Giovanni Pinna - Lighting designer

I protagonisti della sontuosa produzione Live Nation per Tiziano Ferro.

Giovanni Pinna - Lighting designer

Tiziano Ferro è un colosso dell’industria live italiana, e lo dimostra con un nuovo giro per gli stadi della Penisola. Siamo andati ad Ancona per scoprire i segreti del TZN tour 2023, intervistando i suoi protagonisti.

Giovanni, raccontaci il tuo approccio a questo disegno luci.

Questo disegno è nato nel 2020, prima del finimondo. Lo abbiamo ripreso in mano più volte, ma l’embrione del concept è rimasto lo stesso. Per quanto riguarda il disegno luci ha subito un profondo adattamento, sia dal punto di vista dei programmi sia delle forniture: abbiamo cercato di sfruttare a nostro favore questi tre anni di fermo, per apportare nuove idee e soluzioni. Il problema, in questa stagione dove tutti partivano, è stato trovare le professionalità indispensabili per svolgere il lavoro: io ringrazio Marco “Made” De Nardi, che mi ha coadiuvato sia nel progetto sia nella programmazione, perché senza di lui questo progetto non sarei stato in grado di svilupparlo, essendo impegnato in diversi altri lavori in contemporanea. 

I lavori in contemporanea erano sempre per la stessa agenzia. Pensi che se ti fossero capitati artisti di agenzie diverse, la cosa sarebbe stata ugualmente possibile?

Non ti so rispondere, ma posso dire che molto dipende dai personaggi in gioco. In questo caso, io ho proposto come mio alter ego Made, personaggio conosciuto e stimato da tutti, dalle agenzie al management ai colleghi. Penso che tra persone intelligenti e di buon senso queste problematiche si superino facilmente, in particolar modo nella stagione in corso, densa come non mai.

Una delle due strutture mobili.

Come hai interagito con l’importante presenza del video?

La regia dello spettacolo è stata condizionata fortemente dalla presenza di questo gigantesco LEDwall, sia nello show design di Giò Forma, e quindi nel disegno del palco di Claudio Santucci, sia nella regia e nei contenuti di Clonwerk e di Romain Paul Sabella. C’è stato un lavoro intenso da parte dei diversi gruppi, che alla fine ha soddisfatto tutte le parti. L’approccio del mio lavoro è stato un po’ diverso dal solito: ho dovuto creare delle scenografie luminose con fari e laser, tenendo conto della luminosità dello schermo e del giusto bilanciamento di tutta la scena. L’obiettivo fondamentale era tenere sempre in luce l’artista, dato che nell’idea di regia erano importanti le riprese di Tiziano, che dovevano poi essere riproposte sullo schermo e mixate insieme ai contributi.

Che tipo di materiale hai usato?

Principalmente i Robe Forte, che ho usato sia sul palco, sia nelle gabbie posizionate sulle torri delay. Questi ultimi erano ben 16 proiettori, di cui quattro usati come seguipersona. Poi ci sono dei wash Robe Spiider, dei Claypaky Super Sharpy, dei Vari-Lite VL6000 come special. Come riempimento, a tutto questo si aggiungono degli Ayrton Cobra, molti SGM P-5 e qualche DTS Katana. Per non farci mancare niente, ho aggiunto anche una trentina di laser sparsi per il palco.