Francesco De Gregori - De Gregori & Orchestra – Greatest Hits Live

Quest’estate, “Il Principe” ha girato la Penisola con al seguito una corte più grande del solito, proponendo una serie di concerti all’aperto in luoghi suggestivi, con due ore dei suoi più grandi successi interpretati insieme a oltre cinquanta musicisti.

Francesco De Gregori - De Gregori & Orchestra – Greatest Hits Live

di Douglas Cole e Alfio Morelli

In settembre ci siamo recati all’Arena di Verona per assistere all’ultima data outdoor di questa produzione, insolita per il cantautore romano, che vede la sua band parzialmente sostituita e integrata da un’orchestra di 40 elementi, oltre al noto ensemble sperimentale/crossover GnuQuartet. Infatti, le orchestrazioni delle canzoni di De Gregori provengono dal lavoro di Stefano Cabrera del GnuQuartet.

Prodotto da Friends&Partners, De Gregori & Orchestra – Greatest Hits Live ha visto il ritorno quasi integrale della squadra di produzione che segue l’artista da diversi anni, questa volta capitanata da Fenia Galtieri nel ruolo di direttore di produzione. Lorenzo Tommasini è tornato alla console di sala – nel proprio elemento preferito, cioè il mix di un’orchestra – e l’illuminazione è stata firmata ancora da Andrea Coppini, sostituito in tour dall’operatore Mimmo L’Abbate per godersi pienamente l’arrivo del primogenito. Ad occuparsi del complesso monitoraggio è stato invece Giuseppe Porcelli. 

La tournée ha girato durante l’estate con la formula della mezza-produzione: audio di sala e luci reperiti sul posto e regie e monitoraggio al seguito, forniti da Agorà. Nella data veronese, gli impianti audio, luci e video erano quelli allestiti in Arena da Agorà per le cinque date consecutive degli artisti F&P, con aggiunta di telecamere e regia di TeleMauri per l’I-Mag.

Fenia Galtieri, direttore di produzione (dx), con Giorgia Pipino, assistente alla produzione.

Fenia Galtieri - Direttore di produzione

“Per quanto riguarda il tour – ci dice Fenia – abbiamo fatto quattordici date in totale, concentrate tra giugno e luglio. Abbiamo debuttato con due date molto belle alle Terme di Caracalla. 

“C’è stato un gran lavoro dall’ufficio di F&P e da parte di tutti i promoter locali. Abbiamo girato con un singolo bilico portando al seguito le regie, il backline e le pedane per l’orchestra, l’unico elemento di scenografia. Il fornitore tecnico per il tour è Agorà, mentre per il backline ci siamo rivolti a Music In, per completare quello che serviva ai musicisti. Le pedane sono di Stage Rent di Giamaico Di Paolo, mentre Marco Ammorticella è il tecnico che ci ha accompagnato in tour per il montaggio delle pedane. Durante l’estate abbiamo chiesto sul posto luci e PA. 

“Abbiamo una squadra eccellente di tecnici che supporta la presenza di 52 musicisti sul palco. Ci sono 40 elementi della Gaga Symphony Orchestra; poi ci sono gli Gnu, che non conoscevo dal vivo e che trovo veramente meravigliosi: Stefano Cabrera, Roberto Izzo, Francesca Rapetti e Raffaele Rebaudengo. Della band di De Gregori ci sono il bassista e capobanda Guido Guglielminetti, Alessandro Valle, Paolo Giovenchi e Carlo Gaudiello. Ci sono anche due coriste, Francesca Lacolla e Vandera Pisardi; Simone ‘Federicuccio’ Talone alle percussioni, che spesso collabora con GnuQuartet, il direttore dell’orchestra, Simone Tonin, e ovviamente l’artista. Tonin è giovane ma molto in gamba, mentre i musicisti del GnuQuartet sono strepitosi… sono in quattro ma sembrano in cinquanta. Le orchestrazioni sono di Stefano Cabrera, violoncellista del GnuQuartet.

“Un particolare importante del tour – continua Fenia – è che FDG ha voluto che Francesco Tricarico aprisse il concerto per tutto il tour. Quindi è ospite anche qui all’Arena e all’ultima data a Milano. Tricarico è stato sempre molto carino e ha ottenuto un grande riscontro da parte del pubblico, e De Gregori è rimasto molto contento di questa cosa. 

“Ci sono stati tanti ospiti su palco durante la tournée. Stasera all’Arena compare come ospite Elisa che canterà un suo brano registrato insieme a De Gregori, Quelli che restano, e sempre con lui poi canterà i due bis”. 

Immagino che viaggiare con l’intera orchestra a seguito sia una sfida non indifferente…

Gaga Symphony Orchestra è composta da ragazzi giovanissimi, ma molto talentuosi e molto disciplinati… forse proprio perché molto giovani! Bisogna comunque dai primi momenti dare delle regole. La gestione sul palco è affidata a dei backliner altrettanto talentuosi e disciplinati: non posso enfatizzare abbastanza l’importanza della squadra di palco in questa produzione! Abbiamo Alessandro Morella che segue l’artista, Mirco Pirro e Francesco Minarotti che seguono l’orchestra, e Domenico Cuorangelo che segue tutta la sezione ritmica, il GnuQuartet e la band di De Gregori. C’è una grande collaborazione tra tutti quanti. Il fonico di palco è Giuseppe Porcelli, una persona splendida e un tecnico bravissimo. Giuseppe si è inserito immediatamente nella nostra famiglia, ottenendo grande fiducia da subito da parte dell’artista, della band e del direttore musicale Guido Guglielminetti. 

Lorenzo Tommasini è in regia FoH, mentre in tour Giuliano Belletti si è occupato del PA, facendo anche da assistente a Lorenzo. Il disegno luci è stato creato come sempre da Andrea Coppini, ma a seguire il tour come operatore è stato Mimmo L’Abbate.

La produzione è composta da me, per la prima volta direttore di produzione, Giovanni Chinnici, presente come supervisore della produzione, Giorgia Pipino e Giuseppe Sabatino come assistenti di produzione.

Ti hanno “promossa”, allora. Immagino che cambia poco perché sei sempre stata molto operativa come assistente di produzione…

Invece no… ho scoperto che dirigere la produzione è una cosa completamente diversa. Il lavoro di assistente di produzione è certamente un lavoro durissimo, perché si fanno tantissime cose pratiche, è un lavoro più fisico. Ma il direttore di produzione deve preparare tutte le date, facendo in modo che tutte le specifiche della preproduzione siano riscontrabili sul campo: che ci sia quanto richiesto, che l’impianto sia adeguato, che ci siano gli spazi per fare lavorare comodamente tutti, che gli scarichi siano quelli previsti, che il personale locale sia giusto in quantità e qualifica… Così il direttore fa la maggior parte del proprio lavoro in preproduzione, mentre nel giorno dello show, ovviamente, è presente sul posto, verifica tutto e prende decisioni in corso per affrontare qualsiasi problematica, ma, effettivamente, nella venue l’assistente fatica fisicamente di più. In ogni caso, lo stress sul direttore è più costante! Comunque su questo tour c’è sempre la supervisione di Giovanni, che è stata importantissima. Tra la sua esperienza, la conoscenza dell’artista e la reciproca fiducia tra loro fanno in modo che tutto quanto funzioni.

La tournée di quest’estate è stata invece la prima esperienza in tour per gli assistenti Giorgia e Giuseppe. Forza ai giovani, devo dire. Avere due persone giovani in tour è bello perché riescono a mostrare sempre quell’entusiasmo che forse a noi ogni tanto potrebbe rischiare di calare. Si è comunque creato un bell’ambiente e il primo a divertirsi credo sia stato l’artista. Anche qui all’Arena il tempo ci assiste!

Lorenzo Tommasini - Fonico FoH

“Il concetto di questa produzione – racconta Lorenzo – è nato da un concerto per la rassegna Risorge Marche nel 2017, a Visso. Stefano Cabrera ha arrangiato per orchestra alcuni brani di De Gregori. In quella configurazione, c’era il percussionista che suona ogni tanto con gli Gnu, poi Guido e Paolo della band di Francesco. Avevamo fatto questo concerto in cima ai monti, per un pubblico previsto di 5000 persone, diventato poi di oltre 30.000! Un lavoro un po’ difficile per me, perché l’impianto era dimensionato per l’affollamento previsto e non per il pubblico effettivamente presente. Il risultato è stato molto emozionante. Così ho fatto sentire le registrazioni a Guido suggerendo di fare una cosa simile. L’idea è piaciuta e abbiamo cominciato a proporla a Francesco. Si è concretizzata a giugno di quest’anno, quando abbiamo cominciato le prove per la tournée, aggiungendo il pianista, l’altro chitarrista e le due coriste della band.

“È abbastanza raro ormai fare un tour con un’orchestra stabile, ma questa era una precisa richiesta dell’artista. I musicisti sono tutti giovanissimi e molto abituati al trattamento dell’orchestra ’pop’. Infatti a livello di produzione musicale si è scelto di trattare l’orchestra come uno strumento pop: il balance non è di tipo classico, non cerchiamo cioè una riproduzione assolutamente fedele al suono ambientale dell’orchestra. Inoltre c’è l’inserimento del quartetto Gnu e la band, perciò a volte gli equilibri sono abbastanza delicati, ma volevo che ci fosse una bella dinamica, potente e di impatto. 

“Seguo io l’intero mixaggio, non c’è un premix per l’orchestra. Inizialmente ho lavorato con la stesura dell’orchestrazione al banco, adesso ormai vado a memoria”.

Come viene ripresa l’orchestra?

La scelta è stata dettata dalla volontà di ottenere una grande dinamica e un grande volume, perciò stiamo usando dei microfoni ravvicinati su ogni strumento, dei DPA 4099, che mi danno la possibilità di non avere molti rientri, né del resto dell’orchestra e della band né dell’impianto di sala. Ho dovuto lavorare un po’ di più per ricreare il suono dell’orchestra, ma la situazione non permetteva di usare i classici Schoeps. Inoltre ho scelto, in termini di spazializzazione, di mantenere l’immagine classica dell’orchestra, cioè bella aperta, serrando semmai la band e la parte Gnu al centro, così da avvolgere il suono della band e di Francesco con quello dell’orchestra.

A te arrivano i canali individuali di tutti gli strumenti?

Siamo al massimo numero di ingressi consentiti per avere un virtual soundcheck a 96 kHz.

La band stessa comprende un chitarrista che suona primariamente la chitarra; un altro con una pedal steel, acustica, mandolino, eccetera; poi ci sono Guido al basso e il pianista. Il percussionista suona una batteria un po’ ibrida con il cajòn come cassa e altri strumenti insoliti. L’ho messo in gabbia con il plexiglass perché dava un po’ di problemi con i rientri sugli altri microfoni. Anche ai chitarristi ho dettato “no amp”: Guido usa la sua DI molto bella, costruita da un amico, che dà la possibilità di quattro ingressi per avere diversi volumi per i bassi; il chitarrista che suona la pedal steel usa un Kemper, mentre Paolo, l’altro chitarrista, usa una sua testata con un loadbox. Le stesse considerazioni hanno dettato anche l’uso di monitoraggio solo in-ear per tutti – a parte Francesco – usando i mixer Roland. Francesco ha sempre dei wedge e dei side sul palco, ma Giuseppe Porcelli sta facendo un lavoro egregio nel tenere il suono sul palco sotto controllo.

De Gregori suona anche?

In questa situazione Francesco per lo più canta solamente. Suona la chitarra solo su un singolo brano. Per lui è un impegno – non ha la libertà che di solito ha nei suoi concerti, anche se ogni tanto la prende – e deve essere molto concentrato a cantare.

Come viene ripresa la voce? 

Uso un SE Electronics V7 per la voce di Francesco. Mi trovo benissimo con questo microfono: riesco a ottenere una presenza sulla voce che mi permette di tenerla più bassa di prima. 

Hai già spiegato l’obbiettivo di questo mix; raccontaci il metodo per raggiungerlo… 

È tutto in stem, anche perché sto usando le parallele su tutto per riuscire a dare un po’ più di presenza anche sui pianissimi. L’orchestra è separata in cori, archi, legni, ottoni – poi ci sono la band, gli Gnu e le percussioni. Ho un VCA per ogni elemento del mix che mi permette di seguire il tutto.
Ho mantenuto più o meno i soliti modi di trattare gli elementi della band. Sto praticamente usando solo due UAD per tutta l’effettistica, in più ho due catene – main e spare – composte di Distressor, il de-esser UAD e Inflator, oltre all’EQ di Warm Audio (quello simile al Neve 1073). Tutti i riverberi più importanti sono sempre nello UAD: 480L, EMT250 e poi un AMS RMX16. Oltre a questi, ho alcuni riverberi sugli elementi Gnu ma direttamente nel banco.
Tutte le elaborazioni dinamiche delle parallele sono quelli interni del ProX e, in più, ho un PCM91 di scorta che, alla fine, sto usando sulla voce di Tricarico. Ho anche un Distressor esterno sui bus.

In questa situazione esci con un semplice stereo? 

Sì, non amo molto separare le cose in generale, tanto meno con un’orchestra. Sull’uscita stereo ho una catena, anche questa nello UAD, nella quale si trovano un compressore e un EQ, mentre finisco con il MaxxBass. 

Stai elaborando molto sul master, quindi…

Essendo il setup per una tournée con tutte date in mezza-produzione e trovando impianti molto diversi tra loro, questo mi ha aiutato ad avere un’impostazione del mix che poteva rimanere abbastanza ferma, potendo compensare i diversi impianti per lo più sul master. Giuliano Belletti mi ha dato una grande mano in tour a tarare gli impianti sul posto e mi ha messo in grado di fare il mio lavoro egregiamente.
Qui all’Arena, ovviamente, siamo in piena produzione, ma con un impianto che è configurato per diversi concerti consecutivi; non ci sono quindi le preoccupazioni di un tour in mezza produzione.

State registrando, presumo.

Sì. Non so cosa ne verrà fuori, probabilmente un live. Abbiamo fatto quattro date con il sistema “grosso” – tutto ridondante ecc – mentre in tutte le date del tour ho registrato con il sistema normale. Esco in AES50, passo nel Klark•Teknik DN9650, che converte in MADI, e registro tutte le sere con un RME MADIFace XT e un portatile. Qui, invece, abbiamo anche il setup, quello che avete visto da Vasco, con gli ambientali sparsi e la testa Ambisonic, il microfono che abbiamo usato per la prima volta, appunto, per Vasco.

“Il tour è andato molto bene – conclude Lorenzo – ma abbiamo sofferto un po’ in un paio di date. Abbiamo iniziato alle terme di Caracalla, posto stupendo, ma in alcune delle venue seguenti  abbiamo dovuto faticare in termini di suono proprio per le condizioni fisiche dei luoghi. Taormina, per esempio, è stata molto difficile. Lì ho dovuto un po’ serrare il mix, perché avendo aperto molto l’impianto, come necessario in quel luogo, avevo paura di perdere un po’ nell’immagine sonora. Infatti il mio mix è di norma molto aperto sulla parte orchestrale… si sente la spazialità dell’orchestra, cosa concordata anche con Guido. Mi diverto moltissimo a lavorare con l’orchestra – è veramente bello e sempre più raro poterlo fare – soprattutto con un’orchestra al seguito”. 

Giuseppe Porcelli - Fonico di palco

“Questo è il mio primo lavoro con De Gregori – ci dice Giuseppe – e ho cominciato con una configurazione sul palco abbastanza particolare: almeno sono finalmente riuscito a togliermi le cuffiette, perché l’artista non le usa. Mi sono fatto dare gli stessi wedge che usa De Gregori e ho la sua copia nei monitor. 

“Sul Midas stiamo usando tre splitter da 24 canali pieni a tappo, tra radiomicrofoni, orchestra, band, ecc. Sono tre mondi che si devono unire tra loro: il GnuQuartet, l’orchestra e la band di De Gregori. 

“Ho creato degli stem per tutta l’orchestra. ProX permette una cosa che molte console non permettono: il patch degli out direttamente via software dagli ingressi, così non ho dovuto fare dei gruppi. Ho mandato fuori e ripatchato le sezioni in un canale, come i primi violini e secondi violini, così posso controllare direttamente 12 violini con un singolo fader; con alcune console avrei dovuto fisicamente, con i cavi, prendere le mandate e reinserirle nel mixer. Questo è molto importante considerando anche che, effettivamente, ci sono solo dodici fader contemporaneamente disponibili per i canali. Poi il suono di Midas è proprio indiscusso, fantastico. Il risultato è molto bello. 

“Usiamo due splitter separati, perciò tra il palco e la sala ognuno ha il proprio mondo, il proprio clock ecc. Siamo splittati analogicamente prima di entrare nei preamp e nei convertitori”. 

Vedo parecchi radio qui per essere un concerto con tutti seduti fermi…

L’orchestra ha tutto il monitoraggio via radio, molto più comodo che avere i cavi in giro per tutto il tour. Devo tribolare io a trovare le frequenze, ma conviene in ogni caso. L’orchestra è divisa in sette mix: I violini, II violini, viole, ‘celli, contrabbassi, legni e ottoni e questi vengono mandati ai trasmettitori appositi per sezione, ognuno ricevuto dai vari ricevitori su ogni musicista – dodici per i primi violini, otto per i secondi violini e così via. È molto comodo da un lato, almeno finché non si devono cambiare le batterie!
In termini di radiomicrofoni, invece, ci sono ingressi dall’artista, dalle coriste, per eventuali ospiti, bodypack per le chitarre; sono nove canali di radiomicrofoni, compreso quello per lo stage manager che usa un microfono ad archetto per poter parlare con tutti.
Gli IEM sono Sennheiser: ew300 G3 per l’orchestra, Serie 2000 per la band e servizi. Tutti i radiomicrofoni sono Shure Axient 4D.
Uso RF Explorer con Touchstone Pro. Non ho lo scanner AXT600 nel sistema Axient, perciò tutto il lavoro di scansione viene fatto con Touchstone e poi le frequenze vengono calcolate in Wireless WorkBench e impostate nei vari ricevitori a rack dal computer tramite rete. Comunque preferisco fare la scansione con le antenne omnidirezionali e non con le antenne direzionali dei radiomicrofoni. Durante il tour tutti usavano le Ultimate Ears, Agorà ne ha una quantità impressionante. Stasera e a Milano invece non sono tutti Ultimate, perché siamo stati fermi per un mese e non abbiamo ritrovato la stessa precisa dotazione, perciò abbiamo un misto di auricolari.

Qualcuno lavora con un mixerino proprio?

Per il GnuQuartet stiamo usando il sistema Roland con i mixerini M48 e il distributore S-MADI per la mandata. I musicisti possono autoregolarsi con il proprio strumento, più i mix delle altre sezioni. Abbiamo adattato la stessa soluzione anche per la band, le coriste, percussionista e pianista. Per il Direttore dell’orchestra stiamo usando un pre per cuffie. De Gregori ha i suoi wedge coassiali RCF TT 45-CXA e i side di Kara con i sub.

Hai 50 DPA aperti sul palco e dei side con Kara e sub?!

Sì, ma nei side e wedge ci vanno solo la band e la sua voce. Lui sentirà l’orchestra non così tanto in diretta ma più dal ritorno dell’impianto di sala. Sui monitor abbiamo tutto a fuoco, così che, se l’artista si sposta, magari perde un po’ l’orchestra ma gli rimangono percussioni, pianoforte, basso e band… tutto ciò, insomma, che gli consente di rimanere a tempo e intonato.
Poi, dai side e dai wedge non ci sono problemi di rientro nei microfoni dell’orchestra: i DPA sono proprio perfetti per questo lavoro. Ottima anche la scelta dell’SE Electronic V7 sulle voci, è una capsula stupenda. A volte De Gregori si abbassa davanti ai monitor o passa proprio davanti ai side ma non ci sono problemi di feedback.

Tutto il processing per il mix viene fatto all’interno della console? 

Sì, zero outboard… avevo già tre rack strapieni di roba. Metto solo un po’ di compressioni “Smart Loudness” sui gruppi per comprimere un po’ le dinamiche. Ho dei de-esser sulle voci e degli equalizzatori dinamici. 

De Gregori ha delle richieste specifiche per il suo mix? 

Vuole un mix abbastanza musicale, tarato per i monitor, e un pochino di riverbero sulla voce che poi aggiusto ovviamente secondo la venue.
Il Direttore d’orchestra ha un mix completo di tutto, con qualche sezione enfatizzata, oltre al pianoforte che usa come riferimento.
Ogni brano ha una snapshot, ma sto evitando altre automazioni, perché nonostante suono e routing siano ottimi, il Midas offre qualche difficoltà con le automazioni, meno agili rispetto ad altre console. È meglio seguire la sua logica e lavorare in modo un po’ più “analogico”. Quindi, una scena per canzone con aperture e chiusure dei microfoni e qualche EQ. Tutto quello che riguarda l’artista, invece, è sganciato da qualsiasi automazione.

Mimmo Lettini - PA Manager

“Questo impianto rimane appeso da oggi fino al 25 settembre per De Gregori, Nek, Il Volo, Raf&Tozzi e Pio & Amedeo. Raramente l’impianto si monta così avanti rispetto alla scena, di solito si sta più indietro, interni all’antenna o laterali, ma dato che ci sono due concerti con l’orchestra, si è cercato di allontanare al massimo le sorgenti sonore. 

“Ho dodici K1 sul main e tre K2 down; i sub appesi dietro sono sei KS28 cardioidi, e sotto ci sono altri sei KS28 sempre cardioidi; il side comprende dieci K2, tutte KARA per i front.

Cosa stai usando per la matrice?

I Lake per smistare i segnali; il trasporto è analogico con i connettori Link LK, gli amplificatori sono tutti LA12X, mentre tutto il tuning, delay, eq, l’elaborazione insomma la facciamo sugli LA12X. Non faccio niente dal Lake, anche per seguire la linea di L-Acoustics in cui mi ritrovo abbastanza. Soprattutto all’aperto, dove si fanno meno interventi rispetto al chiuso. Mettere in fase il tutto è la cosa più importante, mentre al chiuso è più importante l’EQ.

Perché tutto analogico?

Perché è stata fatta una scelta: ieri hanno fatto una prova generale, in una situazione nuova; qui siamo partiti da zero, ci vuole tempo, e qui non c’era una tipologia diversa per essere così veloci. L’analogico è ancora il più immediato, attacchi e via. La resa è comunque buona, dipende cosa si ascolta: può piacere come calore, in situazioni come questa. La logistica del materiale poi proviene da una scelta aziendale.

Con Nek domani rimarrà tutto dov’è adesso?

Sì, anche il disegno luci è studiato per andare bene per tutti. Io ho giusto un altro gruppo di sub da tre, che conto di puntare dietro ai due, che cade in mezzo ai due blocchi, in end-fire, per la musica pop ed elettronica. Questa configurazione a me piace, era simile anche al Circo Massimo per i Thegiornalisti: sto riscontrando che il KS28, stranamente, si amalgama meglio con il K1 che non con il K1SB. Il K1 poi suona, se lo sfrutti, e scende fino a 80-60 Hz, il KS28 lo aiuta bene laddove si incrociano.

Andrea Coppini, lighting designer (in primo piano), e Mimmo L’Abbate, operatore luci.

Andrea Coppini - Lighting designer

“Oggi si conclude il tour, in Arena. In questa situazione il lavoro sul lighting è stato a più mani, per esigenze tecniche questa struttura rimarrà anche per altri spettacoli, quindi c’è stata collaborazione tra i vari designer, tra cui Tomasino, De Cave, eccetera, per trovare un compromesso. Ognuno farà delle personalizzazioni, ma il disegno è abbastanza standard.

“L’unica differenza è che Francesco ha voluto togliere i teli per far vedere la gradinata dietro; di conseguenza, io devo illuminare le gradinate, cose che altri magari non faranno. Ho una batteria di fari che si occuperà solo di questo.

“Lo spettacolo di Francesco è di per sé molto semplice, poi qualche effettino lo portiamo avanti; rispetto alla tournée estiva che prevedeva solo wash e spot, qui abbiamo anche degli Sharpy usati come beam e delle Q7.

Su cosa ti concentri?

Colorare l’orchestra, intanto; e creare un’atmosfera tranquilla, con alcuni effetti e movimenti per accompagnare i crescendo della musica; poi qualche special su alcuni assoli. De Gregori inoltre è già illuminato con i seguipersona, per le riprese televisive.

Perché siete in due in regia?

Questa estate mi è nato un bimbo, e quindi non ho seguito il tour estivo: Mimmo L’Abbate mi ha sostituito, e avendo seguito la tournée stasera farà lui da operatore, io mi limiterò a supervisione e aggiustamenti. La notte passata abbiamo sistemato lo spettacolo, fino alle sei del mattino, e via.

I corpi principali?

Abbiamo Q7, poi una batteria di spot Evo, mentre nel resto del palco ci sono wash/beam VL10 appena presi da Agorà: a parte l’americana frontale, gli spot sono tutti VL10. Poi c’è un’aggiunta di Sharpy sulle americane, sulle scalette e a terra. I wash sono tutti gli SL BEAM 300FX, ovunque sulle americane a fare frontali, controluce, più queste americane di taglio e, nel mio caso, le gradinate.

Riccardo Vitanza - Responsabile comunicazione

“L’ufficio stampa, quando lavora per un artista, deve sempre sapere con chi ha a che fare: l’artista giovane è da guidare e consigliare; Francesco è navigato, non ha bisogno di spiegazioni, può essere aiutato nel compiere le migliori scelte possibili in funzione della sua immagine. Nostro compito è dare risonanza all’artista, e dunque alla sua immagine istituzionale, e poi ai suoi concerti, ai suoi dischi, a tutto quello che è il prodotto del suo lavoro.

“Per quanto riguarda questo tour, lo abbiamo comunicato l’anno scorso, in coda al lavoro sul progetto Anema e Core di De Gregori e Palladino, proprio per non far calare l’attenzione. La prima parte del tour è stata residente, un mese alla Garbatella da solo con la band, in un club: è un bisogno di molti artisti, dopo aver provato ormai di tutto. La seconda parte è stata invece con l’orchestra, con il quartetto, con la band. 

Cosa è cambiato, nella comunicazione, dai tempi in cui il tour era semplice supporto del disco?

È cambiato tutto. Quando ho iniziato, tutto era chiaro: fai il disco, e poi segue il tour. Oggi invece il disco è considerato un optional, un motivo per fare repertorio o per far parlare dell’artista, e il live è preponderante. Prima era il disco che anticipava e promuoveva il tour, sulla scia della promozione del disco; oggi invece il tour arriva e porta a spasso il disco, che spesso esce poco prima o contemporaneamente. Per i giovani, per chi non ha un repertorio, quel disco è importante: per un grande come De Gregori, un disco di inediti aggiunge poco di più a una carriera quarantennale, e a un repertorio pieno di hit.

Nell’epoca di Spotify e social network, che ruolo ha l’ufficio stampa?

Ancora centrale: la comunicazione di carta stampata, web, radio, TV, ha ancora un senso; favorisce il profilo e la crescita dell’immagine dell’artista, sia in chi deve affermarsi sia in chi è affermato. I social sono importanti, ma vanno integrati in un piano di comunicazione. Poi, nella civiltà dell’immagine, oggi molti vivono solo di quello, di social: c’è narcisismo, voglio “vedermi” e voglio condividere; un tempo era voglio “vedere”. Tutto è focalizzato sulla persona e sulla condivisione; il valore del singolo click è ancora difficile da giudicare, da quantificare: quel click vuol dire che l’utente ha visto davvero il video? Lo ha assimilato? Porterà a comprare un disco o un biglietto? I social sono come sfogliare un libro senza leggerlo, ma è difficile capire cosa rimane.

Il social network è dannoso?

Va usato con intelligenza: come di fronte a una fake news, serve occhio critico. Come facciamo a riconoscere un valore veritiero? Se uno ha trecentomila views, vuol dire che è un grande artista? Magari sono utenti che hanno visto solo due secondi di video, per poi andarsene. Comunque sono tempi da accettare, in cui la cultura musicale passa per certi canali e i giovani la cercano lì.

Che programmi hai per il futuro?

Stiamo assistendo a un passaggio generazionale, sia per quanto riguarda gli artisti sia per quello che sta intorno. Noi, come Parole e Dintorni, questo autunno avremo molto a che fare con il disco di Gianna Nannini e di Zucchero, poi Renato Zero, Niccolò Fabi, Emma e Modà. Poi per il 2020 grandi live di questi e tanti altri artisti. In fin dei conti, gli artisti vogliono ancora l’articolo di giornale e il passaggio in radio: vogliono far vedere di esserci, di valere, di avere la carta che testimonia il loro passaggio. Instagram lo fanno tutti, sul giornale ci passano solo i grandi.

Lo show

De Gregori, con orchestra, all’Arena di Verona e bel tempo… l’unica cosa che i fan del cantautore avrebbero potuto chiedere è qualche grado Celsius in più. Il concerto è fedele al suo titolo: ogni brano un classico e De Gregori è assolutamente in forma. Gli arrangiamenti orchestrali sono interessanti e si adattano uno per uno molto bene ai brani, evitando completamente “l’effetto Muzak”, rischio di ogni artista che si lanci in un progetto orchestrale. 

Siamo rimasti impressionati in modo molto positivo dal suono. Il bilanciamento dei vari ensemble in un unico prodotto è stato esemplare, non perdendo un singolo dettaglio in ogni elemento. In particolare la voce di De Gregori è venuta fuori con un’intelligibilità da studio di registrazione, senza coprire o scollarsi dall’accompagnamento – veramente uno dei migliori lavori sulla voce dal vivo che abbiamo mai sentito. Chapeau à vous, monsieur Tommasini.

In termini di scenografie, l’Arena con solo lo scheletro del tetto offre un ottimo telo sul quale dipingere e Coppini è riuscito a farne buon uso. 

Veramente una bellissima serata. 



Produzione

Friends And Partners Spa

Referente F&P

Giovanni Chinnici

Direttore di produzione

Fenia Galtieri

assistenti di produzione

Giorgia Pipino


Giuseppe Sabatino

Management Artista

Vincenzo Lombi CHIPS

Driver Artista

Maurizio Degni

Ufficio Stampa

Parole & Dintorni

Band FDG


Capobanda/bassi

Guido Guglielminetti

Chitarre

Paolo Giovenchi

Pedal steel guitar e mandolino

Alessandro Valle

Pianoforte e fisarmonica

Carlo Gaudiello

Percussioni

Simone Federicuccio Talone

Cori

Francesca La Colla


Vanda Rapisardi

GnuQuartet


Violoncello e arrangiamenti

Stefano Cabrera

Flauto traverso

Francesca Rapetti

Violino

Roberto Izzo

Viola

Raffaele Rebaudengo

Gaga Symphony Orchestra


Direttore

Simone Tonin

Referente orchestra

Sara Prandin

Guest open

Francesco Tricarico


Daniel Bestonzo


Giovanni De Luigi

Service audio e luci

Agorà

Fonico FoH

Lorenzo Tommasini

Fonico monitor

Giuseppe Porcelli

P.A. manager

Giuliano Bailetti

Lighting designer

Andrea Coppini

Operatore luci

Cosimo Domenico Labbate

Backliner Artista e Band FDG

Alessandro Morella

Backliner band FDG e GnuQuartet

Domenico Colangelo

Backliner orchestra

Mirko Piro


Francesco Migliarotti

Pedana

Stagerent

referente Stagerent

Giamaico di Paolo

tecnico pedana

Marco Lamorticella

Backline

Music In

Trasporti

Rock Road

Referente Rock Road

Antonio Celli

Autisti

Mimmo Grifa


Marcello Marcelli

Merchandising

Agitprop


Giampaolo Bernardini


Maria Letizia Paiato

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