Arena di Verona: Segni di ripartenza per la musica

Seat Music Awards e HEROES.

Arena di Verona: Segni di ripartenza per la musica

di Giancarlo Messina e Douglas Cole

Sono stati i Music Awards la scintilla da cui è scaturita questa settimana di iniziative musicali: quest’anno sponsorizzati da Seat – SMA appunto –  sono ormai da molti anni un appuntamento fisso per artisti e pubblico. La novità è che, per questa occasione, il consueto logo di F&P è stato affiancato da quelli di Live Nation e Vivo Concerti, cioè due delle principali agenzie di spettacolo italiane concorrenti, una collaborazione quanto mai inattesa ma che rivela comunque la capacità di sapersi adattare e, in qualche modo, far squadra, in un momento così delicato.

La mancanza di una vera stagione lirica all’Arena ha inoltre fatto sì che si entrasse a lavorare in un anfiteatro non solo completamente senza palco, ma senza nemmeno il rivestimento in legno del pavimento dell’arena vera e propria. Abbiamo quindi assistito per la prima volta a degli show non solo a 360°, ma anche con il palco montato sulla sabbia alla reale altezza del suolo.

Concentrandoci sugli eventi prettamente musicali, le serate principali sono state tre: due per il Seat Music Awards, il 2 e il 5 settembre, con la conduzione di Carlo Conti e Vanessa Incontrada e la diretta su RAI1; domenica è stata invece la giornata di Heroes, evento dedicato agli operatori sanitari, veri eroi nei primi mesi dell’emergenza, che passerà alla storia per essere stato il primo concerto fruibile da casa solo in streaming a pagamento.

Il ricavato complessivo di tutta la settimana di musica, al netto delle spese, è poi confluito nel fondo COVID 19 – Sosteniamo la musica di Music Innovation Hub, nato con il supporto di Spotify e della Federazione Industria Musicale Italiana. MIH, per la cronaca, è una nuova realtà che si è presa in carico l’onere (e l’onore) di erogare i contributi a sostegno dei lavoratori dello spettacolo, secondo criteri che i più interessati possono trovare sul relativo sito (www.musicinnovationhub.org) dove è anche possibile fare richiesta di contributo.

Non conosciamo, mentre scriviamo, i dati precisi del fondo raccolto e molto probabilmente, per quanto possa essere ingente, si tratterà della classica goccia nell’oceano, ma al di là dell’aspetto prettamente economico l’occasione è stata molto importante per sottolineare davanti al grande pubblico l’esistenza di una categoria di lavoratori legata alla filiera della musica, cioè la nostra, quasi sempre del tutto dimenticata o data per scontata. Da sottolineare anche, a tal proposito, il riconoscimento pubblico ai tecnici di #ChiamateNoi, una delle iniziative più riuscite in questo periodo nero per lo show.

Bisogna ammettere che l’occasione è stata importante anche sotto il profilo psicologico per tutti coloro che vi hanno lavorato, dai produttori ai tecnici, a cui io aggiungerei anche i giornalisti specializzati, perché rivedere tanti amici e tanti volti noti al proprio posto di lavoro è stata senza dubbio una notevole iniezione di speranza nel futuro. Il quale, a dire il vero, proprio roseo non è, perché rimane comunque l’incognita del momento in cui si potrà tornare a fare davvero il proprio lavoro, certamente non prima della prossima primavera. E già sarebbe da metterci la firma!

Così – come ai vecchi tempi, ci verrebbe quasi da dire – siamo saliti sulla nostra auto e ci siamo fatti i 280 km necessari per essere presenti in Arena sia sabato 5 sia domenica 6 settembre per due delle serate in questione.

Giunti a destinazione, l’atmosfera è quella frizzante delle grandi occasioni, con il pubblico di giovanissimi (mascherati) che pressa alle transenne nella speranza di vedere scendere dal via vai dei van il proprio idolo. A noi i furgoni interessa invece soprattutto scansarli, aspettando alla carraia il sempre in forma Orazio Caratozzolo che ci viene a prendere coi nostri All Areas: misurata la febbre ci viene apposto un braccialetto (che una volta indicava l’accesso alle zone VIP, adesso certifica la temperatura regolare! O tempora! O mores!) e siamo dentro.

Saliamo subito negli uffici di produzione dove, mirabile dictu, troviamo affiancate la scrivania di Antonella Lodi, di Live Nation Italia, e proprio quella di Orazio Caratozzolo, di F&P, mentre Andrea Ritrovato, in rappresentanza di Vivo Concerti, è al momento assente. Con Orazio e a Antonella facciamo una chiacchierata per capire meglio il tipo di evento e la sua organizzazione.

Orazio Caratozzolo di Friends&Partners e Antonella Lodi di Live Nation Italy

“Il vero problema del settore in questo momento – spiega Orazio – è che viviamo in un limbo in cui niente è certo. Non riusciamo a programmare con certezza e nemmeno a impegnare uomini e aziende, alcune delle quali, non a caso, iniziano a cambiare attività: quando ripartiremo c’è quindi il rischio di non trovare materiali e forza lavoro, perché parliamo di specialisti e non di manodopera generica. Già adesso abbiamo fatto fatica a trovare i facchini, tanto che domani sera all’out verranno da Milano. Noi, come i nostri colleghi, viaggiamo con un 90-95% di fatturato in meno e si capisce da soli l’impatto di un numero del genere. Capiamo anche che nessuno può cambiare lo stato delle cose al momento e che dare delle colpe sarebbe poco intelligente.

“La genesi di questa settimana nasce dai Music Awards – continua Orazio – con cui l’operazione Heroes è diventata un tutt’uno, con la novità che tutti gli eventi sono firmati dalle tre agenzie”. 

“Questa collaborazione – ci spiega Antonella – è nata dal coinvolgimento delle tre agenzie, tramite l’avvocato De Palma, da parte di Music Innovation Hub, una società che ha una serie di obiettivi sociali fra i quali quello di divulgare determinate conoscenze del mondo musicale. MIH è inoltre il riferimento italiano per la distribuzione e la gestione del fondo istituito grazie a Spotify a favore dei lavoratori dello spettacolo. Per raccogliere ulteriori fondi hanno avuto l’idea di creare uno show, Heroes, che fosse trasmesso in streaming a pagamento. Quindi la nostra unione è nata per Heroes, ma visto che questo evento si legava in termini di produzione ai Music Awards, è stato scelto di mettere i nostri marchi su tutta la settimana, compresi i MA”.

“Questo streaming andrà su una piattaforma, che si chiama Futurissima, dedicata al mondo desktop e smartTV – precisa Orazio – e su un’altra, che si chiama A-Live, che si occuperà invece dello streaming su mobile”.

“Molti biglietti di Heroes – continua Antonella – sono stati dedicati a circa duemila operatori sanitari della zona, un ringraziamento per quanto hanno fatto; la parte rimanente è invece a pagamento, fino a raggiungere i 3800 complessivi, la capienza massima di oggi, cioè meno di ¼ rispetto alla norma. Al netto delle spese, il ricavato sarà dato al fondo di MIH che distribuisce settimanalmente dei contributi, in base a certi suoi parametri, solo al mondo della musica. Non bisogna confondere questo fondo con quello internazionale istituito da Live Nation con cinque milioni di dollari, poi ingrandito dalle donazioni degli artisti (come ColdPlay e grossi nomi internazionali…) e che ha distribuito mille dollari ad ogni tecnico che dimostrava di aver perso il lavoro. Noi in Italia lo abbiamo distribuito a circa 150 persone, fra fonici, scaff, rigger, tour manager e quanto altro”.

“Ovviamente gli artisti qui presenti non sono solo quelli seguiti dalle nostre tre agenzie – precisa Orazio – perché abbiamo cercato di coinvolgere tutti, ovviamente scegliendo i più amati dai giovani nella serata dello streaming. Le serate di mercoledì e sabato sono quindi coperte dallo sponsor e dalla RAI, così Heroes ha potuto usufruire della copertura economica delle serate precedenti, perché per noi è come se fossero un’unica produzione”.

“Com’è stato lavorare insieme? È stato facile – spiega Antonella – perché questo periodo in qualche modo ci ha uniti, cosa indispensabile per poter andare a dialogare insieme con il Governo mostrando unità di intenti. Adesso siamo qui da una settimana, nello stesso ufficio, e credo che, a parte ogni concorrenza di tipo aziendale, a livello personale non ci siano problemi di sorta.

“Anche la scelta delle aziende al lavoro è stata fatta senza tante discussioni – continua Antonella – e sulle diverse figure professionali abbiamo pescato un po’ qua un po’ là, come ad esempio per la cura dei camerini. Abbiamo certamente fatto lavorare gli uffici di produzione interna, rimasti a lungo a casa: questo è stato importante anche per dare loro una motivazione ad andare avanti e recuperare in qualche modo il ritmo delle produzioni, che non è come fare smartworking o stare in cassa integrazione. Adesso purtroppo si torna a casa e gli uffici resteranno chiusi fino a dicembre.

In generale questa collaborazione è stata importante per mostrare al grande pubblico che esistiamo, che generiamo economia, e questo andava fatto stando uniti, perché alla fine siamo la stessa industria”.

“L’unione fa la forza – aggiunge Orazio – e ora che il nostro mondo è stato veramente abbandonato era quanto mai importante farsi vedere per sensibilizzare il pubblico verso le nostre problematiche: hanno modificato la legge e adesso occorre rimborsare i biglietti dei concerti cancellati, ma questo vale solo per i concerti di musica leggera, non per tutte le altre categorie di spettacolo! Si parla di migliaia di biglietti già venduti, una liquidità che era molto meglio avere disponibile in cassa per dare ossigeno a tutto un ambiente.

“Dobbiamo inoltre ringraziare particolarmente alcuni fornitori, come Agorà, Italstage, CME per la parte elettrica e STS che stanno contribuendo moltissimo a queste serate: sostanzialmente forniscono i materiali gratis, perché noi stiamo rimborsando solo le spese vive e il costo del personale. Anche gli artisti partecipano gratuitamente e abbiamo chiesto loro di limitare le spese e gli accompagnatori. È una produzione impegnativa: per i Music Awards ci sarà un unico palco a 360°, mentre stanotte si creeranno due palchi a schiena d’asino per Heroes. Le prove musicali si sono tenute al palazzetto di Villafranca, e ci saranno regie audio doppie per FoH, monitoraggio e la messa in onda. La regia TV viene gestita dalla RAI, mentre per domenica abbiamo una regia a parte della 3Zero2, multinazionale con base italiana a Milano: ci sono 18 telecamere, e per lo streaming ci sarà anche un canale di audio immersivo ad hoc da ascoltare in cuffia”.

“Per quanto riguarda lo streaming – precisa Antonella – abbiamo ad oggi venduto circa 30.000 biglietti a 9,90 € ciascuno, vedremo a quanto arriveremo fra oggi e domani, perché le ultime ore sono molto importanti. Per essere il primo esperimento italiano serio di streaming a pagamento mi pare già un bel successo.

“Ovviamente lo streaming, COVID a parte – continua Antonella – non sostituisce lo show live, ma lo integra: pensa a chi non riesce o non può comprare il biglietto di un evento unico o di un concerto già sold-out… Vedremo nel futuro come si evolverà”.

Ringraziati Antonella e Orazio, andiamo ad approfondire l’aspetto tecnico della produzione. Camminando per l’Arena, ci fa davvero piacere salutare molti amici che non vedevamo da tempo! Fra questi Maurizio Nicotra, che l’ultima volta avevamo visto in streaming durante i nostro “Forum” dei fonici. 

Maurizio Nicotra – FoH per SMA

“Molti artisti – spiega Maurizio – ovviamente si esibiranno usando delle basi musicali, non ci saranno quindi molti strumenti suonati, salvo qualche eccezione. Ma anche se si tratta di pochi canali, in contesti come questo, nei quali si interagisce con la RAI, la DiGiCo SD7 è sempre molto utile per la flessibilità di impostazione e la facilità dell’interfaccia. Questa sera le due SD7 hanno il mirroring interno nei loro motori, mentre la seconda è nell’anello, usata come spare della prima a tutti gli effetti. 

La metà delle situazioni sono base più voce, mentre altre sono situazioni con strumenti live – chitarra voce, piano voci, ecc... certamente più divertenti per il fonico.

La squadra monitor per SMA, Remo Scafati (sx) e Massimo Manunza.

“La diffusione qui per me è piuttosto familiare, essendo molto simile a quella che mi ha accompagnato in tour con Baglioni. Considerando le varie problematiche che presenta la diffusione a 360°, questa è a mio avviso una soluzione vincente. Si riesce a  gustare una certa fedeltà anche in un contesto così. Daniele Tramontani e Danilo Amato di K-array riescono a tirare fuori una precisione notevole. Qui la differenza è che i sub sono tutti a terra, intorno al palco, con i K-array integrati da L-Acoustics sui lati lunghi. Vista la comodità e la compattezza di questo impianto K-array, secondo me andrebbe usato di più anche in altri contesti. 

“Sul palco ci sono dei wedge, dei side appesi e anche degli IEM, per poter accontentare tutti i diversi artisti. La regia monitor è sotto il palco, diretta da Manunza assistito da Remo Scafati, e gestisce, tra microfoni e IEM 53 frequenze”.

La squadra FoH per Heroes, durante le lunghe prove di domenica mattina (da sx): Andrea Corsellini, Daniele Tramontani e Alberto Butturini.

Daniele Tramontani – Sound designer

“Per questo allestimento – spiega Daniele – siamo partiti dalla stessa idea che abbiamo usato per Baglioni: otto grappoli, due ogni angolo, ciascuno di sei casse K-array KH7, più i 24 sub KS7. Siccome qui c’era il problema di mettere i sub a terra per una questione della velocità di montaggio, si doveva creare un sistema ad anello in grado di sostenere l’operazione, quindi sono stati aggiunti esternamente gli altri sub che, per Baglioni, erano sotto il palco. Quindi, l’anello qui si forma di 24 KS7  più 22 KS28 L-Acoustics. Tanti bassi! La difficoltà in questa situazione è data dalla disposizione rettangolare, che mette una grossa quantità di basse solo di fronte ad ogni facciata del palco. L’unico modo per renderle un po’ più spalmate sulla superficie era quello di usare dei delay per creare una forma virtuale ellittica, che è un po’ più costante. Il problema è che con un sistema così ad anello non si riesce a controllare praticamente niente dietro, quindi sul palco si crea una concentrazione di basse tutt’altro che ideale. Ho provato diverse soluzioni, mettendo alcuni bassi in end-fired, ma non serviva, anzi, riducendo le basse da un lato o in certi punti, semplicemente aumentavano in altre posizioni.

“Per fornire un po’ di ascolto anche sul parterre, dove era prevista la presenza di alcune persone, – tra VIP, ospiti, disabili ecc – abbiamo aggiunto dei front-fill, sempre K-array. 

“Il sistema è gestito in LR su ogni facciata – continua Daniele –  con le zone coperte dagli angoli che ricevono praticamente una somma mono delle casse LR affiancati dei due lati adiacenti. Tutto considerato, però, il sistema ad anello è sempre il più complesso ed estremamente costoso da realizzare. Come con le luci, coprire il doppio della superficie vuole dire sempre almeno il doppio di casse, ma è ineliminabile l’incoerenza dei diffusori che interferiscono fra loro. 

“Abbiamo fatto un lavoro particolare per quanto riguarda il monitoraggio per la regia, con questi piccoli sistemi completi K-array che hanno un suono e in particolare una dinamica impressionanti”. 

La squadra di WYTH (da sx): Barbara Arosio, Serena Patumi, Samuele Franzini e Mattia Bloise.

Samuele Franzini – W Y T H

“WYTH – ci dice Samuele – è una società di Lugano, fondata ufficialmente a giugno di quest’anno, che ha creato un sistema per costruire piattaforme digitali per gli eventi. 

“Cerchiamo di creare luoghi di convergenza tra fisico e digitale, rendendo il digitale più  fisico e il fisico più digitalizzato con strumenti per le fiere e congressi ecc. Ad esempio virtual stand per le fiere. La scalabilità del sistema supporta eventi anche molto grandi, perché potenzialmente non ha limiti. 

“A gestire il sistema – continua Samuele – può essere lo sponsor di un festival, l’ente fieristico o l’espositore stesso, che può configurarsi da solo lo stand virtuale.  È uno strumento di networking, quindi anche per conoscersi: gli utenti coinvolti in un evento si registrano e tramite il sito inseriscono i dati relativi ai propri interessi; vengono così posizionati nella Wyth Plaza secondo degli algoritmi che vengono applicati e continuamente ricalcolati. In questa mappa, l’utente si vede più vicino ad altri utenti con cui ha interessi più simili, che siano fisicamente presenti all’evento o no. Gli utenti si possono rendere visibili e contattabili dagli altri oppure no. 

“In origine questo è progettato per i contesti fieristici nei quali questo tipo di  networking istantaneo può essere molto vantaggioso e far risparmiare molto tempo nella ricerca di contatti commerciali. Per quanto riguarda lo streaming di questo concerto, la nostra piattaforma è il portale tramite il quale passa lo streaming web. L’utente potrà scegliere tra tre diversi stream: lo streaming live del palco live, lo streaming ‘immersive’ e lo streaming dal ‘Creator’s Room’, la piccola zona fuori palco. Si possono visualizzare gli emoticon mandati dagli altri utenti, mandare applausi ecc, commenti degli altri utenti collegati e altre funzioni. Si può anche mandare il segnale verso Apple TV o Chromecast. Noi giriamo su Amazon in modalità serverless che consente tanti servizi che possono scalare. 

“La nostra interfaccia web – precisa Samuele – è proprio l’ultimo passaggio della catena. Al suo interno ci sono dei player video customizzati. La regia telecamere manda i flussi alla regia dello streaming che passa i flussi verso il loro cloud e dal cloud verso i player aperti nella nostra interfaccia. Il nostro lavoro è tutto relativo all’interfaccia web, mentre la parte di streaming tramite app è completamente gestita da A-Live”. 


Matteo Stocchero (sx) e Mirko Lenaz di STS Communication.

Mirko Lenaz – STS Communication

“Per questo lavoro – spiega Mirko – ci occupiamo solo della parte LEDwall. Abbiamo montato 260 m2 totale di pannelli LED, divisi in quattro schermi da 13 m × 5 m di GloShine 5,9 mm ‘black’, lo stesso che abbiamo su Ligabue. Abbiamo deciso di mischiare sia i moduli da 50 cm × 50 cm sia quelli da 100 cm × 50 cm, per praticità e anche un po’ per motivi di disponibilità. Gli schermi sono gestiti da otto centraline Novastar. Sono quasi nove tonnellate di LEDwall sospese con un assorbimento tra i 90 e 140 A, perché lavoriamo con una luminosità diurna di ca 65% che man mano viene scalata fino al 7% per lo show nel buio. Agorà ha fornito tutte le necessità di truss e rigging. 

“L’altro fornitore, di telecamere e regie, ci dà sei segnali per riuscire a fare le quattro facciate, e naturalmente cura la messa in onda sul display. I tubi a LED sui truss sono tutti forniti e gestiti da Tekset, usando Madrix

“La squadra di tecnici sul posto è formata da sei persone scelte da Giovanni Vecchi, il quale ha seguito il progetto da qualche mese ed è riuscito a trovare i pochi che sono riusciti a rimanere a fare questo lavoro. Giovanni segue in parallelo altri lavori così ha messo me a seguire questo. Matteo Stocchero è tecnico LED e rigger, mentre i tecnici che ci hanno dato una grossa mano a montare sono Fabio Piccinin, Carlo Sengul, Gaetano Dalloro e Roberto Catrambone”.

Francesco De Cave – Lighting designer

“Io e il direttore della fotografia Marco Lucarelli – ci dice Francesco – ci siamo divisi i compiti. Lui si occupa delle bianche per le riprese, infatti una delle tre console in rete gestisce i motorizzati dedicati ai frontali, e chiama i seguipersona. Io mi occupo invece di tutta la parte dei colori, effetti e controluce. Sono stato assistito da Sebastiano Salata e Viviana Tuttputi.

“Ormai  anche negli show televisivi usiamo da un po’ i motorizzati per fare il bianco per le riprese. Qui stiamo usando i Perseo-S di Ayrton, ultimi arrivati in casa Agorà. Lo ritengo un bel prodotto, un bello spot sia per quanto riguarda la potenza, la sagomazione e per la possibilità di allargare quanto un wash.

“Il palco è a 360° per il pubblico presente, mentre per il pubblico in diretta RAI è praticamente frontale. Abbiamo illuminato con dei ring di americana all’interno del videoLED che creano una piramide rovesciata. Sul roof, invece, ci sono quattro americane ai quattro lati per illuminare il pubblico. Questo è il disegno per gli eventi RAI. Nel farlo, però, ho dovuto tener conto del fatto che dovevo usare lo stesso disegno per illuminare l’evento di domenica con il doppio palco. Quindi i proiettori nel ring alla destra della regia dovevano poi diventare i controluce del palco a sinistra della regia, e vice-versa.

“Ci sono sei seguipersona da 2500 W: la lampada pur essendo a scarica non tende al verde, così con un’ottava di correzione al caldo siamo arrivati subito al bianco perfetto. Decidiamo tutti insieme di lavorare ad una certa temperatura colore che non è solo importante per la resa dell’incarnato: nelle riprese, se si decide di stare troppo sul caldo, i colori freddi – ciano, lavanda…– diventano tutti uguali, mentre usando un bianco troppo freddo, tutti i colori caldi diventano rossi. La  temperatura giusta è un 4400 K o un 4600 K, insomma una via di mezzo, che consente di distinguere, ad esempio, la lavanda dal blu. 

“Ci sono 130 Ayrton Perseo-S – continua Francesco – e per me era importante avere una sola tipologia di spot. Questi sono ottimi perché hanno un apertura massima di 60° e mi permettono di usarli anche come wash per il controluce sul pubblico. Con il palco al centro e le torri molto alte, se avessimo usato dei wash sulle gradinate avremmo rischiato, allargando lo zoom, di sporcare il palco. Quindi, con questi riesco ad allargare sul pubblico ma a chiudere con le alette superiori dei sagomatori per escludere il palco.

“Trentaquattro Perseo fanno il bianco per le riprese, trenta sulle torrette per il controluce sull’Arena, gli altri settanta si dividono tra i ring e il floor. Abbiamo tanto per terra perché abbiamo anche delle riprese dall’alto effettuate con dei droni, così illumino la sabbia chiara con colori e gobo.

“Per quanto riguarda la programmazione, ho fatto il disegno, e concordato poi il pacchetto con il fornitore. Ho programmato a casa mia, facendomi mandare le grafiche brano per brano e stabilendo una programmazione per la strofa ed una per l’inciso. Durante lo show faccio poi tutto a mano, perché l’esperienza e la conoscenza della struttura dei brani musicali mi permette di capire quando arrivano stacchi o ritornelli anche in canzoni che ovviamente non posso conoscere a memoria. Marco Calzavara, lo scenografo, ha voluto – ed ero completamente d’accordo – questi tubi LED dinamici sulle gambe del ground support che sono grandi, ingombranti e fortunatamente nere. Questi LED hanno dato quel colpo in più e sono servite a trasformare bene il ferro inevitabile in scenografia. I ragazzi di Tekset li gestiscono tramite Madrix, ma sempre sotto la mia supervisione per colori, effetti e luminosità. Tekset ha fornito anche tutte le strisce LED sulle rampe d’accesso al palco che hanno dato un grosso impatto di profondità alla scena”. 

La squadra di Intorno Labs (da sx): Michele Gas, Daniele Scarano, Ludovico Vignaga. Dietro, Francesco Bergomi.

Ludovico Vignaga – Intorno Labs

“La mia azienda – racconta Ludovico – è stata fondata a Barcellona, ma da giugno dell’anno scorso ci siamo mossi fuori dalla Spagna. Abbiamo esteso la rete con uno studio a Milano in collaborazione con Music Rooms: una replica in piccolo del nostro spazio di Barcellona.

“Siamo partiti da una tecnologia di suono immersivo per spazi fisici reali: spazi grandi, piccoli, arene, musei, stadi, in cui il pubblico può vivere un’esperienza immersiva. L’idea è che il suono può essere mosso in maniera creativa nello spazio; poi da lì abbiamo iniziato a creare i tools per riuscire a spazializzare. Qui per esempio puoi vedere un controller multi-touch, con effetti, plug-in, hardware, elaborati per l’evento di oggi e semplici da usare sul campo. Un tecnico, un artista o un DJ… tutti possono usarlo.

Heroes ci ha dato il compito di fare una riduzione di questo ambiente a un ascolto binaurale, in modo da operare a livello di broadcast per avere un’idea di quello avverrebbe qui con cento casse montate. Noi riceviamo una copia di tutti gli strumenti sul campo, che arrivano sul banco audio, e iniziamo a lavorare per restituire un’esperienza immersiva; addirittura coloro che arrivano con semplici basi stereofoniche possono essere inseriti nel processo: se per esempio il cantante si muove sul palco, saltella o quant’altro, a casa avranno la sensazione di trovarsi qui a pochi passi dall’artista. I canali arrivano in Dante, già mixati dalla regia broadcast, noi aggiungiamo gli effetti che servono alla spazializzazione; dal banco i suoni arrivano alla mia postazione via Dante, tutto con i dovuti backup, e allora inizio a lavorare con ambienti e riverberi. Qui ho tutti gli artisti, posso giocare in real-time e muoverli come voglio; posso allargare o meno l’immagine stereo, oppure giocare in altezza, eccetera. Lavoro per oggetti sonori legati a un input fisico audio. In real-time devo seguire cantanti e musicisti e ogni loro movimento, per questo ho dei monitor video per seguire al meglio cosa succede sul palco.

“Il segnale da me elaborato – continua Ludovico – poi torna alla nostra regia audio che si occupa solo ed esclusivamente dei volumi e dell’ascolto binaurale, ovviamente lavorando solo in cuffia.

“Mi sono portato apposta due paia di cuffie molto diverse tra loro – aggiunge il fonico Michele Gas, una più brillante dell’altra, per rilassarmi ogni tanto. Prima di mandarlo allo streaming occorre anche un po’ di mastering in uscita: compressione leggera, un multibanda, per arrivare a un livello RMS accettabile. Ogni tanto mi connetto anche alla diretta come uno spettatore qualunque per monitorare che sia tutto a posto”.

“Il nostro lavoro è quello di creare un’esperienza diversa dalla norma – riprende Ludovico – fin dall’inizio, con mix già immersivi esattamente come accade nell’ATMOS del cinema. Nel live è possibile, a prezzo di portare molte casse, realizzare progetti molto belli in cui l’artista è al centro con le persone intorno; lo show viene pensato in una chiave completamente diversa. Se conti poi che oggi oltre agli strumenti acustici ci sono molti contributi elettronici e sequenze non localizzati, puoi davvero spostare il suono in base alla creatività del momento.

“I miei collaboratori sono: Daniele Scarano, Francesco Bergomi, Michele Castagna, Giulia Silvestri, Luigi Castelli”.

I fonici della messa in onda: Maurizio Parafioriti (sx) e Marco Bianchi Bandinelli.

Maurizio Parafioriti, Marco Bianchi Bandinelli – Regia audio messa in onda

“Noi curiamo la messa in onda tradizionale – dice Maurizio – con le camere televisive e l’audio stereo. Io uso un sistema particolare: raccogliamo il MADI da tre stage box sul palco, arrivando a 168 canali sui due palchi, gestiti con due setup completamente diversi. L’SSL L550 permette di gestire fino a oltre duecento canali, quindi quando suona il palco A chiudo il B e viceversa; mentre regia e palco hanno due regie separate, per il broadcast ce n’é una sola. Facciamo il mixaggio stereo sull’OB Van  che poi serve anche per lo streaming stereo; il mio mixaggio a stem va anche alla regia dell’audio immersivo, dove aggiungono i loro effetti per la spazializzazione. Comunque noi usiamo una sommatoria valvolare, esterna alla console, che a mio parere aggiunge quella varietà, quella pasta che una console digitale non riesce a restituire”.

“Io lavoro con un remote che espande l’SSL – interviene Marco – poiché curo sulla stessa console il parlato e l’ambiente dell’Arena.”

“Per fornire un segnale quanto più corretto – spiega Maurizio – ho studiato i parametri che usano iTunes e Spotify, in quanto aziende leader del settore. Loro offrono più margine rispetto alla TV, -14 dB rispetto al -18 dB televisivo, se non sbaglio. Ho usato questi parametri con rapporti di loudness ormai standard. Questo show è poi molto indirizzato al pubblico giovane della rete; la serata RAI magari ha agito con un approccio diverso. Questo è un mondo affascinante, che affiancherà sempre di più gli show televisivi, e che noi di ARTV SRL perseguiamo da qualche tempo con convinzione: secondo noi ormai i ragazzi seguono più il web che non la TV, e lo streaming avrà una parte sempre più rilevante.

“Nelle due serate RAI io facevo la supervisione della parte mixata, e gestivo i contributi e auto-tune; il resto, anche causa Covid, era demandato agli uomini RAI.

“Agorà ha fornito la parte hardware, in particolare per l’SSL, mentre la parte outboard e recording è nostra. Personalmente preferisco, sia nella discografia sia nel live, che per riverberi e masterizzazioni siano usate macchine dedicate: c’è qui una parte di mastering vera e propria, professionale, in aggiunta alla parte mix”. 


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