Tiziano Ferro – Stadio Tour 2015

Tiziano Ferro sancisce il momento di maggior popolarità della sua carriera con un tour di otto date nei principali stadi italiani: uno show fantasmagorico che segna un passo avanti nell’utilizzo dei video LED.

di Giancarlo Messina, Douglas Cole e Alfio Morelli

Tiziano Ferro prosegue la sua ascesa artistica col passaggio agli stadi. Il nuovo tour del 2015, infatti, segna decisamente un ulteriore progresso nella sua carriera: non a caso la produzione e lo stesso management hanno puntato molto su queste otto date negli stadi, allestendo uno spettacolo davvero fuori dal comune per impatto scenografico e sonoro, nonché, immaginiamo, per budget a disposizione.
D’altra parte è giusto non avere timore di investire, restituendo al pubblico l’immagine di un artista e di uno show che nulla hanno da invidiare alle migliori pop star internazionali, se non il numero dei concerti nel mondo.
Lo spettacolo, perché di questo si tratta davvero, ha infatti il grande pregio di fondere la ricchezza scenografica e visuale con uno spessore musicale ed interpretativo di grande livello. Se insomma l’abbondanza scenografica non raramente nasconde la pochezza artistica, in questo caso si abbina in maniera vincente alla conclamata bravura, ed ormai grande esperienza, di Tiziano Ferro: e non è cosa da poco.
L’idea principale è un uso estremamente innovativo delle superfici volumetriche sul palco, create con dei muri di videoLED (parliamo di 850 m2!) disposti ad arte, con angolazioni di 90°, e contributi video appositamente mappati. L’effetto scenico lascia sbigottiti per profondità e realismo, ma anche per la duttilità di queste superfici, in grado di trasformarsi in bidimensionali, di sparire quasi o di sembrare leggerissime e impalpabili torri fatte di luci.
Non solo l’idea, di Claudio Santucci, è eccezionale, ma anche la realizzazione e la scelta dei contributi, di fondamentale importanza, rivela un lavoro certosino ed assolutamente apprezzabile per gusto ed eleganza: i ballerini scontornati dentro le scatole, i panorami urbani, le grafiche ora astratte ora geometriche sono davvero eccezionali. E se Tiziano vola sul palco, i video quasi riescono a far volare anche il pubblico, lì dove una camera in soggettiva in stile “Inception” sembra far decollare lo stadio sopra la città.
Sì, perché poi ci sono gli special, non sostanziali ma certamente d’effetto: dal volo dell’artista ad inizio show, replicato più avanti, fino al ponte mobile sopra il pubblico al penultimo pezzo, passando per un utilizzo dei laser del tutto innovativo, anche questo pensato da Santucci, in grado di proiettare in tempo reale la sagoma luminosa di Tiziano sulle tribune. Così tanta roba che le movimentazioni dei pod con le luci, spesso effetto principale di uno show, passano in secondo piano.
E poco importa se le movimentazioni addette al volo hanno dato qualche piccolo problema – non però alla data di Bologna a cui noi abbiamo assistito, ma a Milano e Verona –, anzi la cosa ci fa pensare che non è sempre detto che rinomate ditte straniere diano in assoluto più garanzie di quelle nostrane.
Il lighting design ovviamente lascia spazio al video, pur distinguendosi per un gusto internazionale molto adatto allo spettacolo lì dove gli è richiesto di emergere e diventare protagonista.
Ovviamente non dimentichiamo affatto l’audio, che in un concerto è, e deve rimanere, la cosa più importante, perché tutto in fondo è corollario alla musica. Anche sotto l’aspetto sonoro si parla di uno show decisamente complicato, con tantissimi incastri ed altrettanti mood stilistici. Che Marco Monforte sia un maestro nella gestione di queste situazioni non lo scopriamo certo adesso, ma in questo caso mi sento di sottolineare non solo la qualità del suono, la potenza unita ad una definizione rara in uno stadio, ma soprattutto la perfetta gestione della dinamica, capace, abbassandosi nelle ballad per arrivare poi come un rombo di tuono nei pezzi R&B, di creare un grande impatto e seguire l’andamento dinamico ed emozionale dello spettacolo stesso.
Insomma davvero una grande e ben riuscita produzione: perché se il budget di per sé non fa un buon concerto, in questo caso i soldi sono stati decisamente ben spesi, creando uno spettacolo potente ma non fine a se stesso, quindi in grado di rappresentare nel migliore dei modi il mondo artistico di Tiziano Ferro.
I dettagli, come sempre, dalla viva voce degli addetti ai lavori.

Claudio Santucci – show designer per Giò Forma

“Si tratta di un lavoro molto complesso – spiega Claudio – cominciato nell’ottobre del 2014: dei cinque progetti da me presentati è stato scelto questo. La cosa più innovativa, una vera sfida, è stato il video mapping sui LED, per creare scenografie 3D molto varie, lungo il concetto di una skyline urbana che rappresenta simbolicamente una strada, un percorso. Però siamo stati attenti a disporre i video in modo da poter anche appiattire tutto, facendo sparire l’aspetto volumetrico. Abbiamo lavorato in continuo accordo con Tiziano, il quale ha scartato alcune cose che non gli piacevano, proponendone altre: grazie a questa sinergia siamo riusciti a costruire uno show che l’artista sentiva davvero suo, dal quale si sentiva rappresentato, e questa è la cosa più importante.
“Io ho fatto una storyboard del concerto – continua Cluadio – poi i video sono stati realizzati da Paolo Cucco della D-Wok di Torino, che è stato molto bravo. Abbiamo comunque cercato di variare lo spettacolo non insistendo sempre sul video ma dando spazio anche alle luci ed ai laser.
“In particolare abbiamo creato, su una mia intuizione, un effetto molto innovativo, un laser interattivo capace di seguire i movimenti di Tiziano grazie ad una telecamera ad infrarossi. Il sistema ha molte potenzialità che magari cercheremo di sviluppare nel tour indoor.
“Ma al di là dell’aspetto tecnico, comunque complicatissimo, è stato fatto un lungo lavoro sulla regia dello show, cercando, anche con adattamenti frequenti della scaletta, di creare un flusso dinamico in grado di coinvolgere il più possibile gli spettatori.
“Inoltre – ci dice Claudio – abbiamo voluto aggiungere degli special, come i voli ed il ponte mobile che porta Tiziano sul pubblico nel penultimo pezzo, e grazie ad un laser proprio sotto di lui sembra quasi una stella volante sul pubblico.
“La cosa che mi ha quasi meravigliato è che siamo riusciti a mettere in piedi uno spettacolo così complesso in soli sei giorni di prove, ma solo grazie al fatto di essere arrivati molto preparati.
“Mi piace concludere sottolineando l’equilibrio raggiunto fra lo show e la musica, soprattutto grazie a Tiziano che è forse l’unico artista italiano in grado di raggiungere questo risultato e perseguirlo con estrema professionalità”.

Andrea Staleni – direttore di produzione per Live Nation Italia

“Io ho curato la produzione esecutiva – dice Andrea – quindi ho seguito la parte tecnica insieme agli altri professionisti di Live Nation.
“Abbiamo utilizzato molte aziende e professionalità straniere – continua Andrea – compresi il lighting designer, proposto da Santucci, e l’operatore Ross Williams, per me uno dei migliori sul mercato. Sono liberi professionisti che hanno un’impronta molto televisiva: basta vedere l’assenza dei blinder che già dal primo disegno ha meravigliato anche me!
“L’idea è quella di un video show, con ben 850 m2 di video trasportati con cinque bilici di dolly, e dico solo per i LED.
“Il lavoro più grosso sui contributi video – spiega Andrea – è di Paolo Cucco di D-Wok, di Torino, che ha lavorato moltissimo sul mapping, con una resa del 3D pazzesca, con tantissima profondità.
“Anche gli altri special sono stati progettati da Santucci, e succede di tutto; infatti una importantissima figura sul palco è quella di Toni Soddu in veste di show caller: quando comincia il concerto, lo show è nelle sue mani!
“La struttura, doppia, è di Italstage, con boccascena di 28 metri, fronte di 64 metri e clearance di 20 metri.
“Le movimentazioni sono state affidate alla ditta belga We Creation, con Kynesys, tre pod e un rig, come il sistema di volo a due dimensioni ed il terzo special, un ponte con sbraccio di 15 metri a quattro metri di altezza, integrato nella passerella durante lo show: è fondamentalmente una gru che ruota sulla gente con Tiziano in cima.
“Abbiamo anche l’uso di laser con la ditta ER Productions di Londra: è stata sviluppata un’idea di Claudio con un mapping sul corpo di Tiziano, il quale, usando il proprio corpo, tramite una camera a infrarossi che rileva la sua silouette, è in grado di muovere delle superfici laser: un effetto nuovo e davvero d’impatto.
“Fra tutti gli special – continua Andrea – il momento più pazzesco è forse sul primo pezzo: Tiziano sale con un gancio scenografico fino a 18 metri d’altezza, facendo una capriola a quattro metri al secondo! E comincia lo show!
“La produzione è piuttosto corposa: parliamo di una cinquantina di bilici, 30 per il ferro, ma possono variare un po’, 19 per la produzione vera e propria… Le persone al lavoro in tour sono 130, a cui si aggiungono circa 120 chiamate all’in e poco meno di 100 all’out; non sono tantissime, perché usiamo molto i muletti, 11 o 12, avendo molto su dolly.
“Tutta questa roba crea un incastro piuttosto delicato, a volte con distanze di pochi centimetri: non si rilassa nessuno… ogni singolo brano richiede attenzione e la massima collaborazione dell’artista, il quale è molto bravo, perché si dedica al suo spettacolo e rispetta moltissimo le posizioni ed i tempi, rendendo più snello il lavoro a tutti.
“Voglio anche sottolineare la presenza di Danilo Zuffi in veste di production director, colui a cui compete la supervisione di tutta la produzione, soprattutto in merito alla gestione del budget: a lui spetta l’ultima parola sulle scelte; ma anche Federica Bellini, la nostra tour manager, Massimo Iacoboni, stage manager per in e out, Alberto Barbarelli, Michele Montesi e Fiona Mckey assistente di produzione.
“Che dire? È uno show da vedere! Le vendite sono aumentate dopo le prime date, questo vuol dire che la gente ha capito ed apprezzato. È uno show molto tecnologico e complesso, quindi siamo tutti in tensione perché è anche tutto molto rischioso. Ma per avere certi risultati un po’ bisogna osare!”

Marco Monforte – sound engineer

“La produzione musicale – spiega Marco – è come sempre di Michele Canova, il quale è venuto appositamente da Los Angeles per una decina di giorni alle prove a Milano; invece la direzione musicale è di Luca Scarpa, in collaborazione con Davide Tagliapietra.
“Il concerto ha momenti con sonorità molto diverse – continua Marco – interpretate da una band che è una super band, con una sezione ritmica pazzesca. In alcuni brani ci sono anche parecchie sequenze, perché è un concerto molto prodotto, molto complesso, migliaia di ore di lavoro, attenzione maniacale al singolo dettaglio, per me una fatica mai vista: richiede una concentrazione assoluta, ma alla fine credo che il pubblico percepisca la qualità del lavoro.
“Non avere il produttore artistico in regia è una responsabilità enorme: una grande fiducia che mi viene data ma anche un impegno costante; comunque registro sempre il concerto in modo da poterlo riascoltare con Scarpa e la band per capire ogni possibile miglioramento.
“Grande importanza hanno in questo contesto i monitor nearfield, che non uso per fare i suoni, ma per assicurarmi che quello che io mando al PA, o in televisione, sia corretto, abbia cioè la giusta compressione o la giusta fase.
“Per il PA – dice Marco –, io mando ai tre ingressi del Galileo un master di band ed uno di voci, mentre il terzo riceve il mix effettuato dal fonico di palco, una sorta di estremo back-up in caso di problemi.
“Il set-up della mia regia è piuttosto divertente: ho deciso di usare un sommatore analogico, che però posso inserire o togliere dalla catena audio, perché in alcuni momenti, come quelli R&B, devono partire gli schiaffoni.
“Gioco molto anche col volume del master: so qual è il mio massimo, prima che scattino le manette, e cerco di creare una dinamica al concerto, cioè di far suonare più piano i pezzi meno tirati e spingere sui pezzi forti; insomma l’obiettivo è creare emozione al pubblico anche col volume.
“Uso una DiGiCO SD7: la console digitale è molto importante in un concerto del genere, anche se con l’esperienza maturata negli anni ho capito come non farmi male con l’uso delle automazioni e delle snapshot, perché davanti a 60.000 persone non puoi metterti a lavorare sui menù come se fossi in studio, e nemmeno su una compressione fare +3 dB su un pezzo e −2 dB nel successivo, perché si perderebbe la coerenza dell’intero concerto. Così dal vivo preferisco usare outboard esterno che, oltre alle peculiari caratteristiche soniche, è ovviamente sganciato da ogni snapshot e quindi sottomano immediatamente; inoltre ogni modifica rimane su tutta la scaletta successiva.
“Bisogna capire – conclude Marco – che il vero lavoro del fonico live è quello di partire subito a mille, cioè non si può partire piano e poi alzare. Ho 60 sub! Ad ammorbidire si fa in tempo, ma qui c’è bisogno di botta, di aggressività, per questo lavoro esasperando i transienti, cosa che in prova spaventa tutti, perché non sentono quel suono hi-fi a cui sono abituati: ma in uno stadio con 60.000 persone e 60 sub è quello che ci vuole per arrivare potenti subito”.

Vuoi parlare dell’uso delle outboard?
Sulla voce ho un e935 Sennheiser che va al preamplificatore DiGiCo; nel canale di Tiziano oltre ad un hi-pass leggero ho una piccola compressione molto blanda ed un filtro dinamico che leva un paio di dB ai 2500 Hz superata una determinata soglia, poi sullo stesso canale in insert, c’è un De-Esser SPL in cascata con un EQ Midas XL42 in modalità “on-off”, pronto a l’uso per ulteriori interventi se si dovessero rendere necessari. Dopo questo primo trattamento il segnale viene indirizzato ad un gruppo stereo con in insert (AES) il MaxxBass che ha il compito di comprimere in maniera trasparente ed “efficace” la voce, rendendola sempre perfettamente intellegibile. In questo modo gestisco la voce su due fader: nel primo ho il segnale “send MaxxBass” con il quale decido quanto segnale inviare al compressore e quanto farlo lavorare, poi ho il fader del gruppo che rappresenta la voce “impacchettata” post MaxxBass che decido di dosare nel mix.
Ho organizzato tutto il routing della console in gruppi: L&R batteria, L&R sequenze, L&R tastiere, gruppi mono di basso, chitarra 1 e chitarra 2; tutti i segnali (per evitare latenze) entrano nel Fat Bustard, e vengono sommati in un L+R che, rientrando nella SD7, assegno al master. Questo routing “articolato” crea una diversità di suono e di “attitude”, che viene usato solo in determinati brani, proprio per creare quella dinamica e quella diversità in grado di emozionare e sorprendere il pubblico. Attivo e disattivo questo routing al sommatore grazie ad una macro on/off della console.
I segnali di cassa e rullo passano da un XL42 Midas (EQ), in cascata con dei Transient Designer. I tom passano tramite dei Transient Designer.
I due canali di chitarra hanno come EQ esterno il Rooster della Thermionic Culture, mentre il canale del basso ha un compressore valvolare Summit MPC-100A. I riverberi sono un Lexicon 960 e un Klark-Teknik 780. Utilizzo un dbx 120XP Subharmonic sulla cassa per caratterizzarla in determinati brani. Usiamo due SoundGrid per i plugin della Waves e della SSL, uno per l’engine A dell’SD7 e l’altro per l’engine B.
Esistono diverse scuole di pensiero ed ognuno può ed è libero di fare e di pensarla come gli pare: per me le outboard sono molto importanti e mi danno tante “opzioni” che mi aiutano a svolgere il mio lavoro, anche perché qui è richiesta una tavolozza di colori ben elaborata.

Orlando Ghini – PA engineer per Agorà

“Abbiamo due cluster main di 15 K1 + 6 Kara L-Acoustics – spiega Orlando – e, a fianco, 12 K1 SB; poi due side uguali al main con sei Kara e cinque torri delay con otto V-Dosc ognuna. A questo si aggiungono dei front-fill RCF TTL 55A, due al centro e poi singoli; questo modello è ben impiegabile come front-fill grazie al 12”. I sub SB28 sono disposti in un’unica fila davanti al palco.
“Il PA è sospeso a 20 metri, un’altezza favorevole che fa percepire le medio alte anche al pubblico più distante.
“Per le frequenze basse – continua Orlando –uso un sistema misto di sub RCF da 21” ed L-Acoustics, cosa un po’ difficoltosa, perché questi modelli hanno un diverso andamento di fase: gli SB28 LA scendono di più in frequenza, mentre gli RCF hanno più energia e più potenza, ma scendono meno; così la messa a punto in configurazione ad arco è stata un po’ complicata: gli RCF sono al centro, mentre gli SB28 sono ai lati. Ho comunque fatto tutto con il Galileo, sistema che trovo molto veloce e pratico.
“Dal mixer ricevo L+R e voce separata, un sistema grazie al quale posso intervenire più velocemente solo sul mix o solo sulla voce, cosa utile perché mi consente di trattare separatamente la voce quando l’artista va in giro sulle passerelle, andando ad esempio ad equalizzare solo le casse davanti al microfono, per evitare il rischio di feedback senza compromettere l’intero mix”.

Luca Brozzi – Event Management

“Precisamente – ci dice Luca – abbiamo 852 m2 di video LED, passo 7,5 mm, mentre sull’esterno abbiamo degli schermi 8 mm usati solo come i-mag; il materiale è in gran parte nostro. Noi dobbiamo montare tutto in un giorno, quindi serviva questo prodotto molto facile da maneggiare, perché trasportato su dolly a blocchi di 2 x 2: parliamo di 70 dolly, ciascuno con 24 pannelli dentro.
“Abbiamo fatto delle prove sugli schermi per capire la potenza delle macchine, perché si parla di immagini enormi a definizioni altissime, quindi era importante capire quanti pixel fossero in grado di gestire in fluidità: una volta trovata la via giusta i produttori hanno realizzato dei bellissimi contributi.
“Tutta la gestione grafica – spiega Luca – avviene con due Catalyst con sei uscite ciascuno; io uso un sistema in multivisione che mi consente di gestire su due schermi 46” la visione di tutto.
“Gestiamo inoltre anche la regia live, con due camere presidiate con ottiche lunghe, quattro camere stick sui musicisti e quattro camere remotate; il segnale del live non è gestito dal Catalyst, per problemi di pixel il live lo gestisco io direttamente.
“Poi abbiamo due totem movimentati ed autoalimentati, con un 3 mm, che si usano come special qualche volta, ma ricevono il segnale dal flusso centrale nelle varie postazioni, per essere sicuri della sincronizzazione. Ultimo special, un cubo in stile ombra cinese con un video proiettore, poi una GoPro Hero4 usata da Tiziano per fare una carrellata sui musicisti, con un sistema wireless che, solo dopo opportuni magheggi, riesce a far entrare al banco un segnale HD utilizzabile sugli schermi”.

Ross Williams – lighting operator/programmer

“Gurdip Mahal è il designer – spiega Ross – che è rimasto per la data di Torino ed è poi tornato a casa.
“Lo show è prevalentemente video, ma anche l’illuminazione ha dei momenti di gloria. È uno show molto particolare, lungo, con diversi stili di musica: ballate, pop, R&B, un tocco di techno… Il design è stato concepito per incorporare tutti questi diversi stili nel look dello show. Abbiamo anche noi un po’ di spettacolo con dei truss movimentati, luci e laser.
“La sfida qui – dice Ross – è stata l’altezza della scena. Ogni proiettore deve avere una gittata molto lunga. È una richiesta non da poco avere un’illuminazione adeguata per uno spettacolo di questo tipo con i proiettori montati a queste altezze, e lo show che inizia ancora alla luce del giorno. In quei primi brani dello show stiamo veramente spingendo forte il parco luci per ottenere risultati ragionevoli.
“Abbiamo degli strobo HungaroFlash T-Pro da 85.000 W: avevamo cominciato con dei Falcon Beam allo xeno per il look del beam grosso, ma quelli sono stati abbastanza velocemente sostituiti dagli Zap MiniBig. I Falcon erano semplicemente troppo dispendiosi in termini di tempo per i tecnici. Abbiamo due seguipersona sul palco ed altri due alle regie.
“C’è un gran mix di proiettori di diversi marchi. Usiamo molta tecnologia a LED: abbiamo anche degli strobo colorati a LED SGM Q7 sulle torri e dei Martin MAC Quantum davanti e sopra che fanno la maggior parte dell’illuminazione del pubblico. Questi ultimi sono la prima fila di tre gradinate di washlight: appesi ci sono anche tanti Sharpy Wash 330, che sono molto utili, e poi i Mac 2000 XB, che fanno il grosso lavoro di colorare le scene. Per illuminare la band, invece, e fare un po’ di controluce, ci sono dei Clay Paky Alpha Profile 1500. Questi servono anche per qualche effetto, ma sono principalmente illuminatori. Per effetti, ci sono tanti Sharpy, con Sharpy Wash e laser sui pod. Inoltre ci sono tantissimi Mac Aura lungo il bordo del palco.
“Deliberatamente – dice Ross – non abbiamo voluto fare uno show molto tradizionale. Non è saturato dai Molefay, o altre cose tipiche di una produzione negli stadi. Abbiamo preso una strada abbastanza diversa. Penso che lo stile di programmazione e lo stile dello show non siano tipicamente italiani. Cerchiamo infatti di crearlo abbastanza ‘fotografico’.
“Sì, ci sono dinamiche che seguono la musica ovviamente, ma abbiamo deliberatamente cercato di creare scene e look anziché avere fasci che girano dappertutto.
“Tutto lo show è in TimeCode, ci sono solo quattro o cinque cue manuali in tutta la serata. Questo rende molto più facile per me chiamare e dirigere i seguipersona, che sono con operatori locali: per uno che non parla italiano non è cosa facilissima!
La sfida di questo spettacolo, più di qualsiasi altra cosa, è il sole. Veramente non riusciamo a programmare o fare i puntamenti durante le ore di luce e, in questo periodo, le notti sono cortissime. Inoltre, gli altri dipartimenti hanno bisogno di stage time e, anche nel giorno e notte di load-in, tutti vogliono mantenere le luci accese più lungo possibile.
“La programmazione – spiega Ross – l’ho fatta tutta io, sull’Hog4 – versione 3.0.5 – la 3.1 è uscita durante questo tour ma diciamo che è ‘imprudente’ aggiornare una console durante una tournée. Qui in regia ci sono due console con una grande quantità di DP8000 al palco. Ogni console ha la propria rete di DP e funzione in full tracking. C’è un crash switch al palco in grado di commutare istantaneamente da una rete all’altra se dovesse esserci qualsiasi problema.
“Anche se il palco è grande, il rigging ci sta, in realtà, abbastanza stretto. Abbiamo quattro truss movimentate in totale: tre pod sospesi su due punti che si muovono su e giù, due dei quali composti da una griglia a tre livelli. Poi ce n’è uno centrale su quattro punti con gli Sharpy e dei laser.
“Non volevamo avere tutto acceso su ogni brano – spiega Ross – ma dobbiamo combattere il cielo illuminato durante la prima parte dello spettacolo, così è inevitabile.
“Noi siamo molto contenti dei risultati e le opinioni che ho sentito sono tutte positive.
“Io e Gurdip avevamo lavorato con Claudio su qualche produzione. Questo è il nostro primo tour italiano, ma avevamo lavorato diverse volte con MTV in Italia. Anche con Agorà avevo lavorato, perché avevo programmato lo spettacolo a Torino per le Olimpiadi: non si potrebbe chiedere una crew migliore. Stanno lavorando moltissimo; sono solo otto nella squadra. Non è un rig facile da portare in tour, c’è solo un giorno per montarlo, e non c’è niente che sia premontato. I pod vengono ricostruiti in ogni venue, e tutto torna in flightcase dopo ogni show. Veramente guadagnano il panino su questo tour”.

Alex Oita – responsabile laser per ER Productions

“Stiamo facendo diverse cose interessanti con i laser in questo spettacolo” spiega Alex. “Abbiamo un sistema interattivo creato appositamente per questo show. Questo rileva i movimenti dell’artista e fa in modo che i laser seguano i suoi movimenti.
“È piuttosto complicato. Montiamo una telecamerina ad infrarossi che rileva l’artista contro lo sfondo. Questo segnale viene mandato ad un server che elabora il segnale video e traccia il contorno. Questo, a sua volta, manda in tempo reale un segnale ad un’unità di controllo Pangolin, che riproduce questa sagoma su un laser a scansione. Questo sistema è in una rete ArtNet insieme alla nostra regia, la quale porta un segnale DMX che segue il Timecode dello spettacolo. Praticamente, il DMX con TC dice al sistema quando deve accendersi e spegnersi... il resto fa da solo.
“Questo sistema fa il suo debutto in questo tour. Il software è stato scritto ad hoc per questo. Chiaramente anche tutta lo programmazione degli effetti è stata fatta ad hoc per questi brani.
“Poi – continua Alex – ci sono altri effetti che interagiscono con i suoi movimenti. Abbiamo anche del laser mapping da davanti che proietta animazioni sul corpo dell’artista.
“Abbiamo 86 teste laser su questo spettacolo, nove sistemi scanning, mentre tutti gli altri sono effetti con diffrazione o fasci singoli.
“Personalmente – dice Alex – penso che riesca molto bene. Abbiamo lavorato molto con il lighting designer per far rientrare i nostri effetti con quelli dell’illuminazione, in certi momenti le luci ed i laser sono una cosa unica, particolarmente con le teste che sono montate insieme ai proiettori sui pod e sui truss fissi.
“Il nostro sistema di controllo è abbastanza complicato, visto che stiamo usando diverse tipologie di laser. Ci sono diversi laser fissi che vengono gestiti solo in DMX, controlliamo questi da un Hog4 HedgeHog, mentre i sistemi a scansione vengono gestiti dal Pangolin. Tutto questi seguono il timecode dello spettacolo tramite ArtNet (su fibra) sulla stessa rete. Il timecode viene mandato dal backline e arriva a noi, lighting, audio e al sistema Kinesys per le movimentazioni.
“I nove sistemi scanning sono laser OPSL RGB costruiti da Lightline, mentre le altre teste, controllate in DMX, sono costruite dalla nostra azienda.
“Non stiamo usando i LaserRay qui – dice Alex – ma abbiamo dei Burst Box, che possono fare un raggio unico oppure un effetto in diffrazione. Questi sono tutti in verde e rosso in questo spettacolo.
“Tutto il sistema laser è collegato in una rete ArtNet, che arriva in tre diversi punti sotto e sopra il palco e che, a loro volta convertono i segnali DMX in ILDA e li distribuiscono alle varie teste. Questi punti di distribuzione sono composti di controller Pangolin, nodi Hog4, Reels – il sistema interattivo – e abbiamo anche server LPS. È una miscela di protocolli in uso... con prevalenza di DMX che va alle teste DMX, o direttamente dal HedgeHog o tramite ArtNet, poi per i laser a scansione c’è un collegamento diretto su fibra ottica dal controller Pangolin in FoH ai sistemi Pangolin al palco, che vengono poi mandati in formato analogico ILDA alle teste.
“Per tutto questo – conclude Alex – siamo solo in due, io e Mike Morey, a montare e gestire il sistema. ER Productions ha sviluppato un sistema piuttosto efficiente per supportare questo tipo di produzione”.

Maurizio Magliocchi - Backliner

“I backliner – spiega Maurizio – siamo io, Fabio ‘Hakkah’ Oliva e Antonello Di Battista. Lo spettacolo è piuttosto articolato ma riusciamo a gestircelo degnamente. Io mi occupo dell’artista e dei due chitarristi, poi seguiti durante lo show dai miei colleghi, perché io sono sempre appresso a Tiziano che deve spesso cambiare vestiti, microfoni, archetto, imbragatura, eccetera.
“Fabio si occupa dei due tastieristi ed Antonello della ritmica. Mi sono occupato anche dei cablaggi, come quello di Scarpa, di Tagliapietra e Stuart al quale abbiamo cablato tutto di recente; per le chitarre usiamo degli Shure, perché sul palco c’è molto wi-fi, ed usare sistemi radio di ultima generazione digitali a 2,4 GHz sarebbe molto rischioso per le interferenze.
“Stevan Martinovic, il fonico di palco, ha un nuovo sistema di split d’antenna molto potente, con antenna elicoidale, e ovviamente le palette devono essere sul palco, ma non abbiamo avuto nessun problema di sgancio nemmeno sulle passerelle lontane”.

Toni Soddu - stage manager e showcaller

“Essendo tutto in SMPTE – spiega Toni – alcune cue le ho scritte direttamente su ProTools; c’è proprio una traccia con la mia voce che, in inglese, fa le chiamate dei vari movimenti dello show, tipo ‘Rotation bridger 3-2-1 go’, anche perché contemporaneamente devo farne altre!
“È uno show molto complesso, quindi la figura dello show caller era davvero necessaria.
“Come dicevo, dalla mia postazione faccio in contemporanea altre chiamate, per quelle ai macchinisti invece mi sposto e le faccio sul posto, basandomi sulla musica che ho in cuffia.
“Nella mia postazione – dice Toni – ho un PC con una schermata a colonne per raggruppare in un’unica visione tutte le chiamate, è insomma un mix fra una cosa teatrale ed una tecnologia evolutissima.
“Il mio intercom wireless (Tempest 2400 Clearcom) ha quattro uscite, ma si può anche collegare con uscite a cavo, quindi la chiamata giusta devo farla anche sul canale giusto, che corrisponde cioè al reparto interessato.
“Insomma, grandissima concentrazione per due ore e venti minuti e grande responsabilità, perché sbagliare una chiamata sarebbe un disastro: ma io non posso sbagliare, perché sono il più vecchio di tutti e devo tenere alto l’onore della vecchia scuola!”

Personale e aziende

Manager Fabrizio Giannini
Personal assistant Federica Calosi
Artist assistant Federico Castaldi
Band assistant Francesco Incitti
Band
Piano Luca Scarpa
Drums Aaron Spears
Guitar Tim Stewart
Guitar Andrea Tagliapietra
Bass Reggie Hamilton
Keys Nicola Peruch
Agency Live Nation Italia
Promoter Roberto De Luca
COO Antonella Lodi
Production director Danilo Zuffi
Marketing director Marco Boraso
Sponsorhip director Matteo Gualtieri
Sponsorhip managers Alessandro Mischis
Michela Trevisan
Promotion Andrea Hofer
Ufficio stampa Silvia Leo
Booking Serafina Sisti
Personal asst. to promoter Manuela Barone
Personal asst. to COO Marta Manzoni
Graphic&social media manager Luca Porchetta
IT manager Galileo Informatica Srl
Daniele Galizio
Tour health & safety Masterplanstudio Srl
Responsabile Stefano Gaudimundo
Tour security & band asst. Around The Show srl
Fabio Marsili
Production Live Nation Italia
Production manager Andrea Staleni
Site coordinators Alberto Muller
Marco “Panda” Franchini
Tour manager Federica Bellini
Tour security Fabrizio Torre
Production coordinator Fiona Mackay
Floor manager Alberto Barbarelli
Production assistant Michele Montesi
IT manager Alessio Torta
Intern Laura Ceriotti
Tour manager assistant Alessandro Gaudimundo
Carpenters Gianluca Corti
Christian Mazzocchi
FoH Sound engineer Marco Monforte
Lighting designer Gurdip Mahal
Lighting programmer/operator Ross Williams
Sequenze Only Music
Programmer Carlo Miori
Show design Giò Forma Studio Associato Srl
Show designer Claudio Santucci
Video content D-Wok/Prodea Group Spa
Content director Paolo “Gep” Cucco
Tour riggers Techne
Head rigger Luca Guidolin
Tour riggers Marco “Bomber” Marini
Enrico Finotto
Stage management Red Music Service
Stage manager Massimo Iacoboni
Show calling Alto Stagemanagement
Show caller Toni Soddu
Dressing rooms Ornyrock di Maria Ornella Mione
Dressing room supervisor Anna Nadotti
Dressing room ass Francesca Picci
Massimo Ruggieri
PA, lights & backliners Agorà srl
Responsabile Wolfango De Amicis
Monitor engineer Stevan Martinovic
Backliners Maurizio Magliocchi
Antonello Di Battista
Fabio “Hakka” Oliva
FoH assistant Orlando Ghini
PA Man Silvio Visco
Massimo Luna
Danilo Vitale
Alfredo Coppola
Lighting crew boss Daniele Francescone
Dimmers Livio Lo Faro
Marco Carancini
FoH & network Emanuele Vangelatros
Lighting rigger Arturo Contaldi
Simone Bugatti
MH tech Michele Donninelli
Francesco Mingoia
Video Event Management Srl
Responsabile Daniele Parazzoli
Project manager Luca Brozzi
Videodirector Andrea De Vincenzis
Camera operators Fabio Longhi
Marco Guarise
LED techs Alex Limones
Pablo Cornejo
Andres Cornejo
Disney Ponce
Lorenzo Colussi
Lasers ER Productions
Responsabile Ryan Hagan
Laser techs Alex Oita
Michael Morey
Automation Wicreations
Responsabile Hans Willems
Operators Erik Gielen
Tommy Davolio
Generators Energy Rental
Responsabile Roberto Dusi
Generator techs Vincenzo Siepi
Ciro Lore
Trucking Redtyre snc
Responsabile Gianni Visconti
Lead driver Valerio Visconti
Driver Simone Mattei
Battista Buttari
Donato Palangio
Nazzareno Brunamonti
Benito Aresti
Domenico Tesseri
Omar Bentalha
Andrei Iulian Neagu
Rocco Maio Marino
Loreto Margani
Salvatore Scala
Claudio Racchini
Gerardo Tecce
Arcangelo Storti
Massimiliano Risi
Stage Italstage Srl
Responsabile Pasquale Aumenta
Crew Giuseppe Morrone
Gennaro Cirillo
Aronne Ballabio
Alexandru Apetroiae
Marian Florescu
Andrea Grosso
Turf protection EPS Italia
Responsabile Luca Tosolini
Crew chief Valentino De Monte
Massimo Gallo
Florin Podina
Giovanni Canciaruso
Ahmet Catic
Enrico Ongaro
Pasquale Montesano
Cameron Foxwell
Cranes Vernazza Autogru
Certificazioni Alberto Mazzoni
Operativi Alessandro
Fabio
Steel climbing crew B.L. Crew KFT
Responsabile Endré Barany
Head skaff Gabor Foldi
Imre Molnar
Onstage
Head skaff Fabrizio Cardinale
Raffaele Colella
Catering Chef On Tour
Responsabile Celli Federico
Catering supervisor Alessandro Silvaggi
Chef Stefano Delle Sedie
Paola Impellizzeri
Chef assistants Francesca La Tassa
Emanuele Silvaggi
Merchandising Fansmania Sas
Merchandising supervisor Moreno Orsi

Tiziano Ferro

CLICCA QUI PER ACCEDERE ALLA GALLERIA FOTOGRAFICA
gall icon

Vuoi vedere altre foto e rimanere aggiornato sugli ultimi concerti? CLICCA QUI!

vuoi restare sempre aggiornato sulle novità di settore? ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

 

Clicca qui per accedere alla galleria fotografica
(50 Foto)