Angelo Tordini

L’intervista al fondatore di Grisby Music e Reference Cables.

Angelo Tordini

di Alfio Morelli

Angelo è un personaggio chiave nell’evoluzione del mercato dell’audio professionale in Italia. La sua esperienza, maturata in anni di attività, lo rende una figura di riferimento per il settore e un testimone privilegiato di quello che è successo in questi decenni. Siamo grati di averlo incontrato e della sua disponibilità a condividere con noi i suoi ricordi e le sue riflessioni, in quella che è la sua prima intervista pubblica.

“Come spesso succede, la mia carriera è iniziata perché ero un musicista piuttosto scarso. Capii presto che per me non era previsto un futuro molto brillante sul palco. Sto parlando della fine degli anni Sessanta, quando ormai avevo già messo su famiglia e stava arrivando un figlio: insomma, avevo il bisogno assoluto di portare a casa uno stipendio. Tra i tanti colloqui, quello che più si avvicinava alle mie caratteristiche era presso un’azienda che commercializzava strumenti musicali usati acquistati in America. I prodotti più interessanti erano gli organi Hammond, che bisognava ricondizionare, a partire dal cambio di alimentazione, dato che negli USA si usavano i 110 V. Arrivavano poi tante chitarre Gibson e Fender, e io giravo l’Italia sentendomi un po’ il rappresentante di questi marchi, finché un giorno non incrociai il vero rappresentante, che me ne disse quattro. Le cose andavano talmente bene che l’azienda di Porto Recanati, che distribuiva anche le tastiere Logan, mi incaricò di creare una vera e propria rete di vendita. Acquistai un furgone Fiat 238 con impianto a metano, e con quello presi a girare l’Italia. Un po’ per fortuna, o forse perché qualcuno notò le mie attività, accadde che l’ICE – Istituto per il Commercio Estero – ci incaricò di fare da promotori allo stand di prodotti italiani in una fiera americana a Chicago. Per organizzare il tutto dovetti partire quindici giorni prima, perché bisognava intercettare il container al porto, sdoganarlo, allestire lo stand e restare a disposizione durante la fiera. Durante il viaggio di andata, mi feci tradurre da uno steward una lettera di presentazione per un marchio americano che avevo già individuato. Con quella lettera mi recai a Meridian, capitale della contea di Lauderdale, stato del Mississippi, che è tuttora sede del marchio Peavey. Dopo un colloquio molto cordiale, ottenni la loro fiducia e cominciò il nostro rapporto.

Un ricordo del concerto di Venditti al Circo Massimo.

“Ora, una volta tornato in Italia, avevo questi prodotti da vendere, ma il mercato era saldamente in mano ai marchi italiani: Montarbo, Lem, FBT, Cabotron, eccetera. Dei marchi americani come JBL o E.V. neanche l’ombra. Allora, con tanta volontà e incoscienza mi recai alla Cà del Liscio, che ai tempi era il tempio del ballo liscio. Eravamo ormai a metà degli anni Settanta, quando la musica veniva suonata solo dal vivo grazie alle orchestre, sia nelle balere sia nei night club. Aspettai che l’Orchestra Casadei finisse il suo repertorio, poi avvicinai il signor Raoul e gli proposi il mio nuovo impianto americano. Dopo un lungo colloquio, lui mi diede appuntamento per la prossima serata, dove io avrei potuto montare l’impianto e lui lo avrebbe usato per tutta la serata. Alla fine lo avvicinai con un po’ d’ansia per chiedergli come fosse andata, e lui con molta determinazione mi disse che l’impianto doveva rimanere lì! Questa fu la prima pedina, forse la più importante: Casadei era un faro per tutte le altre orchestre, tanto che vendetti loro diversi impianti nel giro di poco. Poi venne il momento delle orchestre da ballo classiche, e così mi organizzai e feci la stessa cosa con Peppino di Capri: gli feci provare l’impianto in una serata e l’epilogo fu lo stesso, impianto venduto. A quel punto volevo sondare il mercato dei service, così entrai in contatto con il Banco del Mutuo Soccorso, dove conobbi anche un bravo ragazzo con attitudini tecniche, che la vostra rivista conosce bene, Daniele Tramontani. Anche in quell’occasione, fu amore a primo ascolto.

Concerto a San Siro di Vasco, fronte del palco.

“Così il mercato si cominciò a muovere e gli investimenti e le esigenze crescevano. Chiesi a Daniele se voleva salire sulla barca, e lui accettò. Furono gli anni in cui mi inventai il primo network. Sono stati anni bellissimi, pieni di soddisfazione e tanto lavoro, stavamo mettendo le basi per il mercato dei service. Poi, come in tutte le belle favole, anche il rapporto con il marchio americano finì: alla sede americana di Peavey, anche loro in rapida espansione, entrò un nuovo direttore marketing, che stravolse la politica commerciale, che non accettai. Fu in quegli anni che nacque Grisby Music, una realtà che trattava molti marchi: Akai, Focusrite, Lexicon e diversi altri. Visto che il mercato dava dei buoni segnali e i numeri stavano crescendo, mi misi alla ricerca di un nuovo marchio di alto livello. In una delle tante fiere presi contatti con due marchi, al tempo non rappresentati in Italia: uno tedesco, d&b audiotechnik, del quale ero innamoratissimo, e uno americano, Meyer Sound. Alla fine decisi per l’americano, feci subito un ordine di diversi diffusori MSL3 e UPA con relativi sub. Tornato in Italia, ricominciai a girare, dato che ormai ero abbastanza conosciuto per il trascorso di Peavey. Per un anno ricevetti tante pacche sulle spalle, accompagnate dalla frase ricorrente: È un prodotto bellissimo, ma non è adatto per il mercato italiano

“Tra i tanti amici c’era Beppe Cova, che ai tempi gestiva Antonello Venditti ed altri nomi importanti. Decidemmo di fare una serata di prova in una delle tante date di Venditti. Anche in quell’occasione fu un successo: da lì a qualche tempo, visto che la Roma vinse lo scudetto del 1983, Venditti aveva in programma un grande evento al Circo Massimo con un pubblico di oltre quattrocentomila persone, e diedero a me il compito di organizzare il tutto. Feci arrivare una settantina di MSL3 da mezza Europa, con sub e finali.

“Dopo quell’esperienza, visto che non c’erano service pronti per investimenti del genere, ci organizzammo da soli: mettemmo insieme una squadra di professionisti e cominciammo a fare dei grandi eventi, tra cui il memorabile concerto a San Siro di Vasco, Fronte del Palco, oppure il concerto di Miles Davis a Umbria Jazz '85. Durante le trattative Guido Elmi, produttore di Vasco, mi disse: Quando parte il concerto, voglio una botta che sposti la gente. Con questa richiesta precisa, mi misi subito in contatto con Meyer Sound e mi feci preparare un medio basso per l’occasione, e così nacque il DS2, il mitico altoparlante medio-basso di Meyer Sound. Dopo qualche anno e tanti successi, terminò la mia avventura con Grisby. Visto che sono una persona curiosa e a tratti incosciente, mi lanciai nel mondo dei cavi: in accordo con i miei soci, raccolsi tutto dalla mia scrivania, riempii il cartone e lasciai Grisby per creare Reference Cables".

È da sempre che Angelo Tordini mi vuole coinvolgere in un articolo sui suoi cavi. Io sono sempre stato “agnostico” ed aggiungo ignorante sulla materia. Ma è venuto il momento di farci spiegare cosa hanno di diverso i cavi di Angelo da quelli dei concorrenti.

"Sui cavi non c’è nessun trucco e nessun inganno, tutti dovrebbero sapere che il cavo si comporta come un filtro, visto che i segnali in gioco, almeno sul palco, sono molto bassi, qualsiasi minima variazione del suono viene sviluppata su tutta la catena audio, per poi essere sprigionata da un’impianto, nel caso di grandi concerti, da migliaia di watt… ma questa è un’altra storia.