Arri - L Series

Proiettore Fresnel a led.

di Douglas Cole

Il costruttore di apparecchiature cinematografiche introduce la tecnologia LED in un altro settore del mercato dell’illuminazione. E sembra che i nuovi fresnel LED Arri L7 rappresentino veramente un lancio nella direzione giusta. Non contenti di offrire solo un modello che emula una sorgente al tungsteno, la casa tedesca è andata oltre, con uno strumento fresnel completo di controllo colori.

Fin ad ora abbiamo scritto di tecnologia LED impiegata in washlight (motorizzati e non), PAR, alcuni cyc e striplight, cambiacolori architetturali ma anche uno spot motorizzato ed un sagomatore a riflettore ellissoidale. Tutte categorie dominate per anni da modelli con lampade a scarica, con le notevoli eccezioni dei PAR e degli ERS, tipologie in cui ancora regna l’incandescenza.
Troviamo quindi un’altra incursione dei LED nel territorio del tungsteno: il proiettore fresnel, proposto da un’azienda che detiene grande esperienza in questa tipologia di proiettore.
Arri ha presentato la serie L l’anno scorso, proponendo L7 per sostituire direttamente un fresnel al tungsteno, senza che l’utente dovesse ri-imparare completamente l’utilizzo. Infatti, dall’esterno e con lo zoom posizionato alla massimo dell’apertura, il modello L7 (indicando il diametro della lente frontale, 7”) assomiglia molto ad un proiettore fresnel convenzionale dello stesso costruttore.
La versione che risulterà immediatamente familiare all’utente è L7‑T (dove “T” indica “tungsteno”). Questa versione produce una luce bianca di temperatura colore 3200 K, con una resa cromatica >95, notevole per una sorgente a LED. Questo proiettore offre un angolo di proiezione variabile da 15° a 50° (1/2 picco), utilizzando le manopole focus (su entrambi i lati in questo caso), con l’intera gamma dello zoom percorribile con sole tre rotazioni complete. Tutti gli aspetti relativi al funzionamento classico sono tipici della qualità di costruzione che si riconosce a questo marchio, come la forcella bloccabile in alluminio estruso e con montaggio scorrevole per l’aggiustamento del baricentro (particolarmente importante in questo proiettore, per motivi citati sotto). L7 è anche compatibile con gli accessori (barndoor ecc.) del fresnel convenzionale T1, ed è disponibile attrezzatura l’opzionale che lo rende aggiustabile con il palo comando.
Il costruttore è stato molto attento nel mantenere la qualità della luce e del fascio conformi a quelle degli strumenti fresnel. A questo scopo, durante lo sviluppo, Arri ha messo molta enfasi sul caratteristico rendimento d’ombre che l’utente si aspetta da questo tipo di proiettore.Una questione di calore
Le somiglianze, però, tra L7 ed un fresnel al tungsteno finiscono qui. Un aspetto molto importante in cui le caratteristiche divergono è quello della temperatura operativa del proiettore. I fari fresnel sono famigerati per la loro inefficienza e per la produzione di calore residuo. Il classico proiettore fresnel utilizza infatti un riflettore a calotta sferica con posizione fissa relativa alla sorgente, che rimane nel suo fuoco. Questa configurazione fa in modo che la luce emessa dalla parte posteriore della sorgente venga riflessa direttamente verso il filamento della lampada sullo stesso raggio, raddoppiando la luce che arriva alla lente dal filamento, ma trasformando l’emissione della sorgente omnidirezionale in un’emissione emisferica. Così solo una porzione arriva al posteriore della lente fresnel, mentre il resto viene assorbito dallo chassis del proiettore e dissipato come calore. Questa situazione è ancora meno efficiente in posizioni di zoom stretto, dove la sorgente e il riflettore sono più lontani dalla lente e la maggior parte della luce arriva solo a scaldare il cilindro. Insomma, l’utilizzo di sorgenti LED, con la loro efficienza in termini di calore residuo ridotto e anche la loro direzionalità innata, dovrebbe offrire diversi vantaggi in un proiettore fresnel.
Incorporare le sorgenti LED in uno chassis tipico del fresnel ha posto qualche sfida all’Arri e ha dato origine a qualche soluzione originale. Tra le più notevoli è che l’utilizzo di sorgenti che sono già direttive elimina la necessità del riflettore, cosa controbilanciata dal fatto che questo tipo di sorgente necessita di uno stretto contatto con elementi che permettono la massima dissipazione del calore. Perciò – se il cane non agita la coda, si deve agitare il cane – L7 è costruito con la sorgente fissa nel retro del proiettore, dove rimane in contatto con gli appositi sistemi di dissipazione, mentre la lente è montata in un cilindro separato che si estende esternamente alla bocca del proiettore per lo zoom (rendendo quindi importantissima la possibilità di cambiare il baricentro del faro durante il montaggio).
A proposito di raffreddamento, L7 incorpora un ventilatore ed un ampio dissipatore posteriore. È da ricordare inoltre che il fresnel a LED produce comunque intorno ad esso sempre molto meno calore rispetto ad un proiettore ad incandescenza o a scarica, e che anche il calore indotto dalla radiazione luminosa sul soggetto da illuminare sul palco è drasticamente ridotto, per la mancanza di componenti infrarossi nella luce generata dalle sorgenti LED.
 Una questione di colore
Avendo, allora, stabilito che un proiettore fresnel a LED sembra essere una buona idea, possiamo anche parlare di ulteriori vantaggi offerti da questo tipo di sorgente. Per illustrare questi, parliamo anche dell’altro modello di questa serie, L7‑C. Questo modello monta un array di LED RGBW che lo liberano da qualsiasi eventuale necessità di filtri correttivi o creativi. Dove il modello L7‑T dispone di due modalità operative (controllo d’intensità ad 8 e a 16 bit), L7‑C ne offre 15, per adattarsi ad una varietà di applicazioni. Queste comprendono cinque modalità ad 8 bit – Bianco+RGBW, Bianco, Bianco+HSI, RGBW ed HSI – e dieci modalità a 16 bit – le cinque precedenti con ogni canale diviso su due canali DMX e le stesse con controlli Coarse/Fine –.
Le modalità con controllo dei bianchi comprendono tutti i parametri di controllo per la temperatura colore (che può variare da 2800 K a 10.400 K) e per la correzione verde/magenta. A proposito della temperatura colore: questo proiettore vanta sempre una resa cromatica oltre il 95 (CRI) per luce bianca tra 3200 K e 5600 K.
 Una questione di controllo
I parametri sono tutti accessibili ed impostabili dal pannello di controllo incorporato, oppure possono essere controllati in modo costante tramite DMX. L7‑T richiede uno o due canali DMX, in base alla modalità 8 o 16 bit, mentre L7‑C può richiedere un massimo di 16 canali (le modalità Bianco+RGBW) o un minimo di tre canali (Bianco ad 8 bit). Il proiettore è compatibile RDM e può mandare ad una console che supporta questo protocollo informazioni sullo stato, il rendimento e le ore d’utilizzo accumulate, tramite il connettore XLR5 del segnale DMX. È inoltre possibile accedere a questi dati da un PC, collegato in USB, grazie ad un’apposita applicazione che, come una console con RDM, permette anche l’impostazione delle modalità e l’indirizzamento DMX in remoto.

Entrambi i modelli L7 offrono un assorbimento nominale di 160 W, massimo 240 W, e incorporano un alimentatore auto-impostante che può operare a 100~264 V AC. Questo livello di consumo permette l’utilizzo di parecchi proiettori su pochi circuiti e, ovviamente, il driver LED a bordo permette l’eliminazione dei dimmer per i fresnel.
Un possibile svantaggio sta nel peso del proiettore: 10,9 kg, da confrontare con i 4,5 kg dello Studio Fresnel T1, sempre dello stesso costruttore. Ma, particolarmente in allestimenti in studi permanenti, il risparmio in consumo elettrico (direttamente per la luce ed indirettamente per l’aria condizionata), la versatilità di questo proiettore e la vita operativa delle sorgenti LED da 50.000 ore (nominali) compensano largamente la differenza di peso.

contatti: ARRI

 

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