Fabio Citterio

Fra i decani della fonia italiana c’è sicuramente Fabio Citterio. Da parecchio tempo aspettavamo l’occasione giusta per parlare con lui della sua carriera professionale, cosa che siamo riusciti a fare in occasione di una data dell’orchestra di Renzo Arbore ad Ancona ai primi di dicembre.

IMG 1516 BNdi Alfio Morelli

Fabio, come e quando è iniziata questa professione, ancora oggi un po’ anomala ma certamente molto strana e inusuale 40 anni fa?

Tutto è iniziato nel modo più classico: da ragazzo studiavo musica e suonavo in un gruppo folk la chitarra finger-picking; in questa band, oltre a suonare, mi occupavo dell’impianto e del mixer, visto che la cosa mi intrigava un po’ più degli altri. Girando e vivendo nel mondo della musica conoscevo diversa gente del giro, così una volta un amico mi disse che a Parma cercavano una persona che sapesse usare un mixer audio. Stiamo parlando del 1976 o 77... Mi recai a Parma dove l’azienda Davoli, grazie al figlio Willy, iniziava ad occuparsi di noleggio di apparecchiature per l’amplificazione sonora. D’altra parte nel nostro paese il service iniziò proprio con questa combinazione: il mondo dei musicisti era già in contatto con il mondo dei produttori e dei distributori di strumenti musicali, o perché compravano direttamente gli strumenti o perché erano i primi endorsement; così prima con una chitarra poi con un microfono, un basso e una batteria, si arrivò anche a prestare o ad affittare l’impianto audio e da lì iniziò questo lavoro di noleggio, sempre più grande e più organizzato, secondo la crescita del mercato e dei concerti; dapprima nelle balere, poi nelle discoteche, per arrivare nei teatri, nei palasport e oggi negli stadi. Tutto era, in quel periodo e per così dire, da inventare. Se non sbaglio la Wilder Rental – Willy Davoli che era persona sicuramente attenta – fu tra le prime strutture di noleggio che si organizzarono insieme anche a Semprini, Cabotron, Montarbo e LEM, che nel tempo rimase poi la più longeva ed organizzata. Fu un periodo pionieristico, lavoravamo nelle situazioni più improbabili, dormendo sotto il palco e nei camion o dove ci si poteva appoggiare per dieci minuti. Era comunque un periodo pervaso da un’energia incredibile, tutto diventava possibile, anche le cose più stravaganti.

Poteva essere pensato come un vero lavoro già allora?

Più no che sì! Infatti, passato il primo periodo, alcuni lasciarono per un lavoro più regolare e stabile, altri invece, me compreso, continuarono in quel mondo, iniziando ad interessarsi alle cose e sperimentando tecnologie sempre più nuove. In quel periodo, sempre a Parma, nacque un nuovo service creato in massima parte da Stefano Cantadori, mio compagno di viaggio in Wilder, con il quale, assieme ad altri amici, cominciai a collaborare. Arrivarono i primi strumenti di prestigio: un mixer modulare di pregio con primi equalizzatori parametrici su ogni canale, il primo Midas. Ricordo ancora che portammo il Midas con strip di canale PR02 e 04 (differenze di eq) nel giardino di Stefano, lo collegammo e grazie ad un nuovissimo analizzatore di spettro Klark Teknik cominciammo a fare delle prove per vedere come reagiva, visto che era l’oggetto misterioso che vedevamo usare dai tour stranieri che venivano in Italia. Con immenso stupore constatammo che... se si alzava il guadagno dei 100 Hz... beh... era proprio sui 100 Hz che succedeva qualcosa! Fu una rivelazione! In quegli stessi anni si cominciavano ad assemblare i primi impianti multivia, con bassi Gauss, mediobassi Martin, medi e trombe Electro-Voice e tweeter JBL; tutto gestito tramite Pioneer D23, crossover a quattro vie preso in prestito dal mercato Hi-Fi. Con quel materiale, oltre a fare dei lavori, passavamo delle nottate intere per trovare il taglio giusto e la pendenza ottimale. Furono anni fantastici, si lavorava tanto, si guadagnava poco, ma si assimilava tanta esperienza che ci ha accompagnato poi negli anni a seguire. Ricordo, ad esempio, i tour di Musicanova, Fossati, Milva e Battiato, per citarne alcuni. Poco più tardi trovai anche un lavoro presso il Teatro Ciak di Milano, come responsabile audio e fonico. Questa esperienza durò comunque poco. Proprio in quel periodo, purtroppo, mi capitò un brutto incidente d'auto che mi costrinse ad abbandonare l’attività per qualche mese. In teatro dovettero per forza di cose sostituirmi, e mi trovai momentaneamente senza una precisa collocazione lavorativa. 

Il proverbio dice che chiusa una porta si apre un portone...

In qualche modo così è stato: in quel periodo a Milano, ogni settembre, si svolgeva il SIM (Salone Internazionale della Musica) dove si esponevano prodotti Hi-Fi e strumenti musicali. Girovagando per la fiera incontrai un vecchio amico di tante battaglie, che mi suggerì di contattare la LEM Professional di San Giovanni in Marignano, vicino Rimini, perché stavano cercando dei fonici per dei tour. Così feci: mi presentai al colloquio e mi venne proposto il tour di Francesco De Gregori con il quale rimasi fino al ‘93. Altro periodo bellissimo della mia vita: rispetto a qualche anno prima le cose erano molto migliorate, così pure i materiali. In quel periodo conobbi dei personaggi incredibili, sia per la loro umanità sia per la professionalità, uno tra tutti Feliciano Tonini, una persona meravigliosa e molto preparata. Con la LEM Professional feci nuove esperienze molto importanti: fonico in diverse edizioni del Festival di Sanremo, lavorai ad un grande evento con Papa Wojtyla a Bologna, nel ‘97, con ospiti del calibro di Bob Dylan, Celentano, Dalla e tanti altri cantanti italiani. Un rapporto speciale nacque con Giorgio Gaber, artista molto colto e preparato, con tanta voglia di sperimentare e percorrere nuove vie. Passavamo tantissime ore a cercare nuove soluzioni e fu proprio in quel periodo che, grazie alla collaborazione col reparto ricerca e sviluppo di LEM Professional, apparvero i primi mixer per ascolti personali posizionati sul palco per ogni musicista. LEM Professional era infatti una società indipendente, con una gestione separata, ma comunque veniva sostenuta dalla casa madre LEM, infatti alcune esperienze fatte sul campo passavano poi in produzione e diventavano prodotti a marchio LEM.

Collabori con Arbore da tanti anni: com’è iniziato questo rapporto di lavoro?

I primi contatti avvennero durante la trasmissione DOC, alla quale partecipai comunque solo per le prime puntate, essendo io ancora impegnato con molte produzioni itineranti – De Gregori in particolare. Dopo poco tempo LEM Professional entrò a far parte come service della produzione di Renzo Arbore. Inutile dire che nacque subito un feeling professionale, soprattutto con Adriano Fabi, suo direttore artistico e produttore. Con Renzo Arbore e l’Orchestra Italiana ho avuto la possibilità di girare e rigirare il mondo: Canada, Usa, Cina, Giappone, Australia... solo per citare qualcuna delle nostre mete, sempre con spettacoli nelle venue più prestigiose e attrezzate di questi paesi. Qui ho anche avuto modo di lavorare con le apparecchiature più all’avanguardia ed entrare in contatto con il mondo professionale internazionale, conoscere i suoi tanti pregi e anche qualche difetto. Insomma il completamento delle mie esperienze professionali ed umane.

Con Arbore non sei impegnato tutti i mesi dell’anno: cosa fai nei mesi di off?

Sì, è vero, non siamo in tour tutto l’anno, ma oltre alle serate con il gruppo ci sono anche le sue ospitate in TV e altri spettacoli che io seguo come fonico e responsabile tecnico. Quando invece non sono impegnato con Renzo, ho contatti per consulenze, progettazioni e realizzazione con anche richieste di installazioni audio molto particolari: sorgenti multiple, sonorizzazioni elaborate anche per fiere, ecc. In alcuni casi, partecipo anche come relatore in piccoli seminari audio. Io resto comunque ed evidentemente aperto per eventuali contatti anche se, per ora, non mi verrebbe di immettermi in produzioni che mi vedano impegnato per tempi lunghi. Cerco di rendermi disponibile per attività che possano garantire il mio impegno primario che rimane quello con Arbore, almeno finché ci sarà questa bella energia!

Siamo (e dico siamo!) quasi in età di pensione... il sogno nel cassetto di Fabio?

A dire il vero non ho alcuna voglia di andare in pensione, perché nonostante gli anni passati, ogni sera, ad inizio spettacolo, sono carico di adrenalina, e ancora questo lavoro mi dà emozioni come la prima volta. Poi, 40 anni di attività mi sembrano ancora un po’ pochini per smettere. C’è comunque una cosa che mi piacerebbe tanto fare e che mi manca: la colonna sonora di un film: dialoghi, effetti speciali, sonorizzazioni di ogni rumore… porte che si chiudono, il vento… magari il tutto in 5+1! Sarebbe il cappello perfetto alla mia carriera. 

 

Vuoi restare sempre aggiornato sulle novità di settore? ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER