Il Rider Tecnico - prima parte

Gioie e dolori

di Toni Soddu

Nel mezzo del cammin di nostra vita, capita spesso di trovarci di fronte, su carta o in formato elettronico, un foglio che porta il titolo di “Rider Tecnico”. È comunemente allegato ad un documento corposo e dal vago sapore minaccioso, appunto denominato contratto o contract rider.

Questo genere di documentazione è in uso esclusivo alle produzioni itineranti di artisti internazionali ed è destinato al local promoter che ha il compito di organizzare gli show sul territorio nazionale che li ospita. Uso comune delle stesse informazioni per i festival a carattere musicale che ospitano nel loro cartellone più band.
Il contenuto scritto mostra, oltre alle condizioni contrattuali, la descrizione dettagliata della tecnica audio e luci progettata ed utilizzata per il tour, dalle misure del palcoscenico alle quote del pedanamento, se presente, nonché la posizione delle strutture necessarie ad alloggiare il lighting plot, ecc.
Come già anticipato, una sezione del documento, ben articolata, tratta le condizioni contrattuali, le firme da apporre per convalidarlo, le responsabilità sul luogo dell’evento, le penali per eventuali cancellazioni, force majeure, etc etc. Nell’ultimo periodo, fra l’altro, abbiamo potuto notare un grosso e vistoso aumento della sezione dedicata al catering, intesa come ristorazione per gli artisti, dal menù richiesto per il soundcheck a quello della cena, carnivori e vegetariani, bevande alcoliche e non, posizionamento dei camerini, tappeti, candele, incensi, bottiglie di vino da 500 euro e via andando...


Ricordo che sin dai primi approcci con questo documento, ho sempre letto tutte le sezioni contenute nel rider con attenzione, e molto spesso scrivevo per ricevere ulteriori delucidazioni sulle voci che non mi apparivano così chiare, sia per il differente idioma utilizzato sia per il significato tecnico espresso dalla richiesta.
Così facendo, oltre a comprenderne meglio la forma, contemporaneamente accedevo ad informazioni preziose sulle modalità dello svolgimento dei lavori e, soprattutto, su usi e costumi della produzione da ospitare, sia che essa si presentasse ai cancelli in forma completa o parziale (Full- o Half-Production).


Da quelle sue prime apparizioni, il rider si è diffuso pian piano anche nel nostro paese, dapprima in forma primitiva, tipo: acqua nel camerino dell’artista, palco 12 metri per 10 metri, impianto audio FoH con caratteristiche variabili, facchini numero xx, etc etc; poi in forma più dettagliata, con stage plot ed input list e relativi disegni in pianta, molto stilizzati. Magari su carta fax, disegnati con penna in perfetto stile amanuense tardo medioevale.
A questo punto: perché vi sto scrivendo tutto questo?


Il mio obiettivo, questa volta, è quello di capire, magari tutti insieme, alcune cose che nel nostro paese hanno preso una piega leggermente diversa. Soprattutto nel modo in cui il rider viene utilizzato dagli organizzatori ed applicato da chi è in giro a lavorare.
La domanda: che cosa succede quando alcune richieste del rider non vengono applicate o rispettate, ad esempio quelle concernenti l’audio?
Poniamo un esempio comune, noto a molti di noi: show ospitato in un club di dimensioni medie sul nostro territorio, diciamo 300/500 presenze.
Target: artista + band con crew party minima (1 backliner + 1 sound engineer), tre/quattro musicisti sul palco e di conseguenza, vista la venue, economie limitate al caso. Nella sezione dedicata alla richiesta per l’audio possiamo trovare:
FoH
-    Mixer analogico 24/32 canali Midas XL Series – Cadac – Soundcraft – Allen&Heath
-    Outboard analogico 08 canali di gates + 08 canali di dinamiche – reverbs & effects
-    Mixer digitale 24/32 canali DiGiCo – Yamaha – Digidesign - Soundcraft –
-    Equalizzatore 1/3 octave
-    Controller del sistema audio alla posizione regia
-    CD player professionale – CD recorder professionale
-    Microfono per il talkback
Monitor
-    Mixer analogico 24/32 canali Midas XL Series – Cadac – Soundcraft – Allen&Heath
-    Outboard analogico 08 canali di gates + 08 canali di dinamiche – reverbs & effects
-    Mixer Digitale 24/32 canali DiGiCo – Yamaha – Digidesign - Soundcraft
-    N° xx di equalizzatore 1/3 octave, uno per ogni mandata monitor
-    N° 02 wedge monitor per ogni musicista (totale 06/08 a seconda della formazione) biamped
-    N° 01 wedge monitor per ascolto al mix monitor
In alternativa, a volte mescolato abilmente insieme:
-    N° 04/05 sistemi di IEM wireless Shure/Sennheiser in mandata stereo (dieci mono send outputs)
Sistema audio:
-    Capace di produrre almeno 110 dB pesato A indistorti alla posizione regia FoH. Marca e modelli: L‑Acoustics – d&b audiotechnik – Martin Audio – Adamson – Meyer Sound; con almeno n° 08 subwoofer in totale low frequency extender posizionati in cardioide per tutta la lunghezza del palcoscenico

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E, fin qui, niente di particolarmente trascendentale. Comuni richieste per ottenere attenzione nel settore dedicato al suono, in modo che artista, band ed agenzia si sentano tutelati. Ordinaria amministrazione, si può affermare.
Non perdiamo di vista le dimensioni della venue (club 300/500 posti) magari posizionato in centro città e magari vicino ad altri edifici di civile abitazione.
La parte interessante di questo tipo di rider tecnico sarà che spesso a fianco della richiesta del modello o marca del mixer FoH noteremo la scritta: “No marca X” – “No marca Y” – “No marca Z”, oppure “No digital desk”. Stessa cosa a fianco la richiesta del modello o marca del mix monitor: “No marca X” – “No marca Y” – “No marca Z”, oppure “No digital desk”, e poi: “No wedge X” – “No wedge auto-costruiti” – “no casse di plastica utilizzate come monitor”. Ed infine, nella sezione FoH: “No marchio X”, “No marchio Y”, “No sistemi auto-costruiti”.
Per delicatezza non riportiamo i nomi dei marchi normalmente indesiderati, ma chi ha per le mani spesso un documento del genere potrà sostituire le X e Y grazie alla sua esperienza.
Ora la palla ritorna a noi.


Una prima lettura di quello scritto potrebbe essere: devo operare così per forza, in quanto non troverò quasi mai quello che ho richiesto, ma questo non sarà un mio problema perché devo garantire all’artista o all’agenzia che andrà tutto tecnicamente per il meglio, visto il materiale che ho richiesto. Aggiungendo che magari alcune cose non le ho quasi mai usate, ma visto che sono riportate in tutti i rider io faccio altrettanto.
Oppure: ho la chiavetta con tutti i settaggi del banco digitale e di conseguenza devo trovare lo stesso tipo di banco con il medesimo setup sulle uscite monitor oltre a wedge ed IEM, per avere sempre lo stesso risultato. Procedendo per la strada che vede il rider come mezzo di coercizione per ottenere il materiale richiesto, possiamo prevedere tutte le reazioni del caso, che facilmente sarà la seguente: il responsabile audio del locale che riceve la richiesta tramite rider e che, nel bene e nel male, lavora tre o quattro sere a settimana, risponde che quel tipo di materiale non è in sua dotazione, oppure che lo è parzialmente, e vi rimanda la scheda tecnica del materiale installato nella venue che ospiterà il concerto.
La subitanea reazione sarà che il materiale indicato nel rider è insindacabile, pena una cattiva performance dell’artista in questione.
A questo punto ci si parano davanti due strade, entrambe poco tecniche e molto politiche: ma non vi agitate... le vedremo alla prossima puntata.