Giuseppe Zingali

Il racconto del fondatore di Zingali Acoustics, già punto di riferimento del settore Hi-End e nuovo player nel mercato professionale. Scopriamo la storia e le aspirazioni del prestigioso marchio di Aprilia.

Giuseppe Zingali

La storia dell’azienda Zingali nasce da una grande passione per la musica. Da ragazzo, il mio maestro di pianoforte mi disse che per sviluppare la sensibilità nell’orecchio per poter distinguere in modo dettagliato i timbri dei vari strumenti e l’armonia sonora, dovevo ascoltare: comprai allora dischi di musica classica, di musica pop, di musica rock. Mi preoccupai fin da subito di avere un buon impianto stereofonico, che potesse soddisfare questa esigenza; e fu allora, quando ascoltai le JBL L50, che iniziai ad appassionarmi all’alta fedeltà, a comprare le riviste dedicate, a cercare di capire come quelle casse erano costruite. Allora, ancora senza nozioni di elettronica “pura”, iniziai a sperimentare: mi cimentai in un primo crossover, un primo allineamento reflex, basandomi in parte su idee mie, in parte su quello che dicevano le riviste. Presi coraggio quando i primi amici mi dissero che, con tutti i limiti del caso, gli altoparlanti della JBL inseriti in un mio cabinet, con un mio filtro, suonavano in modo più piacevole. Quindi iniziai a studiare e sperimentare in modo serio, cominciai a frequentare diversi studi di registrazione, che mi chiedevano piccoli interventi e aggiustamenti sulle loro casse; allora ho pensato che potevo impegnarmi nella creazione in prima persona di un mio studio monitor: chiesi a JBL, con un pizzico di faccia tosta, l’uso dei suoi altoparlanti da integrare a un mio sistema, compreso di un mio progetto di tromba. La mia idea fu quella di disegnare e depositare una tromba bi-esponenziale in legno, diversa da quelle che erano già sul mercato. Allora a ventidue anni creai una società, un logo – che era già Zingali – e iniziai a portare il mio monitor in giro negli studi. 

Iniziai studi più severi sulla parte acustica, acquistai da Gianni Boncompagni un set di misura Brüel, e creai un piccolo laboratorio: ero in grado di progettare e misurare i miei prodotti, e rendere subito visibili i risultati, in totale autonomia. Data la qualità sonora dei primi monitor da studio, alcuni negozi mi chiesero i miei prodotti. Similmente arrivarono i primi lavori, come gli studi Fonit Cetra RAI a Milano. Nel frattempo, chiesi a JBL l’utilizzo del loro logo insieme al mio, dato che usavo ancora i loro elementi: allora mi proposero di andare negli Stati Uniti, e dopo un ascolto mi permisero di esporre nello stesso plate sia il logo Zingali sia il loro, e non solo un generico “empowered by...”.
I rapporti con JBL rimasero stretti fino al 2005; a quel punto, su suggerimento di alcuni fonici – che chiedevano trombe con dispersioni più allargate, che rimanessero a fuoco in diverse posizioni della regia – iniziai a lavorare a un nuovo progetto: in due anni studiai e sviluppai una tromba circolare larga 38 cm e profonda solo 13 cm, con una lente di diffrazione circolare in grado di evitare il timbro nasale di una tromba profonda, come quelle circolari già in commercio. La stessa JBL, nei suoi monitor serie 43, aveva all’interno una tromba lunga 28 cm e molto stretta, la 2307 per essere precisi, che restituiva quel tipo di timbro che non a tutti piace. Nacque così il progetto Omniray di Zingali, con una nuova serie di studio monitor: una serie che convinse subito gli ingegneri giapponesi della Sony, in particolare per la perfezione timbrica e per la correttezza sulle basse frequenze. Alla fine, mi richiesero i sistemi per nove sale di ripresa.

A quel punto fu la stessa JBL a interessarsi al nuovo progetto, e vi fu anche una proposta di acquisto, che rifiutai; di conseguenza dovetti rinunciare al loro logo. Iniziai allora un nuovo percorso insieme a dei produttori nazionali, come Sipe, per costruire altoparlanti disegnati da me. Dal 1997 iniziai a lavorare in sinergia con questa azienda storica di Ancona, con la possibilità di fare altoparlanti di grande misura, compresi i 15”, i 18”, eccetera. Quando purtroppo scomparì il fondatore Franco Tontini, la Zingali fu obbligata allora a trovare nuovi partner in B&C Speaker e Ciare, che fornivano rispettivamente le alte e le basse frequenze. Poi, avviai collaborazioni anche con altre aziende italiane: Eighteen Sound e Sica Altoparlanti.

Dopo tanti successi nel mercato studio e hi-end, abbiamo dunque deciso di tentare l’ingresso nel mondo professionale, in particolare con il progetto Kompressor Ray, una tecnologia depositata particolarmente innovativa.
Il focus è sempre sul timbro: non serve gareggiare a chi suona più forte, noi copriamo le esigenze di un professionista che apprezza un suono bello e intelligibile. Lo slogan che abbiamo scelto per l’audio professionale è “Hi-End Pro”, proprio per sottolineare il trasferimento di anni di competenze nell’audio professionale.

Oggi vogliamo portare le nostre tecnologie in ambienti come cinema, arene, auditorium: insomma, grandi spazi per il pubblico. Gli studi per il progetto audio pro sono iniziati nel 2010, con una linea di prodotti piccoli ma capace di soddisfare tutte le esigenze, con rese naturali e dal grande dettaglio; nel 2019 abbiamo partecipato per la prima volta a una fiera del settore, ISE.

Questa è la differenza che voglio marcare: ho assistito a tanti concerti, in cui spesso si faceva fatica a distinguere un suono dall’altro, una voce da una chitarra, eccetera; Zingali vuole portare il suono definito in tutti gli ambienti, e farlo con un sistema il più possibile compatto e leggero. La mia opinione è che oggi si abusi dei line-array: bene l’impatto sonoro, ma un diffusore deve essere adatto alla sua venue, customizzato, e deve garantire un suono omogeneo nello spazio e non sovradimensionato.

Nella linea professionale stiamo lavorando alla versione passiva e attiva; per quanto riguarda quest’ultima, l’amplificazione a bordo proviene dalla collaborazione con un’azienda italiana d’eccellenza, Powersoft, con i suoi incredibili moduli di amplificazioni.

Sono felice di parlare di alcuni lavori importanti che abbiamo già in cantiere: intanto l’installazione in Vaticano, già approvata dalla Santa Sede, presso la sontuosa aula Paolo VI. Poi, la sonorizzazione del nuovo stadio del Frosinone, a cui abbiamo già fornito un nostro impianto acustico, che molti spettatori hanno trovato incredibile per intelligibilità del parlato, in un ambiente così difficile.

Oltre alle installazioni, ci rivolgiamo naturalmente anche ai service: pensiamo soprattutto alle aziende evolute, impegnate in diffusioni di musica classica, jazz, teatrale, insomma in tutti quei settori dove la qualità è al centro dell’esperienza.


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