E la Chiamano Rimini

Una manifestazione distribuita.

E la Chiamano Rimini

di Alfio Morelli e Michele Viola

Dopo lo stop forzato che ha costretto a sospendere la programmazione degli spettacoli in tutto il pianeta, molti comuni ed enti pubblici si sono organizzati per far ripartire gli eventi, per quanto possibile. Il Comune di Rimini, in particolare, capoluogo di una provincia a forte vocazione turistica, ha organizzato una manifestazione distribuita su tanti piccoli e medio-piccoli eventi in tutta la città.

Abbiamo assistito ad un concerto organizzato presso lo spazio chiamato Arena Lido, presso la Nuova Darsena di Rimini, e abbiamo parlato con alcune delle persone che hanno contribuito a costruire sul campo l’allestimento per l’evento e anche con alcuni esponenti della macchina comunale che ha organizzato la manifestazione.

Alla Darsena abbiamo incontrato Silvia Moni, dirigente del settore Sistemi Culturali di Città del Comune di Rimini.

Silvia Moni – Comune di Rimini

“L’idea di base – spiega Silvia – era quella di ripartire dalla Cultura: la città di Rimini ha una tradizione di spettacoli e di iniziative con programmazioni importanti, anche durante il periodo invernale ma sicuramente ancora di più durante la stagione estiva. Abbiamo restaurato di recente il nostro Teatro, il Teatro Galli, e quest’anno abbiamo dovuto annullare, come tutti, gli spettacoli in programma. Siamo riusciti a riproporre alcuni di questi spettacoli durante l’estate, necessariamente all’aperto e con una struttura più semplice. Questo si adatta particolarmente ad un territorio a forte carattere turistico come Rimini. Abbiamo quindi deciso di organizzare una serie di arene e di luoghi all’aperto, distribuiti nella città, anche per cercare di dare la possibilità a tutti di frequentare e di partecipare alle iniziative culturali e di spettacolo senza doversi spostare troppo, data la difficoltà posta da questa emergenza sanitaria.

“Qualche mese fa, infatti, l’amministrazione aveva la necessità di prendere delle decisioni organizzative anche contribuendo, per quanto possibile, alla diminuzione degli spostamenti e degli assembramenti. Rimini, tra l’altro, è stata una delle città più colpite dall’emergenza. 

“Questa Arena Lido è uno dei luoghi più capienti tra quelli che abbiamo allestito – continua Silvia – e qui siamo in grado di proporre gli spettacoli di maggior richiamo nella nostra programmazione. Poi c’è la Corte degli Agostiniani, che è per tradizione, da sempre, la nostra arena cinematografica estiva in centro storico, in cui però quest’anno abbiamo dovuto fortemente ridurre la capienza a causa, ovviamente, delle direttive sul distanziamento interpersonale. 

“Il progetto E la chiamano Rimini è nato così, con un’iniziativa musicale: con un doppio CD a cui hanno partecipato molti artisti riminesi. Questo è stato un po’ il simbolo della ripartenza degli spettacoli. Un’opera molto bella, secondo me. Nel CD ci sono 36 pezzi, uno per ciascuno degli artisti che hanno partecipato; inoltre tutti hanno cantato insieme Rimini di Fabrizio De André, brano con il quale è stato realizzato un video che si può trovare sul nostro sito e, naturalmente, anche su YouTube. Abbiamo voluto anche esplicitamente, con questo progetto, far sentire la vicinanza dell’amministrazione ad uno dei settori maggiormente colpiti dalla pandemia che è quello degli spettacoli dal vivo.

“Siamo quindi ripartiti con una programmazione eterogenea che va dal cinema alla prosa, alla danza, alla musica. Spettacoli più importanti e spettacoli più piccoli.

Ripartire con lo spettacolo significa naturalmente non solo sostenere gli artisti ma anche tutte le maestranze: i tecnici, le maschere, gli elettricisti, i macchinisti, i facchini… tutto quel mondo che troviamo dietro a ciascuno spettacolo, nel retropalco”. 

Quest’anno avete dovuto annullare almeno due manifestazioni importanti, dal punto di vista del pubblico: l’adunata degli Alpini e la Molo Street Parade.

Esatto. Abbiamo dovuto rimandare a tempi migliori la Molo Street Parade, proprio per le sue caratteristiche, perché l’assembramento è una delle sue caratteristiche peculiari. L’Adunata degli Alpini non è stata propriamente annullata ma è stata rinviata al prossimo anno. Altri eventi che dal punto di vista organizzativo era possibile riprogrammare anche se con un format diverso, come Al Meni e la Notte Rosa, sono stati riprogrammati tra agosto e settembre. Al Meni è stato riprogrammato nella seconda metà di settembre, con un format differente e coinciderà con l’apertura di un museo di arte moderna contemporanea, che era anch’essa prevista per metà marzo ma abbiamo dovuto ovviamente rinviarla.

Anche la programmazione del Teatro Galli è stata rivista?

Sì. Ripartiremo in settembre con una programmazione di prosa e di musica, ovviamente limitata dal punto di vista della capienza e anche come numero di spettacoli.

Qui all’Arena Lido a chi vi siete affidati per la produzione?

Questa è un’arena dedicata prevalentemente al cinema. Sono stati coinvolti i gestori delle sale cinematografiche della città, che hanno collaborato creando una sinergia e lavorando insieme per l’Arena Lido. Qui ci siamo inseriti con una serie di concerti che avevano bisogno di uno spazio più grande, all’aperto: è infatti una grande piazza che, come dimensioni e conformazione, si prestava a questo tipo di eventi. Abbiamo cercato di coinvolgere, nel progetto musica come nel progetto cinema, i soggetti che sul territorio lavorano nel settore. Abbiamo lasciato loro l’organizzazione di questa arena, perché hanno le capacità, le competenze e l’esperienza per poterlo fare al meglio.

Lo staff di Control Room. Da sx: Danilo Vienna, Luca Amati e Matteo Chichiarelli.

Matteo Chichiarelli e Danilo Vienna: Control Room

“Facciamo parte della società Control Room – ci dice Matteo – insieme a Luca Amati e Anna Giannella. Ci occupiamo di progettazione, organizzazione e produzione di eventi. Avendo la sede a Rimini, siamo in continuo contatto con il Comune e con diverse realtà locali, che ci hanno chiesto di progettare e organizzare uno spazio multi-servizi all’aperto, in cui l’attività principale è la proiezione cinematografica, gestita da una cordata di gestori di sale cinematografiche a Rimini: Cinema Fulgor, multisala Giometti, Cinema Settebello e Cinema Tiberio, che hanno organizzato una programmazione di film per tutta l’estate. Il Comune, come nel caso di questa sera, ha inserito nella programmazione dei concerti e degli eventi che non ha potuto svolgere all’interno del Teatro Galli e che si prevede possano avere un discreto richiamo di pubblico. Questo spazio potrà essere utilizzato inoltre per prosa, balletti e altre manifestazioni. Questa Arena è partita all’inizio di luglio e rimarrà aperta tutte le sere almeno fino alla fine di agosto”.

Quali erano le richieste del committente e come le avete risolte?

Principalmente occorreva progettare un palco multiuso che all’occorrenza avrebbe consentito di sospendere e tendere uno schermo da proiezione, mentre per alcuni eventi lo stesso palco avrebbe dovuto trasformarsi in un palco da spettacolo, quindi libero da schermo e con un impianto audio e luci più potente e articolato. Occorreva creare uno spazio protetto in cui posizionare il proiettore cinematografico, che non è proprio leggerissimo. Abbiamo usato due container sovrapposti: in quello superiore abbiamo organizzato lo spazio per il proiettore e i relativi accessori, mentre in quello inferiore, che serve principalmente per sollevare il primo, abbiamo organizzato degli spazi di servizio. Una terza soluzione da progettare, quella più importante e difficile, era lo spazio in cui il pubblico doveva sedersi mantenendo il distanziamento interpersonale richiesto dalle attuali direttive sanitarie.

Danilo: Dovevamo risolvere appunto il problema del distanziamento interpersonale, interpretando e implementando le direttive vigenti in questo momento. Studiando i diversi pareri e confrontandoci anche con gli operatori sanitari, abbiamo trovato questa soluzione che abbiamo poi sottoposto alla Commissione di Vigilanza, che a sua volta ha espresso parere favorevole. In pratica, senza scendere nei dettagli tecnici normativi, abbiamo dimostrato che la distanza interpersonale da considerare va valutata da naso-bocca a naso-bocca e non da spalla a spalla, permettendo così di risparmiare molto spazio. In pratica, questo permette di distanziare i gruppi di congiunti con una sola sedia vuota, invece di due, e di utilizzare tutte le file, distanziate normalmente di 110 cm tra schienali successivi (che significa 110 cm tra naso-bocca e naso-bocca).

Da dove è venuta l’idea dei bancali?

Matteo: Era un’idea che avevo utilizzato anni fa nell’organizzazione del Corona Sunset Festival, in spiaggia, festival prodotto da un’azienda olandese che produce i più grossi festival di musica elettronica, come il Tommorowland, dove il contest dell’arredamento era concentrato sull’uso dei pallet. Ripresa e modificata l’idea, abbiamo sovrapposto due pallet da 80 × 120 cm e abbiamo fissato una sedia a ciascuno dei quattro angoli: in questo modo il distanziamento è assicurato ed il pallet funge anche da appoggio – per una borsa, un bicchiere una pizza, visto che al bar servono anche le pizze – ed in mezzo al pallet abbiamo posto un vaso con una pianta per arredare anche un po’ la struttura. Questa soluzione, carina e decisamente poco costosa, è andata bene sia per la proiezione dei film sia per gli altri spettacoli. Altri bancali sono stati utilizzati come elementi scenografici o per suddividere diverse aree. Dietro abbiamo poi aggiunto due settori di sedie monoscocca, per aumentare la capienza durante gli eventi con maggior richiesta.
Abbiamo poi diviso l’arena in cinque colori diversi, anche per gestire meglio il distanziamento durante l’accesso e il deflusso, ad esempio alla fine di ogni spettacolo esce prima il settore arancione, che è quello posteriore, poi i settori verde e rosa più avanti, e poi quelli blu e rosa vicini al palco. Abbiamo visto che il modo migliore per la gestione di questi aspetti passa per l’informazione: facciamo molti videomessaggi che carichiamo sul nostro canale YouTube, poi mostriamo dei QR-code – ci sono anche dei QR-code sulle sedie – su come uscire, come comportarsi dentro l’Arena mettendosi la mascherina quando ci si alza dal posto… Oggi c’è il concerto e non c’è lo schermo, quindi sentirai solo l’audio; quando invece c’è anche lo schermo facciamo girare un videomessaggio, fatto da noi, in cui spieghiamo tutte queste cose, e abbiamo notato che le persone recepiscono facilmente queste informazioni.

Questa sera c’è un concerto di Paolo Fresu che interpreta le canzoni di David Bowie. Oltre a Fresu, sul palco c’è Petra Magoni (voce), Gianluca Petrella (trombone, elettronica), Francesco Diodati (chitarra), Francesco Ponticelli (contrabbasso, basso elettrico) e Christian Meyer (batteria). Per poter soddisfare tutte le richieste dei biglietti e dare anche un senso al botteghino, visto che l’Arena è organizzata per una capienza di poco superiore ai 500 posti, sufficienti per il cinema ma scarsi per i concerti, durante la serata lo spettacolo viene replicato due volte: una prima con l’inizio alle 20:30 ed una seconda alle 22:30, soluzione che ha trovato l’accordo sia di quelli sul palco che di quelli sotto.

Sul cinema cosa mi racconti?

È un mondo un po’ nuovo per me. Qui usiamo un proiettore cinematografico, un Sony 4K di ultima generazione che contiene sei lampade allo xeno e pesa 180 kg.

Gli impianti?

Per il cinema abbiamo due cluster di Nexo Geo S appesi alla struttura, con i sub a terra, mentre per i concerti viene montato un KARA L-Acoustics con un DiGiCo SD9 e un Midas Pro2.

Quanto personale viene impiegato qui?

Questo è stato anche un modo, ovviamente, per far lavorare un po’ i ragazzi in questo periodo di crisi. Per aprire l’Arena c’è una cassiera, quattro maschere, due tecnici tra audio e luci e altre due o tre persone di assistenza dentro l’Arena, e questo tutti i giorni. Per il montaggio sono serviti sei o sette facchini al giorno. Dal punto di vista economico c’è stato l’intervento del Comune che è stato parte integrante del progetto e abbiamo anche due sponsor che sono Conad e Romagna Acque, l’azienda che gestisce l’acquedotto.

Marco Leonetti – Cineteca del Comune di Rimini

“Mi sono occupato principalmente dell’organizzazione degli eventi con il cinema – dice Marco – anche se mi sono un po’ allargato, almeno in sede preliminare, anche nei confronti degli altri eventi. All’interno dell’organizzazione comunale Laura Fontana si sta occupando del teatro e Susanna Gabellini degli eventi musicali, poi ci sono, tra gli altri, il regista Gianluca Reggiani che ci aiuta ad organizzare gli eventi teatrali e Aldo Maria Zangheri di Rimini Classica per gli eventi musicali.

“Il tutto parte dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Rimini e dall’assessore Giampiero Piscaglia che, anche ovviamente assecondando una volontà politica del sindaco e della Giunta, si è chiesto cosa si potesse fare, in pratica, con la situazione attuale. Nasce quindi l’idea del CD: un progetto musicale, al posto del manifesto balneare di Rimini degli anni passati, da realizzare coinvolgendo gli artisti riminesi. Poi abbiamo pensato: perché non farli esibire? E così abbiamo pensato a interessare vari spazi, vari luoghi della città. Tanti piccoli eventi distribuiti per la città”.

Quali sono gli spazi, di preciso?

C’è l’Arena alla Darsena, poi il complesso degli Agostiniani, l’ex Colonia Bolognese, Il chiostro della biblioteca Gambalunga, il lapidario del Museo, il Podere dell’Angelo, la Piazza sull’Acqua; la piazza di Viserba e gli ex magazzini Enel in via Destra del Porto. È un cartellone unico, che speriamo di portare avanti anche l’anno prossimo in una situazione di normalità. Tutto è stato organizzato in velocità.

La Darsena è gestita da un soggetto privato, che è la cordata di gestori delle sale cinematografiche, quindi è lo spazio che alla fine, dal punto di vista organizzativo, ci dà meno pensieri. Ovviamente, che tu faccia un concerto da trenta persone o da mille, dal punto amministrativo non cambia moltissimo: serve lo spazio in sicurezza, le prenotazioni, eccetera; man mano la cosa è cresciuta, e abbiamo voluto affidare i lavori a quelle figure che in questi anni sono state dei punti di riferimento: artisti, cooperative come DOC e Cometa, persone impegnate nella sicurezza, un service per ogni spazio. Abbiamo fatto delle piccole gare, con molti incarichi sotto i cinquemila euro che permettevano l’affidamento diretto. È stato utilizzato un principio di rotazione, e l’intento esplicito di dare spazio e respiro a un settore fermo e gravemente colpito dalla crisi.

Il pubblico come ha reagito?

Dipende dal tipo di pubblico, perché ad esempio agli Agostiniani il pubblico è in genere più maturo e prudente, mentre altrove i più giovani si sono lanciati di più. Poi in questi eventi abbiamo introdotto la necessità di prenotare, quindi una modalità diversa dal solito. Vedere la reazione delle persone è stato uno degli aspetti più curiosi. La Darsena sta crescendo, nonostante la situazione difficile vengono sempre più persone: è uno spazio nuovo, un po’ fuori mano; in piazza Fellini forse sarebbe stato più facile, ma valorizzare la Darsena e portare gli spettacoli nel quartiere al di là del canale del Porto era tra gli obiettivi del progetto. 


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