Sanremo 2018

Il Festival della canzone italiana diretto da un grande cantante italiano.

Particolare apertura scaladi Francesco Galarà

Si è conclusa il 10 febbraio scorso la 68a edizione del Festival della canzone italiana, un’edizione “diversa” del Festival di Sanremo, con numeri da record e ascolti straordinari per la serata finale che chiude con oltre 12 milioni 100 mila spettatori (share 58,3%) registrando il secondo miglior risultato dal 2002. Il direttore artistico, o “Dittatore artistico” come si autodefinisce Claudio Baglioni, si è messo in gioco con un progetto a dir poco temerario, specie per un cantautore, dimostrando, all’indomani delle tre edizioni della gestione Carlo Conti, determinazione, capacità e sagacia, raggiungendo ascolti ancora migliori del predecessore.

Michelle Hunziker, di fatto la vera presentatrice del Festival, e un travolgente Pierfrancesco Favino hanno sicuramente dato un grosso contribuito alla riuscita del progetto. Ed è merito di Baglioni aver individuato questi due personaggi. Questa edizione del Festival prevedeva come punto fondamentale un ritorno alla canzone italiana, quindi gli ospiti delle varie serate, fossero essi nazionali o internazionali, sono stati invitati ad esibirsi in una serie di tributi a canzoni e cantanti italiani che hanno rappresentato la storia del Festival. L’intenzione era quella di restituire alla manifestazione la sua funzione originale, vale a dire la promozione e la diffusione della musica italiana. Una piccola rivoluzione rispetto a quanto rappresentato nel corso degli ultimi trent’anni. Niente astronauti, personaggi dello sport, costosi ospiti internazionali ma grandi nomi della musica e dello spettacolo quali Sting, James Taylor, Giorgia, Gianni Morandi, Gino Paoli, Biagio Antonacci, Gianna Nannini, Negramaro, Fiorella Mannoia e Laura Pausini. Sono stati inoltre molto apprezzati dal pubblico l’omaggio a Pippo Baudo, che non vedeva l’ora di calcare ancora il palco del teatro Ariston, il premio alla carriera a Milva, ritirato dalla figlia e, ciliegina sulla torta, l’intervento in prima serata del mattatore Fiorello, oltre all’apparizione “a sorpresa” di Virginia Raffaele. Tutti a duettare con il divo Claudio. In conclusione, tirando le somme di questa edizione 2018 del Festival di Sanremo, il conto economico della RAI registra un bilancio attivo per circa 5.000.000 di euro. Niente male: la sfida è stata vinta alla grande.

Emanuela Trixie Zitkowsky
La scenografa Emanuela Trixie Zitkowsky.

La scenografia

Chiediamo alla scenografa Emanuela Trixie Zitkowsky di raccontarci le suggestioni che hanno ispirato il suo progetto.

“L’idea creativa iniziale, condivisa con il direttore artistico, desidera richiamare una sala d’ascolto musicale – ci spiega – una specie di auditorium caratterizzato da elementi scenografici che contribuiscano ad esaltare l’acustica, il suono e la musicalità. Non solamente dal punto di vista della sua purezza ma anche rispetto ai volumi architettonici messi in gioco. Tutto ciò tenendo conto della trasposizione in chiave televisiva che, ovviamente, lo rende comunque differente da quello che è un vero auditorium”.

Come nasce l’idea del bianco, sintesi di tutti i colori?
Dal punto di vista dell’impatto visivo, siamo partiti dal bianco, così com’è un foglio all’inizio di un nuovo progetto. Il bianco rappresenta la somma di tutti i colori, per ricominciare: il concetto è ricominciare dalla musica, dalla purezza dell’arte e ridefinire il tema fondante di questo Festival, che parte proprio dalla ricerca della canzone italiana d’antan, per riscoprire i concetti originali di questa manifestazione. Infatti tutte le esibizioni – sia, com’è ovvio, quelle dei cantanti in gara, sia quelle delle grandi star nazionali ed internazionali – si basano su brani italiani. In questo, il bianco rappresenta il punto iniziale che ogni sera, ad ogni esibizione, si trasforma in una variopinta tavolozza di colori come a rappresentare le varie anime della canzone italiana.

Da cosa nasce la geometria delle forme che compongono la scenografia?
Ora, venendo al dettaglio, gli elementi sono forme architettoniche pure che hanno al loro interno un apparato sceno-luminoso il quale consente loro di trasformarsi attraverso la retroproiezione di immagini grafiche ad hoc. Per ottenere ciò, come già detto, le strutture contengono vari tipi di elementi illuminanti a LED con diversi passi che spaziano dal 20 mm delle quinte laterali e, aumentando gradualmente la definizione, man mano che ci si avvicina al centro della scena, raggiungono passo 6 mm negli archi, sino ai 3,75 mm delle spirali video.

Qual è l’idea per la scala di quest’anno?
La scala centrale, aprendo i suoi petali, lascia apparire ciò che rappresenta la sintesi architettonica di un fiore, elemento sempre presente e caratteristico della città che ci ospita, scoprendone il cuore costituito da un LEDwall centrale, anche questo passo 3,75 mm, mentre le due spirali visual laterali si muovono con una rotazione elicoidale su se stesse, accompagnando virtualmente la musica verso l’alto.

Notiamo una strana forma, quasi una scultura sul fronte del palco.
Sulla parte frontale della scena, alla base del palco, è stata creata una scultura che vuole rappresentare una serie di spartiti musicali sovrapposti in maniera quasi casuale ma con una certa metrica raffigurante la fonte della musica che l’artista va ad interpretare. I due palchi tecnici sospesi ai lati del palcoscenico sono volutamente in bella vista nell’edizione di quest’anno, anche per enfatizzare uno degli elementi fondamentali dell’auditorium musicale: vale a dire il rapporto interattivo tra artista e tecnico del suono.

E per quanto riguarda l’orchestra?
Da diversi anni l’orchestra trova collocazione ai due lati del palcoscenico, quest’anno abbiamo realizzato due specie di gondole che contengono le due parti, ritmica e sinfonica. Questa è la sistemazione ottimale anche dal punto di vista delle riprese televisive. Inoltre tutti i musicisti sono vestiti di bianco, così come le prime sei file di poltrone della platea sono state rivestite di bianco, per rendere omogeneo l’impatto scenico e consentirgli di prendere forma e colore in omogeneità con il resto della scenografia.

Postazione controllo luci
La postazione di controllo luci.

Le luci e la grafica

Preso da mille problemi, Mario Catapano, direttore della fotografia, ci concede un veloce incontro al bar della sala stampa per spiegarci come ha deciso di ‘colorare’ il festival.

“L’impostazione della scenografia di quest’anno – ci dice Catapano – e lo sfondo completamente bianco danno spazio alla totale fantasia cromatica; in questo contesto predomina, anche se con più misura rispetto agli anni scorsi, l’utilizzo di fasci di luce che disegnano gli spazi con un maggior effetto scenografico”.

Quali sono i problemi che hai dovuto affrontare prioritariamente?
Una criticità è rappresentata dalla scena realizzata in pannelli di PVC retro-illuminabili che, se accesi, si presentano bianchi, ma da spenti appaiono grigi. Questa superficie “neutra” ci dà tutto lo spazio per utilizzare con la massima libertà idee grafiche o illuminazioni ad hoc che animano la scena, personalizzando le varie performance canore. Durante i momenti di talk si ritorna poi ad una base bianca, scelta espressamente formulata dal direttore artistico.

Quindi quali sono i materiali per cui hai optato?
Per quanto riguarda l’impostazione del parco illuminante, l’elemento chiave è rappresentato da una struttura americana centrale appesa che viene manovrata da una serie di motori CM completamente silenziosi. Questi motori consentono alla struttura stessa di potersi muovere su vari piani, oltre che ovviamente di salire e scendere a piacimento. Su questa struttura trovano spazio ben 36 piccoli proiettori beam a LED, più altri 12 beam a scarica in due file di sei ai lati. Oltre a questo, tutta la scenografia è costellata da vari tipi di corpi illuminanti tra beam, wash, wash-beam e Spiider, questi ultimi particolarmente interessanti in quanto combinano i due tipi diversi di proiezione, fornendo effetti particolari anche molto scenografici.

Notiamo che le strutture metalliche di supporto seguono fedelmente gli elementi scenografici: come si riescono ad illuminare tutti gli elementi scenici?
Le truss sono state posizionate verticalmente seguendo la linea prospettica dei plafoni, altre quattro a semicerchio seguono gli archi della scenografia. Infine sul fondo principale, seguendo ai lati la “V” della scala, sono posizionate tramite dei tubi 14 barre LED motorizzate. I tre archi, le due colonne laterali a spirale, il retro della scala, quando è chiusa, e gli spazi dell’orchestra sono retroilluminati da moduli LED o LED-Strip RGB di vario passo; questo ci consente di avere un grande unico ‘LED space’ sul quale proiettare le immagini grafiche comandate da un sistema Catalyst, ovviamente ridondante.

Com’è illuminata la scala?
A complemento di tutto ciò, la scala, quando viene aperta, è illuminata da circa 1500 metri di strip-LED RGBW e lascia apparire un LED wall che fa da fondale alla scena.
Un secondo LED wall convesso, infine, scende a comando al centro della scena, consentendo la proiezione delle varie classifiche risultanti dalle votazioni, oltre ad altri contributi, quando necessari.

Abbiamo notato che le principali tecnologie luci sono marchiate Robe, ClayPaky e DTS. Ci puoi, in sintesi, elencare quali tipologie di corpi illuminanti avete usato?
In totale sul palco sono in opera 90 beam e 38 spot con lampada a scarica, 36 wash, 45 beam a LED oltre a 17 barre LED motorizzate.
Per quanto riguarda il controcampo su platea e galleria, ci sono circa 30 beam, 65 wash e 16 spot a LED per il controluce pubblico ed orchestra.

Fonico di palco
La regia di palco.

Il progetto audio

Mauro Severoni, nostra vecchia conoscenza, responsabile del progetto audio, super impegnato con le prove dei cantanti e degli ospiti, trova il tempo per raccontarci rapidamente le novità di questa 68a edizione.

“Tutti i segnali audio – spiega Mauro – principalmente microfonici ma anche di linea, sono convogliati in una matrice capace di oltre 1500 in/out e poi smistati su 24 linee MADI-64 verso le varie console digitali tra cui una Studer Vista X ed una Vista 5, per gli archi, in regia musicale; una Vista 5 e una DiGiCo SD9 per la diffusione musicale ed una Soundcraft Vi6 per i lavalier, gli headset ed i microfoni a mano, in teatro; e una Vista 8 come console di palco. Per gli ascolti dell’orchestra abbiamo il collaudato sistema misto Aviom A16/Roland M48 oltre ad una serie di monitor da palco di vari modelli”.

Curiosando in sala possiamo notare quest’anno un’interessante novità rappresentata dal nuovo sistema di diffusione VIO di dBTechnologies; si tratta di un sistema line-array basato su moduli VIO L210, con due woofer da 10” con magneti al neodimio, un driver a compressione con uscita da 1,4”, finale in classe D da 900 W continui a bordo e DSP a 56 bit interno con filtri FIR. I sub sono VIO S118omnidirezionali, contenenti un trasduttore da 18” con magnete al neodimio amplificato con finale in classe D da 1600 W continui e DSP interno a 56 bit. Possiamo constatare di persona la configurazione installata al teatro Ariston che consiste in due array da otto moduli VIO L210 appesi ai lati del palcoscenico più due delay da tre moduli VIO L210 per la parte bassa della platea; completano il sistema sei sub S118 inseriti alla base del palco. Il tutto è controllato tramite rete RD Net, consentendo allineamenti ed eventuali correzioni di difetti ambientali del teatro. La diffusione in galleria è assicurata invece da un sistema array L-Acoustics con sub sospesi.

La regia 5.1 si avvale di un mixer DiGiCo D5 ed è posizionata su un apposito OB-VAN studio mobile che ne cura la messa in onda sui canali RAI HD, mentre la messa in onda stereo del programma è gestita dal mixer Aurus dell’OB-Van Esterna Roma 4.

Duccio
Il regista Duccio Forzano.

La regia

Incontriamo infine Duccio Forzano, regista del programma, come sempre cordiale e disponibile, che ci illustra le novità riguardanti l’impostazione generale della regia televisiva.

“Il direttore artistico mi ha lasciato molta libertà – racconta Duccio – ci conosciamo da anni, c’è fiducia e sintonia”.

Abbiamo saputo di due novità introdotte quest’anno per la prima volta, le puoi descrivere?
La prima è stata l’idea di introdurre l’uso del software CuePilot che consente di memorizzare, tramite time code, l’intero sviluppo delle sequenze di riprese audio e video, stacchi e quant’altro in modalità diretta per poi ripetere il tutto infinite volte in maniera automatica. Questo software ci dà la possibilità di programmare tutte quelle operazioni che altrimenti sarebbero impossibili da realizzare manualmente.

Quindi il tuo lavoro diventa più facile e rilassante…
È ovvio che la componente artistico-autorale, dalla quale non si può mai prescindere, resta fondamentale ed insostituibile. Un esempio per tutti: durante il brano di apertura della terza serata, ho deciso di lavorare senza l’ausilio di CuePilot, ma in questo caso ho avuto buon gioco grazie alla mia perfetta conoscenza del brano in esecuzione e delle esigenze dell’artista. Mi sono quindi sbizzarrito in una regia estremamente dinamica. Tra le altre cose, grazie al supporto di RaiWeb, abbiamo realizzato una diretta Instagram che rende perfettamente l’idea di cosa intendo.
Detto questo, CuePilot è utilissimo ad assicurare, con una timeline programmata, la corretta stesura delle sequenze, salva restando la possibilità di interventi manuali in qualsiasi momento.

Qui trovate il video; vale la pena di guardarlo perché rende l’idea di quanta adrenalina scorra nelle vene del grande Duccio e quanto entusiasmo metta nel proprio lavoro.

Ecco, però so che c’è un’altra novità tecnologica che ti sta particolarmente a cuore…
L’altra novità di quest’anno è l’introduzione in teatro della RobyCam: finalmente ce l’abbiamo fatta, grazie anche al fatto che la particolare scenografia di questa edizione non consente l’utilizzo di una telecamera centrale, né di una telecamera alta. Se a quest’ultima è possibile sopperire con una TechnoCrane, per la camera centrale non c’era alternativa, a meno di non montare un ingombrante binario centrale di 12 metri davanti alla prima fila di poltrone, dove far scorrere un dolly con telecamera operatore e macchinista, come si faceva nel secolo scorso, impallando completamente la visione alle poltrone di platea. Davanti a questa tragica prospettiva, la produzione si è vista costretta ad accettare l’utilizzo della RobyCam, cosa che peraltro comunemente avviene in molte situazioni teatrali in tutto il mondo”. 

Ti vedo particolarmente entusiasta di questa innovazione.
Finalmente, grazie all’uso della RobyCam, riusciamo a realizzare sequenze a 360° utilizzando razionalmente tutto quanto messo a disposizione dalla scenografia. Queste sono le principali novità tecnologiche. Ciò detto, ringrazio la produzione per avermi messo a disposizione, come sempre, la migliore e più affiatata squadra possibile; voglio anzi sottolineare l’ottima sinergia creatasi con il direttore della fotografia, Mario Catapano, con il quale mi sono trovato a lavorare per la prima volta con grande affiatamento e soddisfazione.

Il materiale video

Un breve accenno alle apparecchiature di ripresa che compongono il sistema di ripresa video controllato dalla regia esterna Roma 4 HD.
Tutte le telecamere impiegate nelle riprese del Festival sono Grass Valley LDK8000 Elite, ad eccezione di quella montata sul sistema RobyCam, di tipo LDX80 Compact.
Le ottiche impiegate sono:

  • Una Canon 9.3x86 e una Canon 9.3x72 in fondo alla platea in posizione centrale;
  • Due Canon 9.3x72 in platea una per lato sinistro e destro;
  • Due Fujinon 6.5x27 sul palco, carrello sinistro e destro dietro l’orchestra;
  • Tre Canon 4.7x13 su Steady, Tecno Crane e carrello su palco – la Steady-cam è collegata tramite sistema wireless HD Grass Valley;
  • Una Canon 4.3x14 su RobyCam.

RobyCam è uno speciale sistema di movimento tramite cavi sospesi, giroscopico su tre assi, della testa della telecamera. Sofisticati algoritmi di controllo forniscono alla RobyCam la potenzialità unica di portare letteralmente la telecamera in qualsiasi punto situato all’interno dello spazio di ripresa, mentre RobyHead R2, la testa della telecamera, controlla totalmente gli angoli di ripresa della telecamera con panoramica a 360 °. La sinergia di queste funzionalità consente a RobyCam di realizzare immagini spettacolari. Il sistema RobyCam utilizza quattro argani automatici controllati in tempo reale dal sofisticato sistema di controllo che consente movimenti della fotocamera fluidi in 3D e molto veloci, fino a 8 m/s sui tre assi cartesiani.
Infine il mixer video utilizzato è il collaudato Sony MVS-8000G.

 

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