Service: ma allora si riparte?

Una serie di interviste della scorsa estate. Ora il nuovo DPCM del 24 ottobre ha di nuovo fermato le attività del settore.

In Italia li chiamiamo “service”, nel resto del mondo rental company. Sono le aziende fulcro del mercato, coloro che acquistano le tecnologie che poi saranno utilizzate negli eventi. Audio, luci, video, strutture… investimenti spesso milionari rimasti a lungo inutilizzati a causa della pandemia.

Ma qualcosa comincia a ripartire, soprattutto gli eventi promossi o organizzati dal settore pubblico.

Abbiamo chiesto ad alcuni rappresentanti di queste aziende il loro punto di vista sulla situazione attuale del mercato e le loro strategie per reggere il colpo in attesa di tempi migliori.

Wolfango De Amicis - Agorà

Come avete organizzato l’azienda durante il lock-down?

Abbiamo lavorato per tenere comunque aperta l’attività essendo rimasto qualche cantiere in funzione, qualche altro che si è aggiunto man mano; è stata sposata la strategia di mantenere inalterato l’attuale assetto secondo il principio della continuità operando una politica di contenimento dei costi per mantenere la stabilità della forza lavoro occupata.

Così abbiamo ridotto il numero di unità lavorative, tenendo in cassa integrazione a riduzione di orario i nostri collaboratori per  poterli convocare volta per volta in base alla necessità.

Nella vostra azienda quanti dipendenti avete assunti a busta paga e quanti a chiamata?

Direttamente e tramite un contratto quadro con la Coop Insieme abbiamo 165 collaboratori fissi, a questi si aggiungono altri 104 tecnici come soci di altre cooperative che di fatto lavorano in forma quasi esclusiva con noi: di questi ultimi siamo più preoccupati, perché sono rimasti senza tutele rispetto agli altri che hanno ottenuto il riconoscimento della Cig.

Per questo abbiamo dato vita alla Onlus Agoracrew che sta muovendo i primi passi in questi giorni e che sarà progressivamente gestita dagli stessi tecnici per aiutare quelli che si trovano maggiormente in difficoltà oggi ma anche in futuro.

Che tipo di aiuto avete avuto dallo Stato?

Primariamente la Cig che integriamo con dei bonus e con delle chiamate di lavoro per conservare un reddito minimo ai tecnici; siamo i primi a condividere questo isolamento emotivo con l’ansia dell’incertezza sui tempi di risoluzione e ripartenza in futuro.

Inoltre abbiamo usufruito delle agevolazioni previste dalla legge per bloccare momentaneamente alcuni impegni finanziari a medio e lungo termine ed abbiamo avviato l’iter  del finanziamento annunciato dal Governo.

I rapporti con le banche?

È rimasto un rapporto ottimo come prima del Covid19.

Che tipo di aiuto vi hanno dato in vostri interlocutori (agenzie, artisti, fornitori)?

Il nostro rapporto con clienti e fornitori è strutturato attraverso sistemi finanziari condivisi  che non creano particolari stress, ma  stiamo lavorando insieme per darci reciprocamente una mano. 

Cosa sta succedendo in questa fase di timida ripresa? Che tipologia di lavori è richiesta?

Sono in itinere prevalentemente  lavori  istituzionali, dal Nuovo Ponte di Genova al Teatro San Carlo di Napoli, all’Auditorium Musica per Roma, alcuni studi televisivi, ma  assistiamo  anche alla ripresa  di  piccoli eventi e tour. 

Il grosso del lavoro e del business non c’è, ma abbiamo avuto buoni riscontri sulla riconferma dei programmi  nel prossimo 2021.

Si riusciranno a coinvolgere in futuro tutte le professionalità che si sono create nel passato o qualcuno deciderà, o sarà costretto, a cambiare lavoro?

Il tecnico di lungo corso fa questo di mestiere, su questo ha costruito la sua vita e la sua famiglia, quindi aspetta che la tempesta passi; gli altri si guardano intorno e se trovano un lavoro più sicuro è probabile che lascino. Credo che la situazione sia per certi versi simile al terremoto che abbiamo vissuto all’Aquila: nessuno di noi avrebbe mai immaginato di vivere un’esperienza del genere, se ne può uscire  vivi, ma diversi, qualcosa cambia per sempre, perché le certezze che si avevano vengono spazzate via. Cambierà molto il meccanismo di ingaggio, di gestione dell’attività; si farà una selezione naturale fra coloro con cui viviamo un contesto di tipo familiare e coloro che cercheranno altro.

Alla ripresa del mercato, prevedi che le richieste tecniche dei clienti saranno verso qualcosa di più essenziale o di più avanzato tecnologicamente?

Negli ultimi anni c’è stata una rincorsa folle all’ultima tecnologia e chi è sul mercato ha  lavorato su questo filone per soddisfare la committenza;  credo che  le cose un po’ cambieranno riorganizzando gli allestimenti per ottenere il risparmio necessario alla ripresa con una conseguente più equa ridistribuzione delle risorse. Se l’allestimento sarà meno costoso, che non vuol dire meno bello, forse l’organizzazione del lavoro sarà migliore e, per paradosso, più remunerativa per tutti.

Alla ripresa del lavoro, i prezzi dei servizi scenderanno, si alzeranno o rimarranno come prima?

Il costo dei servizi di fornitura ante Covid19 non era alto rispetto alle tecnologie messe in campo, quindi non credo che possa scendere ulteriormente, semmai potrà essere ottimizzato. Realizzare un allestimento come quelli che si sono fatti prima con minori risorse credo sia impossibile, e lo sanno anche le produzioni. Bisognerà puntare più sulle idee e meno sulle quantità.

Come e quando si ritornerà a tuo parere al 100%?

Pian piano stiamo tornando già alla normalità con i piccoli eventi; per grandi concerti e manifestazioni dovremo aspettare che arrivi il vaccino, perché solo allora la politica si prenderà la responsabilità di farci ripartire. Spero che a gennaio o febbraio riparta tutto.

Sembra ormai chiaro che è necessaria un’associazione unica che racchiuda le aziende del settore e si interfacci coi centri decisionali del potere: cosa pensi in proposito? A cosa saresti disposto a rinunciare per farne parte?

Sono sempre stato favorevole, perché ci sono delle regole e delle procedure che senza meno bisognerebbe standardizzare; ma la nostra è una categoria strana, a volte si rincorrono questioni ideologiche o personali che poco hanno a che vedere con ciò che si dovrebbe fare realmente per il bene comune del settore. Un’associazione è fondamentale e credo che nessuno avrebbe da perdere niente.

Fabio Pecis - Airone 

Come vi siete organizzati durante il lockdown?

All’inizio siamo rimasti chiusi, in questo momento siamo in forza ridotta, stiamo facendo i turni e gestendo la cassa integrazione per espletare le cose del momento. Se prima eravamo una ventina di dipendenti, ora lavorano due o tre al giorno. Al momento non ci sono lavori di rilievo, ma visto che abbiamo fatto il trasloco nella nuova sede solo da qualche mese, approfittiamo per sistemare in modo definitivo sia gli uffici sia il magazzino.

Avete avuto aiuto dallo Stato?

Diciamo di sì, sia la cassa integrazione per i ragazzi sia una quota per la perdita di fatturato di aprile.

Le banche vi sono venute incontro?

All’inizio sono venute a cercarci loro, perché avevamo un rate buono; noi abbiamo richiesto dei finanziamenti ma a oggi non abbiamo ancora ricevuto un euro. Ci sono prospettive, ma per ora niente di fatto: la banca ci ha chiesto molti documenti e ora sta temporeggiando per capire come lo Stato si comporterà con loro.

Mentre con i clienti e i fornitori che rapporti avete avuto?

Diciamo che ho avuto due tipi di clienti: alcuni hanno chiesto la possibilità di rinegoziare le scadenze, cosa che nel limite del possibile è stata fatta, mentre altri sono proprio spariti. Ho cercato di dividere i fornitori in due fasce: con le strutture più grosse e più strutturate, che ho trovato molto collaborative, ho cercato di ritrattare tutte le scadenze, mentre con le strutture più piccole sto utilizzando gli aiuti dello Stato e delle banche per poter onorare  i pagamenti.

In questa fase di tiepida ripresa arriva qualche richiesta?

Io fatico a vedere proprio la ripresa. Il mese scorso chiedevano tutti i drive-in, ma da cinquanta preventivi è arrivato solo un lavoro. Adesso a livello congressuale e aziendale è tutto fermo; sul musicale non abbiamo mai lavorato moltissimo. Anche per l’inverno le persone fanno fatica a organizzare qualcosa, dato che nel mondo la situazione è ancora incerta, soprattutto all’estero.

Molte professionalità verranno perse?

Prevedo che questa situazione, prima di ritornare alla normalità, si prolungherà parecchio e molti professionisti non hanno neanche gli ammortizzatori sociali che li garantiscono: se io fossi un fonico oggi cambierei lavoro, lo dico spesso. Un idraulico guadagna più di un mio fonico che lavora con banchi da cinquecentomila euro.

Alla ripresa del mercato, ci saranno richieste più essenziali o più avanzate tecnologicamente, i prezzi scenderanno o saliranno?

Non so davvero, spero la seconda. Per me è già una vittoria se restano uguali. Immagino che tutti abbiano i magazzini stracolmi di materiale, e alla fine tutti avranno voglia di farlo girare un po’ a qualsiasi condizione.

Quando torneremo al cento per cento?

Sono tutte previsioni che hanno mille incognite, bisogna vedere come si comporta il virus, come lo stato gestisce i soldi, se l’economia mondiale riprende in fretta… a pelle penso che un mercato come il 2019 lo rivedremo forse nel 2022. L’anno prossimo inizieremo a ingranare, ma torneremo a livello tra due anni, almeno secondo me.

Credi sia il momento di creare un’associazione? Sei disposto a rinunciare a qualcosa?

Sì, se è seria. Ho sempre visto delle cose fatte con molta buona volontà ma molto improvvisate; non ho idea di come dovrebbe essere o come si possa realizzare, ma se ci fosse un’organizzazione seria e ben strutturata, sicuramente ne vorrei far parte. Anche perché davanti alle istituzioni non abbiamo un portavoce unico, e questo è un problema.

AMG - Alex Vinciguerra

Come hai organizzato l’azienda durante il lockdown?

Nel tempo abbiamo sviluppato un modello organizzativo flessibile con piattaforme IT in grado di supportare già le esigenze di mobilità. Con il lockdown, alcuni team hanno lavorato in smart working, mi riferisco per esempio al settore Creative e al settore Amministrativo, sfruttando al massimo le applicazioni team-collaboration presenti già in AMG. Mentre a livello manageriale abbiamo sfruttato questo periodo per riprogrammare obiettivi e strategie aziendali, con la consapevolezza della vulnerabilità del mercato, passando ad un nuovo business-model. Infatti, non sarà più possibile prevedere modelli di scenari futuri, ma c’è esigenza di prendere decisioni istantanee e in linea con gli obiettivi aziendali.

Quanti dipendenti ha la AMG?

Abbiamo un organico medio di cento persone, tutte a libro paga. All’occorrenza, ci appoggiamo a freelance o cooperative, arrivando fino a trecento persone extra quando i progetti si accavallano. Ovviamente abbiamo usato dove possibile gli aiuti dello Stato come la cassa integrazione.

Mentre i rapporti con le banche?

Abbiamo creato un sistema economico che prevede pochissimo uso delle banche, quindi in questo periodo abbiamo sentito poco la loro mancanza. Quello degli eventi per le banche è un settore a rischio, quindi consci di questo ci siamo organizzati e per il momento siamo abbastanza indipendenti, organizzandoci al meglio con fornitori e clienti. 

In questa fase di timida ripresa, che tipo di lavori hai?

Le grosse produzioni sono ferme; la ripresa è davvero timida e il lavoro è poco, per tutti. Ci sono progetti, ancora incerti, per settembre e ottobre: è un periodo che stiamo usando per riorganizzarci e per farci trovare pronti e agguerriti al momento giusto della ripartenza.

Le professionalità che si sono create nel passato resisteranno a questa crisi o qualcuno deciderà, o sarà costretto, a cambiare lavoro?

Il volano del lavoro che c’era prima del Covid tornerà a quel livello solo fra tre anni; abbiamo sempre lavorato molto con turismo, grandi eventi e sponsor, settori per i quali in questo tempo ci sarà meno lavoro. I service e i tecnici dovranno spesso reinventarsi: temo che per via del lavoro un po’ incerto per un così lungo periodo, una parte dei professionisti farà fatica ad aspettare ed una parte probabilmente si guarderà in giro, poi chissà… se e quando riprenderà tutto a pieno regime riusciremo a riportarli in questo settore, ma qualcuno sicuramente lo perderemo.

Alla ripartenza del mercato, le richieste dei clienti saranno più economicamente ridimensionate o tecnologicamente più avanzate?

Credo che per la mancanza di fatturato anche i grandi eventi staranno attenti a spendere bene i centesimi. I budget saranno più contenuti; credo e temo che ci sarà un grande scontro tra i player del mercato a quel punto.

Per quanto riguarda la tecnologia, il problema è che quasi nessuno avrà soldi da investire. Anche perché molte aziende andranno in sofferenza e dovremo ricostruire una base solida per il futuro.

I prezzi dei servizi scenderanno, rimarranno come prima o saliranno?

Mediamente i nostri lavori sono già tecnologicamente avanzati, per un futuro prossimo penso che saranno forse un po’ rivisti su certe economie, ma appena il mercato darà segni di ripresa si ricomincerà la corsa alle tecnologie. 

Come e quando si ritornerà al 100%?

È molto difficile fare una previsione, ci sono troppe incognite da superare; a primo acchito ti posso dire che ci vorranno due o tre anni prima di ritornare ai volumi di prima. E aggiungo che forse non torneremo più alla situazione pre Covid.

Pensi che sia arrivato il momento per un’associazione di categoria?

Assolutamente sì. Credo da sempre che in Italia ci sia bisogno di fare unione, per il bene del mercato. Come sai, io sono presidente della Federazione Italiana Aziende dello Spettacolo, la FEDAS, che include molte piccole e medie realtà: invito tutti coloro che fanno parte di questo mondo ad avvicinarci a questa associazione, perché le basi e la volontà di fare bene ci sono. Bisogna mantenere ed organizzare meglio questo lavoro bellissimo, che presenta sfide tutti i giorni. Mi piacerebbe tanto che tutti i service lavorassero insieme, condividessero le sfide che ci coinvolgono giornalmente. Quando lavoro all’estero vedo che questo approccio c’è già: i prezzi per un evento sono tutti simili, si possono differenziare di qualche unità percentuale, come è giusto che sia per un mercato sano, non come avviene nel nostro mercato in cui si possono trovare delle differenze di decine di punti, perché in questo modo si inficia il mercato e non è bene per nessuno. Sarà banale, ma l’unione fa la forza.

AVS - Andrea Betti

Come vi siete organizzati durante il lockdown?

Qualche giorno per capire la situazione e pensare come avremmo potuto indirizzare le nostre competenze in ambiti utili in questo sfortunato periodo e oltre. Le esigenze di comunicazione dei nostri clienti sono sempre presenti:  i nostro nuovo  progetto AVS Virtual Studios (studi fisici per eventi on line basati su una nuova tecnologia è stato la prima risposta nata nel periodo di lockdown.

Siamo andati oltre, adattando un progetto già in essere, alla contingenza. YouGo System è la applicazione di apparecchi in grado di rilevare la temperatura corporea, di determinare se un soggetto indossa la mascherina e di contare il numero delle persone presenti in un ambiente e, in base ai dati rilevati, consentire o meno ulteriori accessi: YouGo rileva i dati, li elabora e crea azioni quali apertura di tornelli, di porte scorrevoli o più semplicemente accende una luce verde o rossa per l’operatore di controllo. Il sistema è sul mercato e siamo orgogliosi delle numerose installazioni già in funzione. Nei prossimi mesi YouGo sarà in grado di rilevare ed elaborare dati utili alla comunicazione e pubblicità commerciali, adattando di conseguenza  i messaggi pubblicitari che vengono inviati ai monitor e grandi schermi in base ai dati rilevati. In questo periodo abbiamo utilizzato molto lo smart working devo dire con risultati sorprendenti. 

In quanti siete in azienda?

Manteniamo l’organico di 27 unità (era stato parzialmente ridotto negli ultimi due anni) perché le competenze delle persone che lavorano in AVS sono parte del patrimonio aziendale. C’è da sottolineare peraltro che l’attuale situazione evidenzia una riduzione dei volumi di fatturato…   

Avete avuto qualche aiuto dallo Stato o dalle banche?

Purtroppo la categoria non ha visto aiuti concreti da parte dello stato: l’unico aiuto ci arriva dall’accesso alla cassa integrazione per i dipendenti. Gli istituti di credito hanno concesso alcune moratorie sulle scadenze dei finanziamenti in essere.

In questa fase di timida ripresa, che tipo di richieste avete ricevuto?

Purtroppo le norme sul distanziamento sociale limitano fortemente il numero degli eventi con presenza di pubblico, di conseguenza anche le opportunità di impiego delle nostre tecnologie. Confidiamo che con la stagione alle porte, le produzioni televisive riprendano normalmente e magari anche gli eventi sportivi, sebbene se in assenza di pubblico.

Le professionalità sviluppate in questi anni si perderanno, secondo te?

La categoria professionale dei tecnici freelance è senz’altro la più colpita. Come anticipato, noi tendiamo a mantenere in essere i rapporti di lavoro con i nostri collaboratori proprio per evitare una dispersione delle competenze: a questo proposito sarebbe utile che, oltre alla CIG, il governo ponesse in essere facilitazioni o contributi importanti per aumentare i livelli di preparazione delle persone di questo settore. 

Alla ripresa del mercato le richieste saranno più essenziali o tecnologicamente avanzate?

Sicuramente avanzate, perché molti hanno testato il green screen, gli studi virtuali, tecnologie affascinanti e relativamente economiche: questo è uno degli ambiti in cui sarebbe opportuna una buona formazione

I prezzi a parità di servizio scenderanno?

I prezzi sono in discesa e ritengo che la tendenza alla diminuzione avrà un’onda lunga. A parità di offerta di servizi, è certo che la domanda sarà contratta nel medio periodo.

Quando tornerà il mercato al cento per cento?

Molto dipenderà dall’andamento dei contagi e della diffusione del virus. La distribuzione del vaccino sicuramente abbrevierà i tempi di un ritorno alla normalità. Prevedo un 2021 di ripresa ma comunque abbastanza difficile.

Pensi che sia arrivato il momento di un’associazione? Saresti disposto a rinunciare a qualcosa?

Un’associazione è indispensabile, basti solo pensare alla importanza di essere rappresentati a livello di governo in un momento come questo. 

Come idea utopica io immagino un’unica organizzazione, con regole certe, che possa sopperire a tutte le richieste, da allestimenti a luci, audio, video: una struttura di questo tipo fornirebbe molti vantaggi e i partecipanti, ma anche i clienti, otterrebbero maggiori certezze sotto tutti i punti di vista. Se nascesse qualcosa di certo e solido sicuramente vorrei farne parte.

BOTW - Giancarlo Campora

Come avete organizzato l’azienda durante il lock-down?

Abbiamo approfittato per attrezzare una parte dell’azienda come studio virtuale. Abbiamo cioè attrezzato uno studio virtuale  con le migliori tecnologie che avevamo a disposizione per poter realizzare eventi e/o produrre video con realtà aumentata e non.

Il nostro sistema consente a chi lo utilizza di ricreare in digitale qualsiasi tipo di scenografia e, in tempo reale, utilizzare il risultato per lo streaming/messa in onda  o la registrazione “live” di quello che accade sul palco. 

La particolarità del nostro studio è che a differenza di un normale green screen abbiamo installato (e reso  pronto all’uso in pochi minuti) un sistema in grado di creare un’interazione fra le telecamere e le scenografie virtuali, così da creare delle soluzioni molto interessanti in particolare per il mercato “corporate” perché consente di operare o presentare prodotti in questi periodi in cui spostare delle persone e raggrupparle nello stesso posto è ancora un problema.

Grazie a questa tecnologia si riescono ad ottenere gli stessi risultati di eventi in presenza con dei budget molto inferiori. Crediamo molto che anche quando si sarà tornati alla normalità un pezzetto del mondo digitale e degli eventi virtuali non sarà abbandonato del tutto ed è su questo che stiamo scommettendo. 

Per quello che riguarda invece la vita “reale”, fortunatamente in questo periodo il Comune di Roma ha stretto un accordo con il Teatro dell’Opera ed ha “tirato fuori” il Festival di Caracalla, mettendo in scena alcuni spettacoli nello splendido scenario del Circo Massimo; tra questi una diretta televisiva per la serata della prima molto ben riuscita 

Per noi è stata un po’ una mano santa, perché ci ha messo in condizione di poter impiegare  pressoché tutti i nostri dipendenti, con l’aggiunta del personale di aziende con le quali collaboriamo normalmente, come cooperative di facchinaggio e così via, questo in un momento in cui non avremmo davvero potuto sperare di avere risorse per sorpassare l’estate.

Quanti dipendenti avete e quanti a chiamata?

La nostra struttura conta una sessantina di persone a libro paga, più un’altra quarantina di collaboratori che lavorano per noi la maggior parte del loro tempo.

Che tipo di aiuto avete avuto dallo Stato e dalle banche?

Dallo Stato abbiamo avuto la cassa integrazione in deroga per gran parte delle persone in azienda  e la sospensione di tutti i leasing e i mutui in corso ci consente di respirare, mentre, purtroppo, la possibilità di accedere ai tanto decantati finanziamenti garantiti dallo stato al 90 %  si presenta come una cosa tutt’altro che facile da raggiungere . 

Senza la sospensione dei mutui / leasing/ rientri di fatture anticipate non saremmo sopravvissuti, così come credo molte altre aziende. 

Che difficoltà ci sono state a gestire i debiti e i crediti?

Devo dire che i fornitori ci hanno aiutati tantissimo, rinegoziando le scadenze condividendo le difficoltà che tutti stiamo attraversando. Un po’ meno bene si sono comportati alcuni clienti che, anche se in situazione di disponibilità finanziaria, si sono chiusi a riccio come autoprotezione o addirittura hanno abusato della loro disponibilità pretendendo dai fornitori sconti altissimi a fronte di pagamenti immediati. 

Sono state molto più brillanti ed oneste le piccole strutture che avevano dei debiti nei nostri confronti le quali hanno sempre cercato di fare il possibile per poter in qualche modo saldare almeno una parte del debito e rinegoziare le tempistiche del resto. 

In questa fase di timida ripresa, che tipologia di richieste arrivano?

Fortunatamente, come ti ho accennato, abbiamo partecipato al lavoro del Teatro dell’Opera e quello ci ha dato la possibilità di superare la stagione estiva; speriamo che per l’autunno si concretizzino altri lavori con lo studio video e altri piccoli allestimenti, mentre tutti i grossi lavori sono slittati al prossimo anno.

Le professionalità che si sono create nel passato resisteranno a questa crisi o qualcuno deciderà, o sarà costretto, a cambiare lavoro?

Ricordo di avere vissuto nel passato un periodo di crisi simile (di origine finanziaria): allora non solo le professionalità ma anche le aziende chiudevano o venivano assorbite o si smembravano in diverse tipologie; insomma tutto è entrato in un grande frullatore che ha cambiato volto al mercato. Credo che questa volta potrebbe essere anche peggio.

Alla ripresa del mercato, le richieste saranno più essenziali o più avanzate tecnologicamente?

Bisogna dividere i settori, se parliamo di tour e musica live, penso che non cambierà moltissimo, ci sarà naturalmente una battaglia sui prezzi ma il lavoro potrebbe restare vivo come standard e qualità.

Per quanto riguarda invece  il corporate e gli eventi aziendali prevedo un grosso cambiamento. Le aziende stanno scoprendo  il virtuale con cui diventa tutto più semplice ed economico quindi, come già accennato, prevedo che gli eventi più grandi ed importanti si continueranno a fare, ma che una buona parte di quelli piccoli e medi verrà fatta in modalità virtuale.

Se dovesse andare così, i nostri sforzi di questo periodo sarebbero in parte ripagati; se così non fosse smonteremo tutto e via di nuovo in battaglia.

I prezzi dei servizi scenderanno, rimarranno come prima o saliranno?

Inizialmente sicuramente scenderanno, perché immagino che i clienti approfitteranno del momento per chiedere ulteriori sconti ad un mercato che è già all’osso rispetto all’estero, per poi nel tempo ritornare alla normalità. 

Pensi sia arrivato il momento di un’associazione?  Se sì, a cosa saresti disposto a rinunciare per farne parte?

Se parliamo di un’associazione seria e funzionale allora dico che farei carte false per farne parte; purtroppo fin ad ora non ho trovato nessuna soluzione che valesse la pena intraprendere/sposare o promuovere.

Dovremmo tutti sempre ricordare che il mercato è una cosa importantissima ed è stupido rovinarlo, è il nostro abbeveratoio, se lo inquiniamo saremo costretti ad abbeverarci con un’acqua inquinata.

Ti racconto un aneddoto: all’inizio di questo lavoro, più o meno  quarant’anni fa, eravamo circa una decina di strutture organizzate ad operare in questo mercato, ci conoscevamo e rispettavamo tutti: se il cliente di un altro service ci veniva a chiedere un preventivo, alzavamo subito il telefono per comunicare con l’altro service, chiedendo il perché di quello  che succedeva.

Molte  volte era perché il cliente stava cercando di  non pagare il servizio che aveva ottenuto precedentemente, andava quindi  in giro per trovare un nuovo fornitore che probabilmente non avrebbe pagato nemmeno questa volta. Il rispetto tra tutte le aziende ci poneva in uno stato di protezione di gruppo, inteso come sistema, e, grazie a questa professionalità trasparente, spesso abbiamo evitato di essere a nostra volta vittime di persone sbagliate e disoneste. 

Mi piacerebbe moltissimo che si tornasse a questa onestà di settore: si era un po’ come fratelli o, almeno… cugini!

Alessandro Giangi - Planet Service 

Come avete organizzato l’azienda durante il lock-down?

I primi giorni di fermo, parliamo del mese di febbraio, siamo rimasti alquanto spiazzati, ma una volta ripresi dallo shock ci siamo subito riorganizzati, visto che avevamo già dei contatti nel mercato delle installazioni. Inoltre ci siamo organizzati per fornire servizi in streaming ai nostri clienti, e per questo abbiamo stretto un accordo di collaborazione con una società specializzata che ci ha permesso in parte di poter dare ai nostri ragazzi un minimo di lavoro e, di conseguenza, di sostentamento, anche se in questi casi non si parlava certamente di grandi margini sui lavori.

Quanti dipendenti avete e quanti a chiamata?

A libro paga abbiamo otto dipendenti, più altrettanti collaboratori fissi regolarizzati attraverso cooperative e integrati all’occorrenza da altri tecnici a chiamata. Naturalmente nei periodi di fermo abbiamo usufruito della cassa integrazione parziale, perché a turni siamo riusciti a fare lavorare un po’ tutti con quei pochi lavori che ci siamo procurati appena è stato possibile.

Che tipo di aiuto avete avuto dallo Stato e dalle banche?

Dallo Stato momentaneamente solo la cassa integrazione, per il resto molte promesse, ma al momento niente. Mentre con le banche siamo riusciti a rinegoziare tutti i pagamenti relativi a mutui e leasing, prorogati di alcuni mesi, sperando che il mercato riparta mettendoci in grado di onorare i nostri debiti.

Che difficoltà ci sono state nella gestione di debiti e crediti?

È stato un lavoro difficile e certosino e lo è ancora oggi, però fortunatamente al momento siamo riusciti a completare il puzzle: tra creditori, banche e debitori siamo riusciti a far quadrare il cerchio. Fortunatamente eravamo tutti sulla stessa barca e ci siamo aiutati l’uno con l’altro, anche se in mezzo qualche furbetto ha fatto il suo gioco.

In questa fase di timida ripresa, che tipologia di richieste arrivano?

Come accennavo prima, stiamo viaggiando a vista: oltre a piccoli lavori di manutenzione, installazioni e supporto ai nostri clienti sullo streaming, per il momento grosse produzioni non si vedono all’orizzonte.

Le professionalità che si sono create nel passato resisteranno a questa crisi o qualcuno deciderà, o sarà costretto, a cambiare lavoro?

Assolutamente sì, ho notizie di diversi nostri collaboratori che si sono organizzati nel fare altri lavori, ma mi sembra abbastanza ovvio, specialmente se uno ha famiglia. Poi sicuramente quando il nostro mercato ricomincerà a girare molti torneranno, ma qualcuno lo perderemo, perché è vero che il nostro lavoro si fa anche per passione, ma è anche vero che lo stipendio è un’esigenza indispensabile 

Alla ripresa del mercato, le richieste saranno più essenziali o più avanzate tecnologicamente. I prezzi dei servizi scenderanno o saliranno?

È una domanda a cui sinceramente faccio fatica a rispondere: in questi mesi siamo entrati in un vortice e le aziende hanno reagito in modi completamente diversi tra loro. C’è chi ha voluto economizzare a tutti i costi, facendo il minimo indispensabile o addirittura niente, c’è chi ha addirittura aumentato il fatturato e quindi aveva le risorse per investire nelle nuove tecnologie o in servizi. Insomma io vedo un mercato a macchia di leopardo, è difficile fare delle previsioni. Sicuramente non sarà più come prima.

Come e quando si ritornerà al 100%?

Anche questa è una domanda difficile, le varianti in gioco sono molteplici. La mia opinione è che fino alla fine dell’anno dobbiamo sopravvivere con quello che c’è. Spero che il 2021 sia l’anno della ripresa, per tornare alla normalità nel 2022. Rimango comunque dell’idea che lo spettacolo live, musica o convention, crea comunque un fascino che non è riproducibile da alcuna tecnologia. Fermo restando che arrivi un vaccino a livello mondiale, altrimenti abbiamo fatto solo chiacchiere.

Pensi sia arrivato il momento di un’associazione?  Se sì, a cosa saresti disposto a rinunciare per farne parte?

Per la prima parte della domanda direi sicuramente sì, anzi, mi sento di aggiungere che siamo in netto ritardo, doveva essere fatta già da tempo. La seconda parte della domanda trovo che sia impostata in modo sbagliato: sarebbe più giusto dire “cosa saresti disposto a fare per un’associazione di categoria”. Risponderei “Io sono pronto”. 


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