Il concerto del Primo Maggio 
2018 a Roma

Nuovo corso per l’evento promosso dalle associazioni sindacali che sembra rinvigorito rispetto al recente passato.

di Alfio Morelli

a Screenshot 2018 5 15 Primo Maggio 2018 PitLifeAlcune passate edizioni della celebre kermesse musicale romana lasciavano presagire un certo declino nell’interesse verso questo evento; impressione che invece negli ultimi anni, e soprattutto quest’anno, sembra essere in netta controtendenza.
Su tutti parlano i dati Auditel: il concerto trasmesso da RAI 3 ha fatto registrare nel prime time serale 1.776.000 spettatori, per uno share pari al 7,6%. Un numero davvero ragguardevole, con un incremento del 4,97% rispetto al 2016.
Anche nella fascia serale le cose sono andate bene – dalle 21:14 alle 24:00 – con 1.456.000 spettatori pari ad uno share del 6,7%, mentre un calo, come ipotizzabile, si è notato nel pomeriggio, dalle 16:02 alle 18:55, con l’8,7% di share.
Non esistono invece dati riguardanti l’afflusso di pubblico in Piazza San Giovanni, anche perché, non essendoci una vendita di biglietti, i numeri sono sempre piuttosto interpretabili, ma la Piazza sembrava piuttosto piena. 
Per conoscere i dettagli tecnici dell’evento, abbiamo parlato con Massimo Ferranti, produttore esecutivo con la sua ABC
“La manifestazione è patrocinata dai tre sindacati CGIL CISL UIL – ci spiega Massimo – mentre l’organizzazione è della società iCompany di Massimo Bonelli. Noi abbiamo curato la produzione esecutiva, compresi gli allestimenti, la scena e la diffusione audio, anche grazie al supporto di K-Array. Exhibo ha poi completato la fornitura con altri prodotti di marchi dal proprio catalogo di distribuzione, dai microfoni Sennheiser e Neumann fino ai mixer Allen & Heath e vari altri accessori. Il loro supporto è stato davvero fondamentale per la riuscita dell’evento. Le luci sono state gestite da ABC tramite l’azienda Evoled, mentre la struttura del palco è di Italstage.
“Da un paio d’anni – prosegue Massimo – da quando ABC è tornata a gestire questo evento, abbiamo intrapreso un cambio di rotta, cercando di trasformare un evento che si era ridotto ad una grande festa di piazza in uno show vero e proprio, ma realizzato con la metà della metà del budget che sarebbe necessario. Parliamo di uno show che, pur con i pochi mezzi a disposizione, ha fatto il 7,6% di ascolti su RAI 3, una cifra impressionante. Ovviamente anche la scelta degli artisti è stata ben curata e gestita da Massimo Bonelli di iCompany, che è riuscito a cogliere quello che serviva per la piazza e per la TV.
“La scena creata dallo scenografo Roberto Malfatto, con i LED disposti a rombo, è piaciuta a tutti, ed anche le luci sono state ben realizzate dal lighting designer Gianluca Bronzini, insomma abbiamo raggiunto un livello decisamente superiore rispetto alle precedenti produzioni, creando un’immagine nuova rispetto a quella obsoleta in cui era caduto il Concertone negli ultimi anni”.

 
Marco Lecci, responsabile audio per ABC.

Marco Lecci – Responsabile audio per ABC

“Grazie a Exhibo, che ci ha supportato tecnicamente. È grazie a loro che abbiamo potuto utilizzare sia i nuovi banchi, sia il PA K­‑Array grande.
“Abbiamo usato 12 sistemi per parte per il main e tre linee di ritardo, una centrale, con KH7 e due laterali con KH2. K-Array ha una filosofia precisa di qualità: lo spettro audio prodotto sul palco deve essere diffuso senza buchi di frequenze e con la massima fedeltà nella zona stabilita sul software.
“Devo dire – continua Marco – che sinceramente il rapporto grandezza speaker/quantità di suono è impressionante, come la qualità: ho lavorato con un’orchestra col coro, ma non avevamo il tempo di fare le prove. Così ho creato un semicerchio di nove Neumann, quattro frontali solo col passa-alto. Arrivata l’orchestra ho aperto i microfoni e... mi è preso un colpo: perfetta! La diffusione era assolutamente perfetta!
“Insomma, siamo di fronte ad un grande impianto. Sinceramente, specie per la musica classica, la trovo una soluzione ideale, ma anche con Fat Boy Slim abbiamo fatto fuoco dall’impianto.
“Abbiamo lavorato molto sul software e sui cablaggi – spiega Marco – perché l’impianto è solo una parte del sistema, tutta la catena deve essere giusta. Con Marchesi, che si è occupato della logistica e dei cablaggi, il KH8 è andato su in un’ora e un quarto, solo con due persone! Pazzesco. D’altra parte, 12 casse sono solo quattro carrelli.
“I mixer sono Allen & Heath serie dLive, che secondo me per il rapporto qualità/prezzo sono veramente un gioiello. Per me questo dLive ha fatto un miracolo, a partire dalla solidità digitale. Quello che si nota subito in questo mixer è che gli ingegneri lo hanno sviluppato seguendo le indicazioni di chi fa musica, infatti suona tutto bene: i filtri, gli equalizzatori morbidi e bellissimi, i compressori fantastici; i riverberi sono tutti con chip Lexicon originali, mentre i pre vengono direttamente da Krell e suonano in modo fantastico. 
“Sul palco – conclude Marco – tutti microfoni sono Neumann e Sennheiser, con i nuovi digitali che hanno lasciato a bocca aperta tutti i fonici per dinamica e definizione”. 

 
Klaus Hausherr, PA engineer e specialista di K-Array, durante il montaggio dell’impianto KH8.

Klaus Hausherr – PA engineer

“Ho creato un LR standard – spiega Klaus – con i sub disposti con due archi da quattro gruppi da due, leggermente aperti verso l’esterno per garantire migliore uniformità; ho poi usato i KH3 come front-fill, sei in totale. I primi delay sono a 70 o 80 metri. La torre centrale, fra l’altro, ha volumi molto bassi ed è senza sub, mentre i delay laterali, con i KH2, hanno anche i sub, e sono molto utili per sonorizzare la piazza che si apre lateralmente. Il sistema è tutto amplificato e viene gestito dai rack K8 Box che contengono uno switch, una patch di gestione audio, di ingressi e uscite, e gli interruttori di alimentazione di tutto il sistema, perché 12 casse sono state gestite con un cavo con connettore LK25, che porta i segnali audio e la rete, e con un Socapex per l’alimentazione. Così per montare l’impianto bisogna solo tirar su due cavi.
“Ogni K8 Box gestisce fino a 12 casse – continua Klaus – e qui infatti ne usiamo due: uno per l’impianto sospeso, l’altro per i sub. Il sistema è gestito in rete con Armonìa, il software di Powersoft.
“I sub con i doppi 21 sono montati ad arco elettronico con cui si riesce a controllare abbastanza bene la risposta posteriore. Ho voluto fare tutto in analogico: controllo tutto il sistema con un Galileo Meyer.
“Io lavoro per K-Array – conclude Klaus – perché fanno cose che funzionano davvero, credo si tratti di prodotti bellissimi, non riuscirei a fingere: soprattutto per la classica, con la sua diffusione iper cardioide KH è un sistema davvero straordinario. Qui il service audio è ABC insieme ad Arcadia”.

 
Michele “Sem” Cigna (a sx), fonico monitor per il palco A, insieme a Oliver Marino, fonico monitor per il palco B

Michele “Sem” Cigna – Fonico monitor di palco A

“Come al solito – ci dice Sem – gestiamo due palchi, A e B, identici. Lavoro col mixer dLive S7000, il modello con più fader, mentre in sala usano un S5000: il sistema, come tipologia di mixer, segue molto la concezione della serie iLive, ma il suono è migliorato moltissimo.
“La differenza rispetto agli altri banchi, la sua caratteristica peculiare, è una filosofia diversa nella gestione degli encoder, del flip del canale... è un banco molto facile da capire, una volta entrati nella loro logica si lavora molto rapidamente, si ha tutto a portata di mano, insomma è studiato molto bene.
“Ha delle limitazioni per un palco come questo – continua Sem – cioè in un festival così grosso, ne parlavo anche con il responsabile Allen & Heath sul palco, per dargli dei feedback: ad esempio per trasformare in mono dei canali configurati come stereo bisogna riavviare il banco (problema anche di altre macchine più costose) ed altre cosine; loro sono comunque molto attenti ad ascoltare le nostre indicazioni e, soprattutto, il mixer ha un ottimo suono.
“Il monitoraggio wedge prevede dei K-Array, con due KM312 in stereo per la postazione centrale, molto potenti e condivisi tramite una matrice fra palco A e palco B; tutti gli altri sono KM112, piccoli ma efficienti.
“Per il resto abbiamo IEM Sennheiser serie 2000, cinque IEM stereo per palco, più degli spare gestiti tramite matrici.
“Grazie al banco – ci dice Sem – abbiamo potuto sfruttare il sistema di connessione digitale, mettere delle stage box sul palco in modo da fornire il segnale ai monitor tirando dei Cat5 senza fare tutto in analogico, potendo disporre di un bel numero di segnali che potevano andare sul palco, utili sia per l’orchestra di Gazzè sia per i batteristi che vogliono il mix stereo separato di batteria, band... ma arrivano qui con mixer analogici... Abbiamo gestito tutto con linee hard-wired, e sono anche utili per l’autotune oggi di moda, per cui il segnale del radiomicrofono va rilanciato nella scheda audio.
“Abbiamo anche quattro side-fill per parte, appesi, e due sub per parte.
“I fonici di palco – continua Sem – siamo io e Oliver Marino, mentre in sala ci sono Davide Linzi e Simone Squillario per il palco B; poi Carlo Volpe per RF, Luca Marino segue con un altro banco Allen & Heath le comunicazioni e tutti i contributi che arrivano dalla RAI, come i microfoni dei presentatori, gli interventi musicali fra una band e l’altra o durante i cambi palco.
“Una cosa particolare – conclude Sem – è che, vista l’impossibilità di avere un mix stereo che poi diventava mono per la band successiva, tutti i mix monitor passano attraverso delle matrici che abbiamo costruito noi sui nostri banchi, in modo da avere la possibilità di ottenere un aux stereo che alimenta la matrice che poi va ad alimentare i singoli monitor, oppure due aux mono che alimentano la stessa matrice che poi alimenta i monitor; questo per tutte le coppie di mixer, così da poter mandare mix stereo o dual mono secondo necessità”. 

 

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