Fabi Silvestri Gazzè: Il Padrone della festa - tour Italiano

Tre cantautori, tre amici hanno unito la loro ispirazione garbata ed intelligente in un disco che sta riscuotendo un buon successo; come il relativo tour, con una quindicina di date seguite da un pubblico numeroso ed attento.

di Giancarlo Messina

L’unione fa la forza e 1+1+1=3. Ma anche no (come dicono i giovani). Perché quando si parla di risultato artistico o di appeal sul pubblico, questi semplici assiomi possono essere facilmente smentiti: se non si crea la magia, se l’operazione risulta forzata, 1+1 può anche fare 0,5. E in questo caso, ovviamente, la colpa è sempre dell’altro.
Situazione ben diversa invece per questo trio, in cui la sinergia fra i cantautori romani ha dato buoni risultati in termini di produzione artistica – con il bell’album uscito a settembre – e di attrazione del pubblico ai concerti, tanto che, a nostra memoria, abbiamo visto per la prima volta i tre esibirsi con un proprio tour nazionale nei palazzetti dello sport.
Potremmo definire di stampo cantautorale anche lo show, se per questo si intende un’impostazione teatrale basata sui contenuti più che sui fuochi d’artificio. E d’altra parte la produzione è stata affidata a personaggi di primissimo piano: dallo show designer Giancarlo Sforza al produttore esecutivo Giorgio Ioan, fino al lighting designer Giovanni Pinna, professionisti che normalmente curano tour o eventi con budget decisamente più generosi; così come si è mirato alla pura qualità anche nella scelta delle aziende fornitrici.
Insomma un tour di Seria A, prodotto dalla OTRLive di Pino Barbaro e distribuito da International Music & Arts di Francesco Cattini.

Uno spettacolo che è piaciuto molto anche a noi, ben giocato sulle trovate teatrali che vivacizzano e rendono vario il palco – dall’apertura iniziale della scatola che contiene gli artisti, al lenzuolone teso a metà palco che viene ben sfruttato per proiezioni e controluce, fino allo svelamento dell’ottima band che accompagna il trio.
Molto belle le luci di Pinna, in equilibrio fra la teatralità e lo show puro, capaci cioè di passare dal piazzato d’atmosfera al movimento più rockeggiante che accompagna alcuni brani.
Ci ha convinti un po’ meno l’audio, diffuso dal classico V‑DOSC di Agorà, soprattutto sulle basse frequenze, piuttosto ingolfate e poco ferme – qui forse la scelta di un bassista non impegnato nel canto come Gazzè sarebbe stata preferibile – e in diversi momenti non impeccabile sulla intelligibilità della voce. Insomma largamente sopra la sufficienza ma non nell’eccellenza.
Pubblico partecipe e divertito, con una prevalenza nella fascia femminile dei quarant’anni; perché le quarantenni amano sentirsi dire che l’amore non esiste. A parte la (loro) eccezione alla statistica.
Ma ecco dalla viva voce dei protagonisti i dettagli tecnici della produzione.

Giancarlo Sforza, show designer

“Conosco Daniele da quando era piccolo – ci racconta Giancarlo – ed ho seguito la sua carriera; per questo ho accettato molto volentieri la proposta di lavorare a questo tour. Da subito ho trovato un ambiente molto stimolante, con tanta voglia di mettersi in gioco, senza grandi pressioni, forse anche perché, essendo in tre, ciascuno è in qualche modo un po’ deresponsabilizzato; comunque sono persone intelligenti e colte, quindi è molto semplice relazionarmi con loro.
“Lavoriamo a questo progetto da più di un anno e mezzo – continua Giancarlo – nonostante qualche difficoltà, a partire dal fatto che hanno case discografiche e management diversi. Ma anche Universal e Sony hanno trovato un accordo di fronte a questo progetto, superando delle trattative a volte complesse.
“Abbiamo cominciato il tour con un’appendice europea che è servita a rodare un po’ il concerto e, soprattutto, a creare il clima giusto.
“Ho proposto loro una serie di cose, un percorso per mettersi in gioco tramite un racconto in vari step: si comincia col palcoscenico spoglio ed un cubo bianco al centro; sul cubo iniziano i suoni della vita di tutti i giorni, solo audio e proiezioni video, poi la scatola si apre e loro sono dentro. Dopo quattro brani si passa allo step teatrale, con una sorta di grande lenzuolo appeso a circa metà palco, come un sipario provvisorio. Finalmente si scopre la band e comincia il concerto pop; in seguito arriva una parte cinematografica, con delle clip create da Samuele che contestualizzano i brani, senza mai andare nel didascalico; arriva infine la parte della festa, più fisica, in cui si vedono bene gli artisti sugli schermi grazie alle riprese delle telecamere.
“Le luci sono di Giovanni Pinna – dice Giancarlo – e la produzione è seguita da Giorgio Ioan, grandissimi professionisti che sono riuscito a coinvolgere, anche se questo tour non ha i budget a cui loro sono abituati. Anche i fonici sono stati per me una scoperta: davvero molto bravi.
“Sulla destinazione del budget bisognava fare delle scelte: abbiamo optato per avere audio e luci al massimo livello, anche se assorbono molte risorse, poi abbiamo due videoproiettori da 35.000 ANSI lumen, anche perché il racconto è cinematografico, ed il videoproiettore ha una pasta più adatta del LED in questo senso.
“Gli artisti sono molto attenti e competenti ed ogni scelta è stata condivisa da tutti e tre, non c’è nulla che loro non abbiano seguito. Anche decidere la scaletta da due ore e mezza è stato difficile, perché hanno un grande repertorio, pieno di hit, oltre al disco nuovo.
“I dati del pubblico – conclude Giancarlo – sono davvero confortanti e ci incoraggiano molto, perché stiamo andando in scena proprio grazie all’energia del pubblico: noi professionisti ci stiamo mettendo proprio il cuore, si tratta di un progetto che abbiamo voluto realizzare a prescindere dal budget”.

Giorgio Ioan, direttore di produzione

“La produzione – ci dice Giorgio – è di OTR, di Barbaro, agenzia e manager di Gazzè, mentre International Music di Cattini distribuisce il concerto. Il service Agorà ha fornito audio, luci e video.
“Per questi artisti è il primo tour nei palazzetti e sta andando molto bene, faremo anche una doppia data a Roma al Palalottomatica. Noi professionisti abbiamo sposato il tour perché si tratta di un bel progetto, c’è un bel feeling fra tutti, artisti e tecnici. C’è voglia di far bene, a partire da Sforza e Pinna.
“La scenografia è semplice ma molto teatrale, con delle belle idee: abbiamo fatto una settimana di prove a Formello, a nord di Roma, e tre giorni di allestimento qui a Rimini. Questa è quindi la prima data. Una produzione semplice e snella ma più che dignitosa, che con tre bilici riesce a creare uno spettacolo davvero godibile”.

Giovanni Pinna, lighting designer

“Sono stato coinvolto da Sforza e Ioan – spiega Giovanni – ed ho accettato perché si tratta di un progetto interessante, molto ambizioso rispetto al budget, e quando c’è l’intenzione di fare cose di qualità siamo sempre contenti. L’intenzione è stata subito quella di creare uno spettacolo diverso dal solito show nei palazzetti: alla fine sono soddisfatto, perché è uno spettacolo bello ed articolato.
“Molte cose sono cambiate strada facendo, tutto è molto essenziale, perché bisognava stare in due camion, quindi anche il disegno luci è lineare ma con cosine particolari, come ad esempio i proiettori disposti in gruppi di tre, con l’idea di un’impostazione teatrale, anche se poi molti pezzi pompano e siamo pur sempre nei palazzetti!
“Non volevamo i seguipersona – dice Giovanni – così ho preso otto Alpha Profile 1500 Clay Paky dedicati, quasi per tutto lo spettacolo, agli artisti, su diverse profondità, anche di taglio, indispensabili anche per illuminare il cubo. È tutto sagomato, anche per colorare la scenografia, ed è stata la scelta giusta per questa situazione, che ovviamente andrà intergrata in occasione delle riprese video per il DVD. In questa situazione, ovviamente, diventa indispensabile la collaborazione degli artisti, perché devono stare nella postazione esatta, altrimenti diventa un disastro, compromesso che loro hanno accettato volentieri.
“Come wash, dopo varie vicissitudini, per uniformità e leggerezza abbiamo scelto i Clay Paky Sharpy Wash, poi abbiamo 12 Martin Professional MAC Aura per i tagli, quindi 40 spot, 40 wash ed i profile. Gli spot sono Clay Paky Alpha Spot HPE 700 che, con un peso di soli 20 kg, per un contesto del genere sono perfetti; non mancano alcune incandescenze e i DWE. Alla fine abbiamo 90 testemobili, ma è tutto molto lineare.
“Lavoriamo molto anche sul fondale – aggiunge Giovanni – che è poi il principale investimento nella scenografia.
“Uso una grandMA Full Size, prima serie, con una Light come spare. L’operatore in tour sarà Roberto ‘Tramezzino’ Mezzi, perché io farò solo le date di Rimini e Roma.
“Illuminare il cubo è stato  molto complesso, ha richiesto tantissimo lavoro di focus sui sagomatori per non sporcare la scena ma renderla allo stesso tempo viva; poi è la volta del lenzuolone che sta su a cinque metri d’altezza, a tre metri dal fronte palco, con tre canzoni molto diverse per disegno luci. Su questa sorta di fondale provvisorio proiettiamo da dietro e dal fronte, ottenendo effetti interessanti.
“Per le proiezioni video abbiamo due videoproiettori da 35.000, ma sono parecchio lontani: sui contributi sono ottimi, mentre nelle riprese live mostrano una resa un po’ inferiore, cosicché abbiamo cercato di limitarle ed effettarle leggermente.
“Anche la programmazione è molto ricca e articolata – conclude Giovanni – per me è una novità lavorare con questi artisti e devo ammettere di essermi molto divertito”.

Riccardo Parravicini, sound engineer

“Sono da anni il fonico di Fabi – si spiega Riccardo – e sono stato scelto per questo tour. Di esterno uso solo un TC Electronic System 6000, collegato in AES/EBU, poi ho un Waves Sound Grid, quindi è tutto interno alla console DiGiCo SD7, stessa console usata sul palco con gli SD Rack.
“Le tre voci sono riprese con dei Sennheiser e935, su cui uso alcuni plug-in, tipo C4; ho tre microfoni sulla cassa: oltre ai due classici, Shure Beta 91 ed AKG D112, uso un Earthworks SR25 con il KickPad (un processore/equalizzatore passivo di Earthworks da inserire tra il microfono e l’XLR – ndr) che mixo insieme agli altri. La batteria è quasi senza compressione. Il basso ha due microfoni oltre alla diretta e sul mixer ho fatto due gruppi: uno per la diretta più un Electro-Voice PL20, l’altro con uno Shure SM57, così da poterli mixare in base al tipo di suono richiesto dal brano.
“Le chitarre ed il basso sono tutti in isoBOX Montarbo – dice Riccardo – ed anche i side sul palco sono spenti, quindi ho uno stage silenzioso che per me è un bel vantaggio”.

Enrico Belli, assistente FoH e PA Man

“Non avevo mai lavorato con questi fonici – dice Enrico – e sono stati una bella sorpresa. L’impianto è il classico V‑DOSC, scelto per risparmiare spazio di carico sul camion, perché quando si stiva è più compatto. Solo per Roma useremo degli extra-side e dei delay.
“I sub sono distribuiti bene grazie al palco molto lineare: ne abbiamo 22, tutti attaccati, che danno anche un bel colpo d’occhio. Formano un arco di circa 93° di apertura e, ogni quattro, uno è girato di fase per evitare un po’ di ‘rumba’ sul palco”.

 

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