Il Fondatore: Alfio Morelli

Come e perché nasce Sound&Lite?

di Giancarlo Messina

"I lettori mi scusino: dopo 16 anni di collaborazione intervistare Morelli è, per chi scrive, quasi surreale; e vi assicuro che ho dovuto insistere non poco per ottenere questa intervista... in esclusiva. Ma non voglio essere io a parlarvi di questo personaggio, classe ’53, con la passione per la musica e le moto: lo scoprirete da soli, leggendo le sue parole.
Facciamo l’intervista in macchina, mentre andiamo al nuovo, ennesimo concerto".

 

Alfio, niente nasce dal niente. Racconta ai lettori cosa facevi prima di diventare editore.

Finita la scuola media, visto che non avevo voglia di studiare e nemmeno di lavorare, mi iscrissi ad un istituto professionale per montatori e riparatori radio TV, e dopo diversi anni uscii avendo chiarissima la differenza fra un condensatore ed un cacciavite. Finito il militare dovevo cominciare a fare qualcosa, le mie passioni erano la musica e viaggiare e conoscere gente. Quindi la soluzione più semplice e fattibile all’istante era fare il rappresentante e, poiché ero un amante della musica e degli impianti Hi-Fi, iniziai col vendere autoradio: in un mese riuscì a venderne... una! Capii che forse sbagliavo qualcosa. Cercando un’alternativa, trovai un’azienda che mi diede una mano insegnandomi i primi rudimenti del marketing, così cominciai a vendere Hi-Fi, lavoro che feci per sei o sette anni. In questi anni venni in contatto anche con l’Outline, di cui ricordo con venerazione un equalizzatore passivo molto innovativo, il PA 1001, se non ricordo male un’apparecchiatura del genere veniva fatto solo in America dalla Altec, marcata 729A Acousta Voicette. Poi nel corso degli anni conobbi un gruppo di persone che aveva in mente di creare un service e fui coinvolto nel progetto.

Era il 1978: nasceva il mitico service “I Professionisti”.

Fra i soci c’era un certo Stefano Cantadori, molto preparato e molto creativo, di conseguenza anche un po’ disordinato! Volevamo essere all’avanguardia: nella dotazione tecnica del service facevano bello spicco due mixer Midas PR04, un 24 e 32 canali, per allora una cosa fuori di testa! Eravamo anche sponsorizzati dall’importatore BOSE, così il nostro PA era formato da 72 Bose 802 e 19 finali BOSE 1801. Armati di molta incoscienza partimmo in tour con artisti di Serie A, soprattutto della scuderia Ballandi, allora la più grossa, e facemmo diversi bei lavori; per citarne qualcuno: Bertè, Vanoni, Battiato, Ivano Fossati, tante date italiane di artisti stranieri, di cui una alla discoteca Jumbo di Parma con James Brown.

Dai Alfio, raccontiamo ai lettori qualche storia di quel service il cui nome era tutto un programma... racconta di Battiato a Sondrio...

Beh... diciamo che in mezzo a tanti successi c’è stata anche qualche situazione di... emergenza. Ad esempio una volta, in tour con Battiato, per varie vicissitudini arrivammo in teatro a Sondrio 7 ore in ritardo, mezz’ora prima dell’inizio dello spettacolo, e senza il fonico. La gente era già in teatro e noi dovevamo ancora montare tutto! In quella occasione anche l’etereo artista siciliano ci diede una mano a scaricare il bilico, carreggiando le casse per far prima! Non ho più visto un artista fare facchinaggio prima del suo concerto! Inoltre io, che non avevo idea nemmeno di come si accendesse il mixer, mi improvvisai fonico; per di più dovevo far partire il Revox con degli effetti che facevano parte di certi brani musicali, all’epoca non c’erano le sequenze, ma dello spettacolo e della scaletta non conoscevo niente! Collocammo il mixer attaccato al palco in modo che Giusto Pio, il violinista storico di Battiato, si sedesse vicino al bordo del palcoscenico, per darmi gli attacchi e gli stop, in base ai quali io facevo partire il nastro del Revox, più o meno a tempo. Potete immaginare! Alla fine portammo comunque a casa la serata... che però, se non ricordo male, fu l’ultima con Battiato! Non so se fosse l’ultima del tour o la nostra ultima!

Hai fatto anche un tour anche con la Berté?...

Sì, per l’occasione acquistammo un impianto Cerwin Vega, era un impianto di ben... 3000 watt! Con questa potenza di fuoco ci ritrovammo a fare una data estiva allo stadio di Grosseto! Era lo stesso giorno della Strage di Bologna: 2 agosto 1980. Per di più il fonico aveva avuto un incidente con l’auto, così al mixer ci eravamo messi io e Mario Lavezzi, produttore dell’artista. Ovviamente 3000 watt erano ridicoli per uno stadio, così dovevamo tirare il collo all’impianto. Fortunatamente quel sistema sulla parte alta aveva delle protezioni con dei relé che staccavano la connessione quando arrivavano dei picchi. Ma non mi persi d’animo: piazzai due ragazzi dietro le casse a ritirar su per tutta la sera le protezioni che si staccavano di continuo! Sì... erano altri tempi, succedeva di tutto, molte è meglio non raccontarle!

Così tornasti a fare il commerciale...

Sì, mi sembrava una saggia decisione. Prima insieme ad Outline, per la distribuzione del materiale professionale per service e discoteche, con il marchio “Formula Sound”; poi, dopo tre anni a Brescia, decisi di avvicinarmi a casa, a Gabicce Mare, e mi dedicai al mondo delle discoteche, con l'azienda Disco Service. Facemmo dei bei lavori, in locali prestigiosi: installammo gli impianti audio-luci della Baia Imperiale ma anche del Divine Follie, di cui curammo tutte le tecnologie, con tanto di pista girevole di 18 metri di diametro, unica in Europa. Con Disco Service montavo Clay Paky, ma in quegli anni mi occupai anche di “Coemar Rimini”, succursale della casa madre. Infine nel ’93 andai a lavorare in Texim per il mercato delle discoteche e dei service; e qui si arriva all’idea della rivista.

Come inizia la storia di Sound&Lite...

Tutto procedeva per il meglio, i prodotti erano buoni, l’azienda era ottima, i colleghi anche, con il Sig. Galeone mi trovavo molto bene.

Tra tanti buoni affari, successe che nel corso degli anni persi anche alcune vendite importanti di Electro Voice perché il Sig.Galeone, patron di Texim, non ritirava l’usato. In quel periodo nella mia zona, come penso in tutte le zone d’Italia, giravano dei giornali con degli annunci di materiale usato, macchine moto, stereo, case, di tutto. Quello fu lo spunto per creare un mercatino dell’usato per smaltire questo materiale che molte aziende avevano in magazzino. Feci un giro di telefonate e ne raccolsi parecchio, devo riconoscere e ringraziare i miei primi inserzionisti, che oltre trovare molto interessante ed innovativa la mia idea (all’epoca non esisteva internet) in parte aderirono anche per dare una mano ad un amico simpatico. Feci così impaginare e stampare gli annunci su quattro facciate di un foglio A3.

Era il marzo del ’95, così nacque Sound&Co. Comprai 16.000 indirizzi di aziende potenzialmente interessate, da SEAT Pagine Gialle, a cui spedire il foglio e, con mia moglie e mia madre, passammo diversi giorni ad imbustare, attaccare indirizzi e francobolli: una cosa delirante. La cosa pazzesca fu che in una settimana tutti gli inserzionisti avevano venduto tutto. Dietro l’entusiasmo dell’idea vincente e dietro la richiesta degli inserzionisti stessi, nacque il numero successivo con il doppio delle facciate.

 

Quindi l’idea della rivista vera e propria non c’era ancora...

No, l’idea venne quando, facendo i conti, ci rendemmo conto che la voce più importante era la spesa dei francobolli. Facendo un’indagine di mercato – si dice cosi no? – alle poste ci dissero che avremmo potuto risparmiare l’80% in francobolli se il foglio fosse stato una rivista specializzata: subito! Registrai la testata al tribunale; ma per legge ci voleva anche il 50% di redazione giornalistica. Così, insieme ad alcuni amici in grado di scrivere, fra cui Guido Noselli, iniziai a pubblicare alcuni articoli tecnici. Nasceva così una rivista vera, i cui contenuti erano tutti da inventare. L’idea piacque anche a Pepi Morgia, che avevo conosciuto anni prima in tour con la Vanoni e che casualmente avevo rincontrato a Recanati:   

Pepi volle essere coinvolto in questa avventura e mi introdusse in certi ambienti in cui non ero conosciuto; cambiammo anche il nome della rivista in Sound&Lite, proprio per mettere l’attenzione anche sulle luci. Eravamo già nel ‘97, anno in cui arrivasti tu a prendere in mano il discorso giornalistico, e forse anche a correggere qualche verbo o congiuntivo. Poco dopo, anche Michele Viola per la parte più propriamente tecnica. Insomma quell’idea era ormai diventata una realtà quasi vera!

La svolta è stata nel passaggio dal mercatino dell’usato ad una vera e propria rivista con la pubblicità delle aziende: perché Sound&Lite è riuscita a diventare il veicolo principe per la comunicazione nel nostro settore?

Inizialmente perché nel professionale c’eravamo solo noi, il che mi pare un ottimo motivo! Era anche il momento in cui nasceva il mercato audio e luci del professionale, c’era una grande evoluzione. Diciamo che era l’idea giusta al momento giusto.

Intuito o fortuna?

Mah... diciamo un po’ e un po’...

Nel ’97, un grande gruppo editoriale, l’allora Gruppo Jackson, fiutato il business, venne fuori con una testata identica nella stessa nicchia di mercato...

Sì, quando nacque la rivista Backstage certamente eravamo un po’ preoccupati, perché io mi ero improvvisato editore, mentre loro avevano alle spalle un grande gruppo. Devo però dire che non abbiamo mai sentito davvero il peso di questa concorrenza: Sound&Lite è sempre rimasta la più gettonata da inserzionisti e lettori, e l’unico motivo che io trovo per questo è la grande passione che abbiamo sempre messo nel fare questo giornale: dalle nostre pagine credo sia sempre emerso il nostro entusiasmo per questo lavoro, la voglia di far conoscere un mondo che prima era del tutto sommerso, mentre gli altri facevano una rivista più a tavolino che risultava forse un po’ freddina. Anche il fatto di essere personalmente conosciuto da molti inserzionisti credo abbia giocato la sua parte. Inoltre abbiamo sempre avuto la voglia di proporre cose nuove, proponendo spesso idee innovative, a volte riprese anche da altri: nel 2002 il Sound Power in fiera a Rimini, nel 2006 il primo seminario sulle reti audio, nel 2008 il premio Best Show.

Quali sono stati secondo te, in questi 100 numeri e quasi 20 anni, i momenti che hanno qualificato e confermato Sound&Lite come una testata giornalistica vera e autorevole?

La tempestività dell’informazione, con reportage anche dall’estero, e la freschezza del linguaggio credo siano stati vincenti in questo senso; il punto giornalistico più alto è forse stato il reportage da Campovolo 2005, insieme al primo articolo sui line-array, tecnologia di cui allora pochi capivano qualcosa. A questi si può aggiungere il San Remo del ’98, quando riuscimmo a curare, da un blindatissimo Ariston (c’era Madonna), un ottimo redazionale sulla distribuzione interamente digitale del suono, allora una grande novità tecnologica.

Come non ricordare i tuoi tanti collaboratori?

Ma certo, devo molto a tutti loro: siamo partiti dalla soffitta, con Giancarlo Tonti, giornalista, tecnico e grafico, per approdare poi in un’altra redazione sempre in casa ma con più spazio, per diversi anni, e finalmente trasferirci in una bella e grande redazione nel 2005. Ovviamente fondamentale l’incontro con te, che poi hai portato a lavorare con noi Michele Viola, fino all’arrivo di Douglas Cole che, da madrelingua inglese, ci ha dato una marcia in più in diverse occasioni. Ma ovviamente devo ringraziare i vari grafici nonché i tanti amici, sempre fra i migliori professionisti del settore, che hanno scritto per noi negli anni, aumentando la nostra autorevolezza.

Dal 1995 ad oggi l’editoria e la comunicazione hanno vissuto mutamenti epocali paragonabili all’invenzione della stampa: come hai vissuto questo cambiamento e come vedi il futuro e l’evoluzione di Sound&Lite?

Certamente Internet è una rivoluzione che noi abbiamo cavalcato subito, basti pensare che ShowBook è on-line dal 1998, così come il nostro sito. Però, sinceramente, io non credevo molto a questo mezzo: devo ammettere che sei stato tu a spingere molto ad investire sulla nostra presenza in rete, soprattutto con All Areas TV, oggi una realtà bellissima che mi ha fatto scoprire meglio internet ed il suo mondo. Così mi sono convinto a rilanciare con i siti “showbook.pro” (il “.it” me lo avevano rubato cercando di rivendermelo!) e “soundlite.it”, un grande progetto molto innovativo lanciato quest’anno che sta già riscuotendo ampi consensi. Il futuro lo vedo diviso fra la carta, che rimane il mezzo più autorevole e prestigioso, ben spalleggiato dal web con le sue incredibili doti di tempestività ed interazione.

Siamo in pieno boom social network: cosa ne pensi?

Guarda, non fanno parte della mia cultura, li accetto come una ineluttabile necessità. Il mio personale “social network” sono gli amici, il bar, le scarrozzate in moto e le arrostite in spiaggia. Tutto questo mi pare molto più social che starsene da soli dietro ad un computer!

L’editoria sta vivendo una grave crisi economica e S&L non ne è immune: per te è un periodo di passaggio o quella attuale è la nuova realtà?

Il calo di fatturato negli ultimi anni è stato pesante, e non credo si possa ritornare alla situazione precedente la crisi in tempi veloci; penso però che ci siano ampi margini di miglioramento. Personalmente penso che ci sarà sempre bisogno di comunicazione, come ci sarà sempre la richiesta di un’informazione vera e qualificata da parte dei lettori, non basta una redazione che riceve i comunicati stampa e con un semplice copia incolla distribuisca notizie. Per fare buona comunicazione serve una redazione che viva in prima persona la tecnologia, i concerti, le fiere e gli avvenimenti professionali; penso che questo faccia la vera differenza. Internet è un’evoluzione di cui non si può fare più a meno, vi si possono trovare tante informazioni, anche troppe: bisogna che ci sia qualcuno che vada a cercare e selezionare quelle giuste.

Faccio sempre questo paragone, visto che abito in un paese di mare: internet è un mare di informazioni, serve un pescatore che le vada a pescare e le sappia selezionare proponendole in modo ordinato. Attenzione: detto ciò, non do affatto per spacciata la carta, che secondo me avrà sempre un’autorevolezza ed un peso maggiori rispetto al web.

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I casi della vita sono strani. L’intervista ad Alfio finisce quando arriviamo a Bologna. In programma il concerto del Maestro Franco Battiato che ci concede una bella intervista nel suo camerino. Mentre io gli faccio le domande, Alfio se ne sta in disparte, appoggiato al muro. Sono passati 33 anni... ma non posso non chiederglielo: “Maestro, sa che il nostro direttore, in una occasione le ha fatto da fonico? Il maestro scrutando attentamente Morelli afferma: “Mi sembravi una faccia conosciuta, in tanti anni di carriera me ne sono passate davanti tante che è impossibile ricordale tutte. Cerca di farmi venire in mente la circostanza”. Morelli comincia “Cosa le viene in mente se le dico 1980, tour “L’Era del Cinghiale bianco”, service I Professionisti”?

Il lampo improvviso dell’illuminazione balena sul volto del Maestro,e la risposta immediata è quella di chi non può dimenticare: “SONDRIO! ERI TU!” dice additando Morelli!