Cosa si è preso e cosa si è perso - quarta parte

Normative e musica dal vivo...

di Carlo Carbone

Come ogni fine stagione estiva, oltre al sospiro di sollievo nel vedere che non si sono lasciati morti e feriti sul campo (mi riferisco ad arresti per schiamazzi notturni), nascono spontanei, nel clima autunnale, i bilanci di cosa è successo e di come si potrebbe migliorare il futuro.

Quest’anno, effettivamente, credo sia confermata una sensazione di disagio nel lavoro che negli ultimi anni si avvertiva nascente. Conosco la sensazione, poiché come architetto ho avvertito a volte pena per alcuni colleghi e rabbia per le occasioni perdute.

Credo sia accettato da tutti, amministratori compresi, che la musica non è rumore, anzi un bene culturale e sociale da valorizzare. Il Comune di Venezia, ad esempio, ha compreso questo, e tenuto un atteggiamento corretto e collaborativo affinché fosse possibile tenere la manifestazione Heineken Jammin’ Festival.

Il Comune di Milano, principe indiscusso delle contraddizioni, indice della nazione, è riuscito, in un raggio di 300 metri tra i diversi uffici, a dare e togliere di tutto e di più. Ne è emerso, nella confusione, un esatto quadro delle opportunità e degli errori. Si è preso da questa stagione estiva un nuovo rapporto corretto e concreto con ARPA, ed è una bella novità.

Negli altri comuni di questo stivale italico, ad eccezione di alcune realtà occasionali, la stagione è andata bene, a leggere i bollettini pervenuti.

Ma allora perché questa sensazione di disagio?

Investigando su tutti i fronti, compreso quello personale dell’età (mi è costato tempo e denaro fare tutti i controlli medici) una probabile indicazione me l’hanno fornita i miei colleghi del ferro.

Sintesi: è peggiorato il clima nella produzione degli spettacoli, non tanto per i soldi, che comunque talvolta appaiono come un salasso subito, e non come conseguenza del lavoro, ma per i modi e la considerazione data al tuo apporto.

La figura del professionista, sia esso architetto o ingegnere, un po’ impallidita viene così restituita dallo specchio dei rapporti e diviene, nel migliore dei casi, quella di un firma-carte. Anni a studiare e pensare per niente, bastava fare una ‘X’.

Dal mio bunker vedo passare le truppe e talvolta ho il conforto di qualche generale che viene a farmi visita e così il morale rimane alto. Ciononostante alcune scene mi appaiono troppo mutilanti per permettermi di dormire.

La fortuna di questi anni è un audio fantastico con personale sempre più preparato e capace. È veramente bello vedere settare un impianto e sentirlo suonare bene. Quando mi invitano a parlare e descrivere il mondo dello spettacolo dal vivo, non posso che provare orgoglio, pensando a cosa è stato fatto in termini di sicurezza, qualità e professionalità negli ultimi 15 anni. Poi penso che molto di questo non sempre è condiviso o sentito nello stesso modo da chi organizza.

Parliamo di volumi e di San Siro. I volumi sono passati da un Leq di 97 dB(A) del concerto dei RHCP del 2003, ai 102 dB(A) di Antonacci nel 2007. Altri concerti tenuti a livelli anche superiori a 100 dB(A) (sempre il Leq, livello continuo equivalente, pesato A) hanno registrato critiche dal pubblico, specie del terzo anello ma anche del secondo. Perché? Abbiamo tecnici bravissimi, gli impianti sono fantastici: perché succede questo? Non per il volume, non per il Comune.

Il ferraiolo aveva ragione: poca considerazione data a pareri fuori dal coro. Questo lo so perché a me è successo, e non è bello avere ragione dalla prospettiva stretta della finestra di un bunker.

Abbiamo davanti una futura stagione punitiva e difficile. Tutti gli organizzatori lo sanno, hanno antenne lunghissime, beati loro! A noi la realtà colpisce all’improvviso. Al Ministero della Sanità ci sono persone riunite in gruppi di lavoro che vogliono fissare un limite alla musica, non posso che augurargli un buon lavoro.

A quel tavolo di riunione non siamo invitati.

So, per scienza e coscienza, che tra 98 dB(A) e 101 dB(A) di Leq la differenza un orecchio la percepisce, seppur molto meno che tra 95 e 98, ma so anche che tra 100 e 103 l’unica differenza è quella percepibile dopo il concerto, non durante il concerto.

Oltre i 100 dB(A) di Leq il guadagno non è della musica ma dell’ENEL. Vorrei su questo punto la massima condivisione, perciò aspetto contributi da ‘posta del cuore’. Se ci sono dubbi è bene parlarne.

Abbiamo ottenuto rapporti corretti con alcune amministrazioni, abbiamo ottenuto di non avere limiti all’emissione ma solo verso l’esterno. Abbiamo professionisti di settore bravi, capaci e che si vogliono bene. La musica dal vivo è l’unico settore del pubblico spettacolo che regge se non addirittura incrementa il fatturato. Solo il cielo può essere il limite.

Ma al tavolo dove si fissano le regole per il rilascio delle deroghe, dove si valuta la musica dal vivo, dove si ipotizzano nuovi impianti per il pubblico, siano essi statali o comunali, non siamo invitati.

Si deve fare uno sforzo comune per rafforzare il ruolo dell’associazione di categoria, ASSOMUSICA, dotandola di una funzione promotrice di qualità, eccellenza per il pubblico, sicurezza e benessere dello spettatore, rapporti corretti di collaborazione, rapporti corretti con le amministrazioni dello Stato coerentemente all’impegno di tutti gli associati.

Non ci sono corse individuali per questo obbiettivo, ci sono asticelle da superare con un balzo o restare sotto.

È necessario banalizzare i problemi delle procedure burocratiche, ed esaltare la proposizione di soluzioni e le conoscenze di cui tecnici e produttori sono ricchi. Ovunque e in ogni occasione.

D’autunno si prepara, di regola, il terreno, si semina, si parla, non si fanno promesse perché non servono. È ora il tempo per discutere, non a marzo né ad aprile.

Su queste basi si affronta il periodo difficile. Conoscendo il proprio lavoro, i suoi rischi, investendo in qualità e valorizzando i contributi di coloro che nel pensiero e nel progetto assistono e performano il sistema spettacolo.