Francesca Michielin

Nice To Meet You – Acoustic Live Solo

di Giancarlo Messinaa-IMG 7063

Francesca Michielin, classe ‘95, è una ragazza di Bassano del Grappa dal viso acqua e sapone e dalla splendida voce. Balzata agli onori della cronaca nel 2011, con la vittoria ad X‑Factor, si è classificata seconda al Festival di Sanremo del 2016.

Nonostante ciò, è oggi al suo primo vero tour: nei club, dove un artista una volta si faceva le ossa per anni prima di andare in TV. Ma adesso i tempi sono cambiati ed il percorso è praticamente inverso: prima si diventa famosi, poi si va a fare la gavetta. Di ciò Francesca è ben consapevole, e lei stessa ci ha sottolineato il valore di questa esperienza che affronta con entusiasmo; ma anche con estremo coraggio e, forse, anche con un pizzico di incoscienza, perché il modo scelto per calcare il difficile palco dei club è alquanto atipico: niente band, niente basi. Solo lei a suonare piano, chitarra, basso e glockenspiel, creando i propri arrangiamenti con delle loop-station.

Davvero apprezzabile, quindi, il modo di presentarsi al pubblico vero, cioè in carne ed ossa e non solo catodico, se non altro dimostrando di non essere un mero prodotto dello show business ma una vera musicista, polistrumentista, compositrice, autrice e ottima cantante.

Eravamo quindi davvero curiosi di assistere a questo concerto, cosa che abbiamo fatto al Vidia di Cesena a fine marzo.

La produzione, se così si può definire, visto che in tour ci sono tre persone artista compresa, è di Live Nation, ed è di quelle che a noi piacciono tanto, cioè mirate alla musica e all’essenziale, con quel furgone ruspante che ricorda epiche gesta; in grado di contenere il cachet e di portare il concerto in venue ormai improponibili per gli artisti affermati e i loro bilici.

Vi lasciamo scoprire il set-up tecnico dalle interviste agli addetti ai lavori, non prima di avervi dato qualche nostra sensazione sul concerto.

Abbiamo apprezzato molto l’idea del concerto “acoustic live solo”, ma soprattutto la capacità di Francesca di coinvolgere il pubblico del club nelle sue atmosfere spesso sospese, e vi assicuro che sentire un silenzio quasi assoluto provenire da centinaia di persone con una birra in mano, fra le note di una ballad, non è cosa comune. Insomma una bella personalità, anche pronta a far fronte a qualche imprevisto tecnico che ha spezzato un po’ la magia di qualche brano. E poi la voce, che a noi è piaciuta davvero molto, ben gestita dal fonico, unico tecnico in tour.

Anche l’uso delle loop-station è stato diverso da quanto ci aspettavamo, abituati a sentirle usare in maniera stratosfericamente virtuosa (avete mai visto un dimostratore a una fiera? Fanno delle cose pazzesche: fate un giro su YouTube se non ci credete!); Francesca ne ha invece fatto un uso piuttosto moderato, giusto con qualche riff o seconda voce, magari processata e, a dire il vero, forse qualche loop ritmico in più avrebbe fatto scorrere meglio alcuni brani. Un concerto molto gradevole, comunque, un bel modo di presentarsi, Nice to Meet You per l’appunto, al pubblico.

E si sentiva anche bene: merito certo del buon lavoro del giovane fonico Valerio Motta, messo a gestire una situazione non del tutto semplice con davvero l’essenziale, e forse anche meno, e dell’impianto Axiom residente installato al Vidia dal service Team E20 di Niki Casalboni.

Magari con un po’ più di esperienza, o un backliner, si sarebbe potuto evitare qualche balbettio tecnico, ma tutto sommato se gavetta deve essere che gavetta sia!

Francesca Michielin

Perché un concerto  “acoustic live solo”?

Questo è il mio primo tour, si intitola “Piacere di conoscerci”, così mi piaceva l’idea di far capire al pubblico che mi ha visto solo in TV il tipo di artista che io sono, senza sovrastrutture, da sola con i miei strumenti.

Come hai arrangiato i pezzi con i loop? Ti sei sobbarcata un bell’impegno!

È un concerto stressante, perché mi richiede una concentrazione altissima nella gestione di tutto lo show; il mio nuovo disco è tutto in stile elettro-pop, quindi gestire tutto in acustico non era semplice. Però era quello che volevo e che mi diverte; studio anche composizione ed arrangiamento al conservatorio, quindi mi diverte decomporre un pezzo e ricomporlo, mi dà molta soddisfazione.

Qual è stata la risposta del pubblico a questa proposta?

Stranamente molto buona! Dico stranamente perché ascoltare a un concerto un brano eseguito “timpano e voce” non è proprio main-stream, quindi poteva anche non piacere. Invece, in queste date ho sempre avuto un pubblico attento e caloroso. Nei club poi è tutto difficile, perché molte persone non fanno parte proprio del mio pubblico, ma sono lì per conoscermi e studiarmi, oppure semplicemente perché frequentatori del locale: questo è stato il mio modo di presentarmi, e devo dire davvero con una bella risposta, molto positiva.

Quanto stai imparando da questa esperienza con un pubblico vero a contatto così ravvicinato? 

Io credo nella gavetta. Dopo X‑Factor ho aspettato quattro anni per andare a Sanremo e per fare un tour; per me questa è una palestra, un modo per mettermi in gioco. Ho fatto sei date di questo tour prima di Sanremo, e molti mi davano della matta perché non ero apparentemente concentrata su quell’importantissimo evento, ma sento che è un’esperienza decisiva per la mia formazione: si impara a regalarsi al pubblico, ad avere rispetto per chi viene a sentirti, ad andare oltre il problema tecnico. Dei club mi piace il contatto così vicino al pubblico, spesso molto esigente quando viene ad ascoltare musica in questi posti.

Come hai scelto la scaletta?

Ovviamente ci sono i miei pezzi, insieme a delle cover totalmente riarrangiate e suonate da me; tutti i miei brani, anche quelli più noti, sono comunque reinterpretati, con dei nuovi riff ed arrangiamenti, usando tutti gli strumenti: il glockenspiel, la loop-station e l’harmonizer. Non mi piace l’idea di rifare il disco dal vivo, anche da spettatrice mi è sempre piaciuto ascoltare delle interpretazioni diverse. Ad ottobre ripartirò in tour ma con la band e sarà un po’ diverso.

X‑Factor e Sanremo: cosa ti hanno dato?

Nel primo sei a contatto per molto tempo con grandi professionisti, nel mio caso Elio e Morgan, che stimo tantissimo, e da loro ho imparato tanto. Inoltre ho imparato a gestire l’ansia di dover cantare senza suonare, per me una cosa strana. Sanremo è invece un grande frullatore di cose spesso diverse dalla musica, hai tre serate o quattro per dare tutto: anche l’approccio con l’orchestra è stato molto affascinante. Ho imparato soprattutto che Sanremo si fa sul palco dell’Ariston e non prima, un’esperienza che ti insegna a non subire i palcoscenici ma ad incanalare l’ansia e trasformarla in energia positiva.

Ci rappresenterai in Europa a Stoccolma!

Sì, mi sono successe un sacco di cose belle ultimamente. Canterò in italiano e in inglese, perché voglio che tutti capiscano il messaggio del brano; andremo con una scenografia che stiamo studiando, semplice ma efficace. Ma non vi anticipo niente!

Alberto BarbarelliLive Nation Italia

“Io lavoro per Live Nation da oltre quattro anni – spiega Alberto – e di solito mi occupo, come site coordinator o stage manager, di produzioni ovviamente più complesse. Questo è un tour particolare, perché Francesca è sola sul palco e tiene tutto lo spettacolo. Noi come produzione chiediamo un service locale per luci ed audio con i relativi banchi, se la venue ne è sprovvista, un assistente per il fonico ed un datore luci.

“In tour – continua Alberto – siamo in tre: io, Francesca e il fonico, e spesso anche la manager dell’artista, Marta Donà. Il calendario è di 12 date, ci mancano le ultime due che saranno a Milano e Bologna, tutte e due sold-out.

“Abbiamo fatto delle prove musicali a Roma per le prime sei date prima di Sanremo, durante le quali abbiamo anche registrato un LP; per la ripartenza abbiamo fatto altre prove musicali con la nuova scaletta al Massive Arts di Milano.

“La situazione dei locali in cui siamo stati è solitamente piuttosto buona, ho trovato anche un’ottima collaborazione con i promoter che si occupano anche di tutta la logistica per ristoranti e hotel.

“In questa situazione – aggiunge Alberto – ho un ruolo completamente diverso rispetto al solito, incentrato non solo sul discorso tecnico ma anche e soprattutto su quello umano, nella gestione dei possibili problemi sia con i promoter sia con l’artista, bisogna insomma fare anche il tour management. Sono arrivato a questo lavoro studiando comunicazione ed un master in gestione di eventi, anche perché l’aspetto tecnico non lo insegna nessuno, bisogna essere svelti a rubare e capire da quello che vedi intorno a te.

“La cosa bella di questo tour, per me, è che mi trovo a svolgere tutte quelle mansioni, sebbene in misura ridotta, che di solito nelle grandi produzioni vengono svolte da altri professionisti specializzati, quindi ho una visione globale di tutti i vari aspetti, compreso l’accounting ed i rapporti col promoter. 

“Tecnicamente – spiega Alberto – noi chiediamo luci adeguate ad illuminare il palco, soprattutto nelle tre postazioni fisse, con un’illuminazione costante, perché Francesca ha molto da fare con le sue loop-station e non può restare al buio: ad esempio non usiamo mai strobo improvvisate che possono darle fastidio. Poi chiediamo un PA ben tarato sulla venue. Ovviamente quando si chiede un servizio locale bisogna capire chi ti trovi di fronte e cosa puoi ottenere dal suo lavoro.

“Arriviamo di solito verso le 13:00, dopo aver pranzato, ed iniziamo a montare; line-check e poi sound-check con l’artista, provando anche i suoi ascolti.

“Anche sul furgone  – conclude Alberto – abbiamo il nostro mini-schema di carico, per mettere gli strumenti e la ‘scenografia’, cioè due dodecaedri, che sono in cartone e che se dovessero schiacciarsi sarebbe un bel problema farli tornare a posto!”.

Valerio Motta – Fonico

“Il palco – spiega Valerio – è davvero particolare: abbiamo quattro loop machine, due delle quali fanno anche degli effetti come harmonizer, riverberi, delay... si tratta delle TC Helicon VoiceLive 2: una è al pianoforte, l’altra al microfono frontale da cui Francesca suona gli strumenti a corde e il timpano.

“Dopo tante prove abbiamo constatato che, per sfruttare al massimo le loro potenzialità, bisognava anche fargli preamplificare il segnale del microfono, così io prendo a valle un segnale stereo in uscita da ogni Helicon.

“I microfoni della voce sono dei dinamici, più adatti alle venue e anche perché far preamplificare un condensatore agli Helicon non mi sembrava opportuno; così ho scelto dei Sennheiser e935. Per gli strumenti a corde ci sono altre due loop machine, Boss RC‑30, usate per il pianoforte e per le chitarre. Il pianoforte entra stereo ed esce stereo: in realtà io prendo anche il segnale pulito con una DI inserita a monte del pedale, quindi se ci dovessero essere problemi alla loop-station ho comunque il segnale pulito.

“Uso poi degli Avalon U5 per le chitarre, solo come DI, da cui prendo solo l’uscita microfonica. Il basso, invece, entra dentro la DI e va nella testata dell’amplificatore: io prendo tutti e due i segnali, pulito e post-testata.

“Uno strumento particolare – ci dice Valerio – è il glockenspiel che Francesca suona su dei loop di pianoforte: qui lo riprendo con un Røde fornito dal service; normalmente richiedo un condensatore a diaframma largo, ma poi uso quello che trovo. Il microfono del timpano, invece, è mio: un Sennheiser e604.

“La console purtroppo non me la porto dietro, ma è stato scelto di lavorare con le console sul posto ed io mi sono ovviamente adattato a questa scelta. Lavoro quindi con quello che trovo nei club, rifacendo di volta in volta il set-up tutto da capo. Questa è la dodicesima data e sono sempre riuscito a portare lo spettacolo a casa; alla fine uso 15 canali più alcuni canali sdoppiati per gli ascolti dell’artista, perché faccio anche il palco dallo stesso mixer. Francesca usa un sistema IEM Shure PSM900, con un PSM300 come spare, e fin adesso non abbiamo mai avuto problemi di frequenze. I monitor che vedi sul palco sono solo scenografici .

“Ho trovato console di tutti i tipi, analogiche e digitali, dalla Midas Heritage, stupenda, alle solite digitali più comunemente usate. Qui c’è una Yamaha M7CL. Devo dire che dopo un po’ di esperienza ho imparato ad usarle tutte, anche la SD8 DiGiCo che avevo già provato. Però la mia preferita, almeno fin adesso, è stata la Heritage: ha davvero un suono di un altro livello.

“Anche come PA – racconta Valerio – ho trovato di tutto: dal d&b agli autocostruiti, ma anche l’Axiom che c’è qui mi piace abbastanza; credo comunque che il PA che si trova installato, se ben tarato sulla venue da una persona competente, sia sempre meglio di uno che ti porti dietro e devi installare in un paio d’ore.

“Quando arrivo sul posto, faccio una veloce verifica e se trovo qualcosa di strano mi limito a fare qualche correzione all’equalizzazione, ma in genere ho trovato situazioni più che dignitose.

“Anche la collaborazione con i service locali – continua Valerio – è andata quasi sempre bene: si trova gente più o meno preparata, ma il concerto si riesce sempre a fare tranquillamente.

“Porto con me solo uno Yamaha SPX2000 – conclude Valerio – sul quale ho impostato, durante le prove, i preset di riverbero per la voce di Francesca, e non mi serve altro”.

Niki Casalboni, Team E20 – Service del locale

“Al Vidia ho installato da tempo un Axiom di Proel – spiega Niki –  sistema che si adatta a tutte le produzioni che passano dal locale. Tutto è dimensionato alla location, quindi ho tre sistemi per parte sospesi, con front-fill e quattro sub, con finali Powersoft K10; tutto allineato tramite il sistema proprietario.

In regia residente abbiamo installato una console Yamaha M7CL ed una PM5D con trasporto digitale del segnale AD8HR

“Le luci residenti, di proprietà del locale – XR7 DTS, Robe Robin 300E Beam, Helios DTS e vari PAR – a volte richiedono delle integrazioni che di solito facciamo con nostri prodotti Robe, come i 600 LEDWash a terra e degli Spot 700.

“Ovviamente – continua Niki – quando finisce il concerto e comincia la discoteca il nostro impianto si spegne e comincia un TurboSound collegato alla console DJ.

“Avere un locale che assicura un lavoro continuativo di questi tempi è molto importante, specie per realtà medio-piccole come la nostra. Di sistemi Axiom ne abbiamo tanti, così possiamo anche d’estate lasciare questo PA montato nel locale insieme alle strutture, anche queste nostre.

“Stasera – conclude Niki – farò le luci, con una console nostra; di solito, secondo richiesta o disponibilità, forniamo mixer Chamsys o MA Lighting”. 

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