Vincenzo Spera

Il presente ed il futuro di Assomusica

di Alfio Morelli

 

SperaÈ rinomato: uno dei principali problemi dell’industria dello showbiz nel nostro paese è la scarsa capacità di associarsi e di acquisire visibilità nei palazzi della politica, dove si potrebbero risolvere non poche delle annose questioni che rallentano questo mondo. Assomusica è certo oggi l’associazione che meglio ha lavorato negli ultimi anni in questa direzione.

Intervistiamo Vincenzo Spera, presidente di Assomusica, per capire le prospettive dell’intero settore che ha senza dubbio necessità di innovazione ed imprenditorialità.

“La realtà italiana lavora su format vecchi — afferma Spera — che hanno in parte una loro valenza, ma che sono ormai superati: nel resto del mondo l’economia va più veloce.
“Dobbiamo cercare di pensarci inseriti in una realtà europea, e non a caso il nuovo progetto europeo per la cultura mira proprio all’innovazione ed all’imprenditorialità; questo significa che chi è capace di fare impresa ed innovare potrà accedere a dei fondi piuttosto consistenti e che l’Italia usa pochissimo. Bisogna quindi lavorare su dei progetti da proporre alla Comunità Europea affinché vengano finanziati, sia direttamente, sia tramite le regioni, ma anche tramite una rete transnazionale che aggrega soggetti interessati a vario titolo, simili ad Assomusica, al fine di creare un sistema che miri all’internazionalizzazione del settore dello spettacolo. A tal fine, Assomusica ha fatto un contratto con una società di Madrid che opera a livello europeo, molto accreditata a Bruxelles, e insieme a diverse realtà europee interessate a nuovi progetti stiamo cercando di unire le forze.
“Europa Creativa 2014‑2020 è proprio il progetto europeo che stanzia moltissimi fondi, 1 miliardo e mezzo di Euro in sette anni, e nel quale cerchiamo di inserirci”.

Spera ci parla anche del lavoro politico di Assomusica, un nodo focale:

“Il nostro settore, per intero, vende dieci milioni di biglietti all’anno — afferma —; il fatturato globale della musica in Italia è di 3 miliardi e 500 mila euro, con dodici mila aziende e 400.000 lavoratori. Sono numeri importanti, ma poco riconosciuti a livello politico, anche perché è un mondo molto frammentato e poco rappresentato. Noi di Assomusica siamo quasi diventati il nume tutelare di una serie di professioni e associazioni di aziende che ruotano intorno al concerto, quindi portiamo avanti un discorso che poi inevitabilmente ricadrà anche su tutte le professionalità del settore. Quindi Assomusica sta lavorando per tutti, cercando migliorie legislative che porterebbero giovamento a tutti.
“La legge sullo spettacolo è purtroppo ferma, ma la senatrice De Giorgi ha preso un impegno a voler andare a tappe serrate verso la conclusione del progetto, ed avremo presto degli incontri per dare il nostro contributo. Da Monti a Letta a Renzi è stato difficile tenere un filo conduttore, anche perché nel nostro Paese ci sono problemi ben più macroscopici da affrontare; ma speriamo di andare comunque avanti: abbiamo buoni collegamenti ma è importante far capire l’importanza del nostro lavoro e del nostro settore. Proprio per questo nei miei due anni di presidenza ho cercato di alzare il livello della nostra presenza nei palazzi della politica. “L’incontro con le altre associazioni, con cooperative e service c’è stato, su tematiche generali ma soprattutto nel campo della sicurezza. Abbiamo anche molto lavorato all’idea di una contrattualizzazione standardizzata, che però ha avuto un freno nell’attesa di un Decreto ministeriale che avrebbe dovuto modificare la legge sui cantieri… ma siamo ancora in attesa, perché caduto il governo Letta il discorso si è momentaneamente fermato.
“Con alcune cooperative di servizi e con i service abbiamo un rapporto di collaborazione, anche se poi siamo noi a fare da traino cercando di portare avanti anche le loro istanze.
“Anche con l’INAIL abbiamo lavorato ad una bozza di convenzione per una formazione specifica del settore, cosa molto importante perché si potrebbe attingere ai fondi che lo Stato mette a disposizione per la formazione e che sono spesso monopolizzati dai principali sindacati storici: noi siamo nuovi e dobbiamo inserirci, cosa non proprio facile.
“Ci siamo anche trovati di fronte alla possibilità di creare un albo professionale, ma i requisiti per entrare in questo albo sono stati subito oggetto di grandi discordie interne, e il discorso si è arenato: il nostro settore insomma non si presenta in maniera compatta, perché gli interessi e le realtà sono spesso divergenti. Stessa cosa per le figure professionali”.

Ma Assomusica non dimentica fra i suoi obiettivi il lavoro sugli artisti e sulla musica dal vivo:

“Fra gli obiettivi più importanti — spiega Spera — non bisogna scordare lo sforzo per far crescere la musica dal vivo e dare una lunga vita artistica a chi fa musica dal vivo. C’è un progetto portato avanti insieme alla SIAE: noi stiamo costituendo un fondo per consentire di suonare a chi ha le capacità, anche perché oggi si è castrati o dalla rete o dagli show televisivi, che però danno una vita artistica piuttosto breve a chi vi partecipa. La SIAE dal canto suo sta cercando di snellirsi, ma è sempre una struttura mastodontica, per di più attaccata dal libero mercato. L’unico settore che chiude in positivo nei suoi bilanci è quello musicale, che va a coprire i deficit che gli arrivano dagli altri settori. Ma bisogna stare all’erta: la musica si può stancare di questo. Adesso si sta capendo che soprattutto verso la musica live nei piccoli locali bisogna cambiare politica. “D’altra parte stanno nascendo realtà estremamente interessanti, come SMartit - Società Mutualistica per Artisti – sul modello di SMartbe di Bruxelles, una struttura che gestisce oggi 50.000 artisti, dall’ingegnere del suono al lighting designer, al pittore, al musicista. Questa struttura belga fattura circa 200 milioni di euro: gestisce l’artista associato in rete, ne cura tutte le pratiche ed il contratto, garantisce il pagamento in sette giorni, gode di diverse agevolazioni da parte dello stato, rimborsano l’IVA sugli acquisti e danno un micro credito per acquisti di materiale professionale: questo crea un polmone che genera economia ed è un ottimo esempio di innovazione a cui lavorare”.

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