I primi trent’anni di Link

Un’azienda pioniere, nata agli albori della storia del professionale in Italia. Oggi la ritroviamo come produttrice di attrezzature, con marchi propri e brevetti famosi in tutto il mondo.

di Alfio Morelli

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Assunta Frattocchi e Marco Piromalli.

Incontro Assunta Frattocchi e Marco Piromalli nei loro uffici di Roma. La nostra intervista non può che cominciare con una rimpatriata, visto che abbiamo condiviso e vissuto assieme – anche se la mia carta d’identità è un po’ più consumata – la nascita del mercato professionale nel nostro paese.
Ho infatti conosciuto Marco diversi anni fa, quando lavorava nel giro di uno storico service romano, insieme a tanti altri personaggi ancora oggi ben attivi nel nostro settore, come Giancarlo Sforza e Daniele Tramontani: parliamo della Staff di Roma, il primo service romano strutturato e con professionalità di livello internazionale.
Erano i primi anni Ottanta, e si iniziavano a mettere insieme i primi impianti audio e luci di una certa portata, scimmiottando un po’ gli stranieri che ogni tanto arrivavano nel nostro paese al seguito degli artisti famosi.

“Io e Stefano Brigidi – racconta Marco – cominciammo ad occuparci di collegamenti e ci specializzammo in questo campo: ciabatte, cavi multipolari, pannelli e tutto ciò che serviva per risparmiare tempo e rendere più sicuro il lavoro dei ragazzi che andavano in giro. Eravamo diventati un punto di riferimento per altri service sia a Roma sia nel Centro-Sud Italia. I primi prodotti stranieri passarono nella nostra sede: Meyer, EV, Jbl, Peavey... eravamo diventati un punto di incontro per tutti, i nostri colleghi ci venivano a trovare, si confrontavano e compravano anche del materiale da noi, visto che avevamo contatti con distributori italiani ed esteri.
“Quando nel 1987 la storia della Staff finì – continua Marco – io e Stefano decidemmo di continuare il nostro lavoro mettendoci in proprio e fondando la Link, proponendo cablaggi ad altri service. Per un rental, in quegli anni, non era facile fare il cablaggio di un impianto audio o luci importante: occorreva comprare i connettori da una ditta, i cavi da un’altra, i pannelli bisognava farseli in casa e poi passare le notti col saldatore, e inoltre non si aveva la sicurezza che il lavoro finale fosse perfetto o che rispettasse uno standard determinato. Noi proponevamo un sistema di lavoro più continuativo, adatto a creare uno standard, cosicché i service potessero anche scambiarsi del materiale e farlo funzionare facilmente. Davamo una continuità di fornitura, facendo trovare sempre la stessa marca di connettore, lo stesso tipo e colore di cavo e gli stessi collegamenti. Lo standard definitivo fu definito con l’incontro e l’accordo con i nostri amici di Bologna della Teches, Mauro Raffellini e company, i quali avevano una ditta simile alla nostra, con le stesse problematiche.
“Come Link – racconta Marco – decidemmo di partecipare alla Fiera di Francoforte con un nostro stand, appuntamento obbligatorio per farsi conoscere all’estero; qui ci scontravamo con i marchi più prestigiosi del mercato, ma con la nostra modestia ed il duro lavoro, pian piano ci guadagnammo il nostro spazio. La vera svolta della Link avvenne con la presentazione del nostro marchio Eurocable, cavo prodotto per noi e su nostre specifiche, con connettori della serie LK, anche questi costruiti per noi su nostre specifiche: fu un vero successo! Forse erano i primi prodotti nati appositamente per quel mercato.
“Lavorando con soddisfazione nei mercati europei – prosegue – ci venne voglia di dare un’occhiata anche al mercato americano, così decidemmo di prendere uno stand all’LDI. Anche lì l’accoglienza fu molto buona: il nostro cavo per installazioni fisse, quindi con una certa rigidità, era molto più flessibile di quello usato da loro per fare i multicord che portavano in tour. Ma il mercato americano è particolare: da una parte offre tutte le possibilità, dall’altra, prima di dare fiducia, vuole conoscere meglio le aziende straniere. Così il primo approccio con il mercato americano non ci diede i frutti che speravamo, frutti che invece arrivarono grazie alla collaborazione con Bob Vandenburg, ex dirigente ETC, le cui conoscenze e la cui professionalità ci aprirono molte porte. La consacrazione avvenne quando ci chiesero di risolvere un problema per il cablaggio audio del tour di Celine Dion: non riuscivano a trasportare il segnale e collegare i vari dispositivi audio a 96 kHz. Dopo tre settimane di studio e di prove, Link riuscì a risolvere il problema, e quel risultato sdoganò la nostra credibilità. Un’altra grande opportunità fu la possibilità di utilizzare una piccola parte delle strutture della ETC nel Wisconsin, sito di produzione che impiega circa 800 persone, in una struttura molto estesa. Grazie all’amicizia che ci lega a questa azienda, abbiamo organizzato insieme una piccola struttura in cui produciamo e immagazziniamo i prodotti per il mercato americano”.

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Cos’è cambiato nel vostro lavoro con l’avvento delle tecnologie digitali?

Sostanzialmente niente, perché da molto tempo nel nostro catalogo sono comparsi prodotti per il trasporto del digitale, infatti cerchiamo sempre di anticipare i tempi. Non a caso all’ultimo LDI hanno premiato un nostro prodotto, LKO, come il più innovativo nel settore audio. Si tratta di un nuovo connettore e di un nuovo cavo ibrido, in grado di trasportare contemporaneamente più utenze. Tra due punti, con una connessione unica, possiamo trasportare diversi segnali e contemporaneamente anche l’energia elettrica di potenza. Nello stesso connettore trovano spazio una connessione in fibra, per trasportare audio, luci, video e dati, e contemporaneamente tre o cinque contatti elettrici per il trasporto di energia elettrica monofase o trifase fino a 32 A. Grazie a questa innovazione, la credibilità del marchio Link potrà aumentare, dove serve, anche nei mercati più difficili. Questo prodotto è stato dimostrato anche all’ultimo Live You Play a Rimini, dove uno dei nove palchi era stato cablato con questo sistema: dallo stage partiva un cavo unico che alimentava la regia e riportava sul palco tutti i segnali del caso, audio luci, video e dati, con un risparmio notevole di tempo per il cablaggio e molta soddisfazione per gli operatori.

In trent’anni di successi del marchio, quali sono le soddisfazioni che ritenete più importanti?

Le soddisfazioni sono state tante nel corso degli anni, ma quella che supera tutte è stato il feedback che ci ha dato il service Agorà al ritorno da un incontro tecnico con il Comitato Olimpico: nelle richieste tecniche per i fornitori, il marchio consigliato per tutti i collegamenti era proprio Link! Ti assicuro che per noi è stato un bel riconoscimento. Possiamo orgogliosamente sostenere che in questi primi trent’anni di esperienza abbiamo fatto tanta strada: abbiamo fornito materiale per il cablaggio dei maggiori teatri italiani e non solo, negli studi televisivi, per cablare audio, luci, video e reti; abbiamo lavorato su molti OB van e con centinaia di service, aggiungendo le forniture per le diverse Olimpiadi a cura di Agorà.
Al momento abbiamo una sede a Roma, con una trentina di dipendenti, ed una negli Stati Uniti, con una presenza minima di cinque dipendenti fino ad arrivare anche a oltre quindici in alcuni periodi.

Giunti brillantemente al traguardo dei primi trent’anni, posso chiedervi cosa volete fare da grandi?

I programmi futuri sono semplici: riposarci ogni tanto... cercando di rimanere sempre giovani con la mente e non porci mai limiti. 

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I connettori della serie LKO che hanno vinto il premio a Las Vegas come il prodotto più innovativo nel settore audio.

Contatti: Link

 

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