo pulsante “Mix Remote” posto in alto a sinistra che rimane sempre fisso su tutti i menù e, in qualunque momento, riporta immediatamente alla schermata iniziale dei fader in ingresso: una sorta di “panic” che dà sicurezza all’utente.

Insomma stiamo parlando di una soluzione incredibilmente completa per una band o una piccola orchestra in giro per club o locali da ballo, tutto, fra l’altro, con una qualità sonora eccellente, a patto però di saper usare queste tecnologie, con l’accortezza quindi, prima fra tutte, di non mandare dai singoli canali e dai gruppi troppo segnale al main che ha un limite matematico oltre al quale non riesce più a gestire eufonicamente una somma a lui sesquipedale, cosa che ovviamente avviene, mutatis mutandis (che con le mutande non c’entra niente), anche con le console da centinaia di migliaia di euro.
Si può anche pensarne un utilizzo in situazioni più grandi, ad esempio per dei premix o per un monitoraggio personalizzato o, perché no, per delle installazioni.
Noi ci siamo divertiti a provare questo RCF M18: crediamo sia una soluzione consigliabile in molte occasioni, a patto, come dicevamo, che ci sia qualcuno capace di realizzare un set-up utile a sfruttarne le potenzialità e magari anche in grado di girare per la sala con il suo tablet durante il concerto apportando le ultime regolazioni al sound.
È chiaro che se la vostra band domani deve suonare a San Siro e voi vi chiamate Ligabue forse avrete bisogno di qualcosa di più complesso, ma magari avrete anche un budget opportunamente calibrato più grande di almeno 1.500 volte!
Infatti, dimenticavamo, il prezzo di M18 è davvero interessante! Se avete una band evoluta fateci un pensierino!

Contatti: Rcf

 

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