C’era una volta il DMX

Anziano pure lui, il DMX è costretto oggi a farsi “trasportare”.

di Aldo Visentin

Pugni e DMX

È oserei dire stomachevole la quantità di corsi e incontri che ho sostenuto parlando del DMX (questo sconosciuto). Molti amici, colleghi e compagni, continuano a odiarmi per aver inflitto loro vistose complicanze nella loro testa, riguardo questo oggetto invisibile che permette di gestire le luci. Molti di noi preferiscono convivere con questo amico senza farsi troppe domande, lasciando il “fantasma” libero di correre dentro il cavo di turno senza troppo disturbarlo. A volte però è il fantasma ad essere disturbato, e quindi si palesa in tutta la sua ferocia, attraverso le sue tipiche schizofrenie da film dell’orrore sui malcapitati proiettori.

Al fine di conservare la mia integrità fisica (diciamo per evitare qualche pugno in faccia) non parlerò del DMX, ma di ciò che prima o poi ci troveremo ad affrontare, ossia come dare al DMX una via di comunicazione più potente e più veloce.

Alle prime armi di questo mio presunto mestiere si cominciava già a pensare al DMX, e considerato che la cosa risale al 1986, direi che il bravo protocollo comincia a diventare alquanto datato. Tuttavia la maggior parte degli spettacoli (di medie e piccole dimensioni) continuano ad essere popolati dall’inossidabile DMX che corre dentro un filo che il più delle volte risulta essere pure quello sbagliato. Facendo perciò un paio di nostalgici conti alla buona, possiamo ricordare che, all’epoca, il processore di “riferimento” era lo Z‑80 (Zilog); molti di noi si cimentarono con gli Sinclair Spectrum giusto? Ebbene lo Z‑80 operava ad una frequenza di 2,5 MHz. La cosa oggi fa ridere alquanto, considerato che i nostri processori “corrono” circa mille volte più veloci.

DMX fu pensato per poter essere gestito dall’allora tecnologia, e per questo esso di norma viaggia a 250.000 bit/secondo. Semplicemente significa 400 volte più lento di una connessione fast Ethernet e 4000 volte più lento di una connessione Gigabit Ethernet.

Tutta colpa di Internet

Col passare degli anni abbiamo assistito tutti all’evolversi delle tecnologie e se 15/20 anni fa bastava un numero ragionevole di canali per gestire un parco luci, oggi lo stesso parco “consuma” molti molti più canali. Anche se si osservano le console, non possiamo fare a meno di notare che quattro uscite DMX, che sembravano tante fino a qualche anno fa, oggi possono calzare strette.

L’avvento dei proiettori a LED e relative matrici realizzabili (anche a basso costo), sono il caso tipico dei giorni nostri, dove una piccola matrice di 12 X 12 LED RGB si “succhia” quasi un universo DMX.

L’avvento di internet con tanto di hardware e software per il networking tra computer ha inevitabilmente portato taluni a pensare di utilizzare protocolli che si basano su TCP‑IP per trasportare anche il controllo luci, con tutti i vantaggi del caso.

Diversi protocolli sono quindi apparsi in questi anni, alcuni open altri proprietari; tutti comunque con medesimo comune denominatore, ossia “trasportare” il DMX attraverso TCP‑IP. La cosa può apparire complicata, ma in realtà il protocollo TCP‑IP definisce le sole regole di vettore del DMX; in altre parole fa lo spedizioniere e si occupa che la merce arrivi a destinazione in maniera corretta.

I vantaggi di un sistema di questo tipo sono molteplici anche se il nostro “end” rimangono pur sempre degli apparecchi che comprendono il solo DMX. A onor del vero qualche proiettore sarebbe pure in grado di dire qualcosa (già da mo’) ma DMX, per come lo conosciamo noi, non glielo permette a meno di porgli alle calcagna un signor traduttore simultaneo che si chiama RDM. Di certo se un giorno tutti si mettessero d’accordo nel trovare un linguaggio unico dove ognuno ha diritto di replica da ambo i lati, le cose potrebbero andare meglio. Tuttavia si sta lavorando in questo senso e il trasporto DMX su rete naviga a favore di tutto ciò.

Autostrade DMX

Il protocollo che per primo appare nel trasporto del DMX via rete è ArtNet (ora il più diffuso). Molte console già dispongono di adattatori di rete incorporati che oltre ad essere utilizzati nell’ambito del networking con altre console dello stesso tipo, sono adepti alla trasmissione del DMX via ArtNet. Ma ArtNet non è l’unico, giusto per menzionarne altri: ArtNet 2, ArtNet 3, StreamingACN (sACN), ESP Net, OSC (Open Sound Control), Pathway Pathport, SandNet, Shownet Strand.

Come sempre in mancanza di regole comunitarie, va a finire che ognuno a casa propria definisce la “propria”, nella speranza che questa diventi poi lo standard, esat琀amente come accadde prima dell’avvento del DMX.

Malgrado il fatto che, ancora di DMX si parli, i vantaggi sono molteplici nell’utilizzo di un sistema di computer networking per il suo trasporto:

-          Possibilità di trasportare una quantità molto molto alta di informazioni (canali e universi) attraverso un layer fisico standard (normali cavi e nodi di tipo ethernet).

-          integrazione del controllo luci a sistemi di altro tipo nelle applicazioni relativamente complesse o multimediali (media server).

-          Gestione del DMX via wireless a basso costo.

-          Controllo bidirezionale “ready” in caso si desideri utilizzare RDM o protocolli che saranno convenzionati.

-          Costi inferiori per la realizzazione del network.

-          Praticità nella realizzazione di sistemi di backup e ridondanze sia lato controllo che lato proiettori.

OLA e la torre di Babele

In antitesi alla Genesi, nella molteplicità dei protocolli di trasmissione Ethernet, qualcuno sta cercando di (ri)costruire una torre di babele DMX, ove tutti possano comunicare pur continuando a parlare la propria lingua. La cosa che sembra ancora molto “underground”, ma potrebbe rappresentare la chiave di volta che mette d’accordo tutti. OLA è l’acronimo di Open Lighting Architecture. Si tratta di un set di applicazioni che colloquiano con un gruppo di hardware a basso costo (widget, dongle, USB DMX) in grado di generare o ricevere DMX e RDM da una o più fonti di protocollo Ethernet sopra menzionate e viceversa. Una sorta di traduttore simultaneo in grado di lavorare con tutti per tutti al fine di trasportare il signor DMX ed eventualmente RDM. OLA è open e può essere utilizzato da tutti, necessita un laptop Mac (non me ne vogliano i PC) e le interfacce USB DMX di uso comune (OLA ne supporta 20). Come traduttore simultaneo può quindi essere utilizzato per testare RDM in linea, per convertire da un protocollo (es. sACN) verso DMX, come DMX recorder, o come traduttore post-consolle DMX.

Per gli smanettoni e chi ne vuole sapere di più consiglio:

www.opendmx.net inoltre: http://www.rdmprotocol.org e http://rdm.openlighting.org; ed infine http://www.raspberrypi.org per i più malati che desiderano cimentarsi con OLA “dal vivo”.