Zubin Mehta con Bollani ed Elio al Mandela Forum

Molti si chiederanno cosa c’entra il maestro Mehta con Bollani ed Elio, ma queste divagazioni il Maestro se le era già prese negli anni ‘70, suonando con Santana e Frank Zappa. È comunque lecito chiedersi perché e perché proprio al Mandela Forum. Anche i ricchi piangono: lo stesso Mehta ha risposto senza mezzi termini: “Il Teatro dell’Opera ha bisogno di soldi: nomi come quelli di Bollani ed Elio possono riempire il Mandela Forum per ricavare fondi utili a mandare avanti il teatro”.
Insomma la musica che aiuta la musica.

di Alfio Morelli

Zubin Mehta ospita Bollani ed Elio al Mandela Forum

Venerdì 29 gennaio con Bollani e poi sabato 30 con Elio, si sono svolte al Mandela Forum di Firenze due serate di musica con l’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino e la collaborazione dello stesso Mandela Forum.
Far suonare un’orchestra in un palazzo dello sport non sarebbe normalmente una cosa consigliabile, ma grazie all’esperienza dell’architetto Carlo Carbone e alla lungimiranza di PRG (l’azienda che si occupa della gestione del palasport – ndr), al Mandela è stato messo in opera un trattamento acustico di grande efficacia, tanto che lo stesso maestro Mehta vi ha già eseguito diversi concerti con l’orchestra del Maggio Fiorentino.
La serata del venerdì, a cui siamo stati presenti, è iniziata con l’Ouverture dal Candide di Leonard Bernstein, eseguita solo dall’orchestra. È poi salito sul palco Bollani, con il suo pianoforte, che ha eseguito una fantastica Rhapsody in Blue di George Gershwin, dimostrando sia la diligenza nel farsi dirigere da Mehta, sia la genialità dell’improvvisazione jazzistica.
Il secondo tempo ha visto la Sinfonia n. 9 in mi minore dal Nuovo Mondo, op. 95 di Antonín Dvorák, eseguita solo dall’orchestra e diretta dal maestro Mehta.

Per quanto strano, si è dimostrato che anche in uno spazio dove normalmente si suonano canzonette e concertini, si può andare a vedere, e soprattutto ascoltare, della musica classica, eseguita da un’orchestra di grande valore.
Per riuscire a far ascoltare al meglio i tremila e cinquecento paganti, un bel colpo d’occhio, si sono comunque utilizzati gli strumenti tecnici messi a punto con le canzonette; occorre inoltre riconoscere che il PA è stato gestito talmente bene da risultare quasi trasparente, almeno fino alle ultime file, per coprire le quali serviva necessariamente spingere un po’ di più.

 

Il fonico Silvio Brambilla
Il fonico Silvio Brambilla.

Nel pomeriggio, finite le prove, abbiamo incontrato Silvio Brambilla, fonico del Maggio Musicale Fiorentino ed anche dell’evento al Mandela.
“Com’è noto, in questo periodo storico la cultura deve cercare di far tornare i conti – ci spiega Silvio – laddove i finanziamenti pubblici tendono sempre più a diminuire, quindi la formula di finanziamento più naturale è per noi quella di suonare. In questo caso abbiamo presentato due spettacoli ‘contaminati’, il primo con Bollani ed il secondo con Elio, al fine di attirare un pubblico nuovo e, al di là del biglietto, fargli conoscere la bellezza dell’orchestra e della musica classica. Inoltre in questi giorni il nostro teatro era impegnato con un grosso evento, quindi abbiamo pensato di trasportare questi concerti in uno spazio inconsueto, ma allo stesso tempo molto più capiente, come il palasport. Il Maestro aveva già avuto modo di esibirsi al Mandela Forum, in occasione del concerto per l’Aquila ed una seconda volta con i Carmina Burana, e reputava ottima l’acustica, naturalmente in rapporto alla tipologia di venue, così abbiamo deciso per questa scelta.
“A questo punto le problematiche da risolvere erano diverse – continua Silvio – occorreva pensare ad un rinforzo adeguato tramite un sistema di amplificazione ma anche iniziare una campagna promozionale per attirare più pubblico possibile, visto che la capienza lo permetteva. Tutte queste problematiche sono state risolte anche grazie alla disponibilità di PRG e ad un po’ di fortuna: qualche giorno prima, infatti, si era svolta al Mandela una grossa manifestazione, così era già montato un impianto PA che faceva proprio al caso nostro. Mi hanno quindi incaricato di curare tutta la parte tecnica dell’evento, tenendo conto di tutte queste variabili. Il progetto si è sviluppato dalla scelta di fare una ripresa microfonica a sezioni, così usando microfoni omnidirezionali posizionati al centro di ogni sezione sono riuscito a catturare tutti i suoni dell’orchestra e a fare un mix adeguato, anche tendendo conto che nell’orchestra classica una sorta di pre-mix si ha già in modo naturale, dovuto alla partitura ed alla bravura dei musicisti. Il mio compito era quindi quello di catturare il suono del palco e diffonderlo là dove da solo non sarebbe arrivato.
“Un’unica eccezione l’ho fatta per l’assolo del clarinetto in Rhapsody in Blue di George Gershwin – precisa Silvio – quando ho lievemente alzato la sezione dei fiati per evidenziare leggermente lo strumento. Ma anche, per forza di cose, il piano di Bollani è stato microfonato singolarmente.
“Grazie alla disponibilità di Amandla Production – ci spiega – abbiamo posizionato sul palco tre stage box – uno a destra, uno al centro e l’altro a sinistra – ai quali abbiamo collegato i vari microfoni, così da evitare troppi cavi in giro per il palco che avrebbero potuto creare disagio ai musicisti. In regia ho lavorato su un Soundcraft Performer, praticamente tutto in flat se non per un minimo di riverbero sugli archi”.

Simone Lazzarini
Simone Lazzarini di Amandla Production.

Ringraziato Silvio Brambilla, intervistiamo Simone Lazzarini di Amandla Production, da cui ci facciamo dare maggiori dettagli circa il setup dell’impianto audio.
“Qualche giorno prima, proprio qui al Mandela, avevamo installato un impianto audio Martin Audio sospeso a 360° per un altro evento, quindi non abbiamo fatto altro che smontare la parte in eccesso e lasciare tre cluster che servivano la parte frontale del palco. I tre cluster sospesi sono due laterali composti di diffusori W8LC ed uno centrale composto di sistemi W8LM. I cluster sono utilizzati per la copertura di tutto il pubblico seduto sulle gradinate di fronte al palco, mentre a terra, sotto il palco, abbiamo posizionato una serie di sub con sopra dei diffusori EAW JFL 210 come front-fill, con i quali copriamo tutta la platea. In questo caso l’impianto audio ha l’unica funzione di portare l’informazione musicale nelle zone più lontane, mantenendo lo stesso equilibrio e le stesse dinamiche prodotte sul palco dall’orchestra”.

È certamente un po’ strano assistere al concerto di un’orchestra classica in un palasport, in un’atmosfera ovviamente meno intima e raccolta, ma dobbiamo anche ammettere che forse è solo questione di abituarsi all’idea di una nuova situazione emotiva. La qualità dell’ascolto infatti ha sacrificato ben poco alla location, anche grazie alla qualità acustica del Mandela, e lo stesso numerosissimo pubblico è diventato quasi uno spettacolo nello spettacolo, arricchendo il concerto.
Se poi si pensa che questo diventa anche di traino per la vita dell’orchestra stessa, sicuramente si tratta di un’operazione più che ammirevole.
E poi volete mettere andare ad ascoltare Bernstein in jeans e maglietta? E quando ricapita?

 

Zubin Mehta ospita Bollani ed Elio al Mandela Forum

 

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