La Musica degli Ainur

Quattro giovani talentuosi musicisti e compositori italiani hanno recentemente realizzato un loro sogno: registrare un CD delle loro musiche originali ispirate ad Ainulindalë – La Musica degli Ainur, la prima parte de Il Silmarillion, che rappresenta il tronco da cui si sono diramate tutte le successive opere di J.R.R. Tolkien (come Lo Hobbit ed Il Signore degli Anelli).

di Mike Clark

178824La registrazione, svolta nella suggestiva location dell’Abbazia di Scolca, sorta nel 1418 sulle colline sovrastanti Rimini, è stata effettuata dall’Orchestra G. Lettimi, una formazione di 23 giovani che comprende alcuni membri della Cappella Strumentale della chiesa, composta da cinque violini primi e quattro violini secondi, due viole, tre violoncelli, contrabbasso, due flauti, clarinetto, oboe, tromba, corno, timpani e pianoforte.
Il progetto è nato da un’idea di Ivan Tiraferri, in collaborazione con Nicolò Facciotto e Federico Mecozzi; la musica è stata composta dai tre artisti e da Mattia Guerra, il pianista dell’orchestra.
Per il lavoro, Cristian Bonato, musicista, fonico e titolare del Numeri Record Studio (Cavallino) era al timone di un suo sistema Pro Tools HDX con una scheda Avid 16 x 16 e una serie interessante di preamplificatori microfonici.
Questi ultimi andavano dal Millennia HV‑3D al Neve 1073DPA e includevano anche un Amek Neve 9098, un paio di Avalon VT737sp, un API 3124+ e un Brunetti PAR 400.

L’esperienza in studio di Bonato comprende generi molto vari: dalle formazioni acustiche ai cantautori, dalle sonorità West Coast ai gruppi rock senza fronzoli.
Spiega: “Oltre al Millenia – un pre a otto canali dotato di una componentistica di precisione che assicura una THD inferiore allo 0,0005% e un controllo di guadagno con una precisione di 0,08 dB, che trovo molto lineare e particolarmente adatto alla musica classica – ho acquistato gli altri pre in momenti diversi, dopo averli sentiti e testati in modo approfondito”.

Il Neve 1073DPA è un classico degli outboard che non ha bisogno di presentazioni; l’Amek Neve 9098, progettato dal mitico Ruper Neve, è stato scelto per la sua grande flessibilità. Ognuno dei due Avalon VT‑737sp è effettivamente una combinazione di due canali di preamplificazione valvolare, opto-compressore, equalizzatore sweep e VU meter. L’API 3124+ offre quattro pre con una qualità che lo rende uno strumento ideale sia in studio, sia all’interno di postazioni mobili e sul palco. Il Brunetti PAR 400 è un classico del passato del modenese Marco Brunetti, uno dei nomi più rispettati dell’industria musicale italiana. Recentemente ne è stata proposta una riedizione da Dudemusic. Bonato aggiunge: “Un mio collega, che lavorava con Nek ed era endorser Brunetti, me l’ha fatto testare e mi è piaciuto molto. È una macchina abbastanza sconosciuta, ma è bellissima ed io uso la versione originale”.

Per l’evento, Bonato era coadiuvato da Fulvio Mennella che, oltre a possedere una considerevole esperienza come fonico, ha (anche lui) un ottimo orecchio musicale, essendo sia musicista (basso e musica elettronica), sia compositore, con diverse colonne sonore al suo attivo.
La “colonna sonora” di musica classica contemporanea scritta dai giovani (Tiraferri e Mecozzi suonavano il violino nell’orchestra e Facciotto dirigeva) ricrea perfettamente le atmosfere di Tolkien. Narra come gli Ainur (i Santi) furono i primi esseri creati da Eru Ilúvatar (L’Uno – Padre di Tutto), prima che la musica cantata dagli Ainur in risposta ai temi introdotti da Ilúvatar creasse l’universo, con Arda (il mondo) al suo centro.
Inizialmente, gli Ainur cantarono singolarmente o in piccoli gruppi, poi la loro “unità ed armonia” crebbe, ed infine Ilúvatar li radunò, annunciando che avrebbero eseguito il canto più grande e complesso mai cantato, intrecciando i propri pensieri ed idee nella Musica, perché gli era stato donato il potere della creatività. Ma la loro musica fu corrotta da quella violenta e bellicosa di Melkor (lo Scuro Nemico), che rivendicava il mondo per sé.
Poi sono state “cantate” due musiche completamente diverse; una caratterizzata da note leggere e dolci piene di una “incommensurabile tristezza”, che la rendevano di una tremenda bellezza, mentre l’altra era un tema forte e pomposo. Comunque, quest’ultima è stata costretta alla fine ad assorbire l’influenza della prima.

Bonato ha quindi dovuto studiare accuratamente sia la scelta, sia la posizione dei microfoni per ottimizzare la ripresa della grande varietà di atmosfere create dall’orchestra; dal cavallo galoppante di Oromë (il cacciatore) a momenti eterei e toccanti, alla musica stridente quasi caotica di Melkor, fino ad arrivare alla loro suggestiva fusione.
“Sui flauti ho usato due Shure SM 137 ‑ microfoni versatili, con un diaframma ultrasottile che permette di riprodurre il suono in maniera naturale, che si tratti di strumenti acustici o di sorgenti sonore ad alto volume.  Neumann è stata la scelta per le riprese stereo: una coppia stereo di KM 184 in XY e due U87 per lo spaziato A/B.
Oltre che come “spot” sugli archi, l’AKG C414 XLS (con un ottimo suono e pochissimo rumore di fondo, brilla particolarmente per la registrazione di strumenti acustici) è stato impiegato anche per oboe, clarinetto e corno”.
Utilizzato sulla tromba, il microfono a nastro Voodoo VR1 della sE Electronics è in grado di catturare frequenze da 20 Hz a 20 kHz con una resa estremamente dettagliata, naturale ed “aperta”. Ai timpani, installati dietro l’altare per evitare di sporcare eccessivamente la ripresa degli altri strumenti, c’erano due Sennheiser MD 421 – microfoni dinamici veramente polivalenti, scelti frequentemente anche per grancassa e batteria.
“Per riprendere l’ambiente – conclude – abbiamo montato un Røde NT1 in fondo alla navata. È un microfono incredibilmente silenzioso con un suono che ha reminiscenze di famosi microfoni d’epoca, progettato per una risposta dettagliata alle frequenze medie, con alte frequenze ‘setose’ e una calda riproduzione delle basse”.

Bonato ha affiancato Pro Tools ad un sistema Motu Ultralite‑mk3, per ottenere alcuni canali aggiuntivi.
Le sessioni sono riuscite perfettamente, certamente anche grazie al minuzioso lavoro di posizionamento, e Bonato, entusiasta, ha detto: “La chiesa sarà molto vecchia, ma ha un suono veramente buono – sicuramente migliore della maggior parte di quelle moderne!”

 

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