Livio Argentini

Un personaggio che può tuttora definirsi un pilastro nel mondo audio professionale...

di Alfio Morelli


In questo numero abbiamo il piacere di raccontarvi e farvi conoscere un personaggio che può tuttora definirsi un pilastro nel mondo audio professionale.
Dopo averlo conosciuto di persona ed averlo apprezzato durante il seminario sulle console digitali da noi organizzato in aprile, non abbiamo potuto esimerci dall'andarlo a trovare nella sua casa-laboratorio a Roma.


Il Signor Livio ci racconta che, come spesso accade, tutto iniziò quando egli era ragazzino, dalla grande passione per l'elettronica. Già ai tempi della scuola media, cominciò infatti a frequentare la bottega di un radio riparatore, suo conoscente. Passarono gli anni e con loro la passione aumentò fino a diventare un lavoro vero. Era il periodo in cui in Italia il mercato dell'Hi-Fi cominciava a muovere i primi passi, e con esso nascevano alcune riviste, la cui redazione era a Roma.


“A quei tempi - racconta Livio - ero forse uno dei pochi ad avere un laboratorio con degli strumenti evoluti, così divenne quasi naturale iniziare a collaborare con alcune di queste rivi-ste eseguendo i test delle apparecchiature. Io infatti nasco in questo settore  come autodidatta, ma oltre che dalla sperimentazione, la mia cultura deriva da anni di lettura di molte delel pub-blicazioni di settore; nel corso degli anni sono poi entrato in contatto con molte realtà di livel-lo mondiale, con vari progettisti e costruttori di apparecchiature ad Alta Fedeltà, con i quali ci siamo spesso scambiati punti di vista, consigli e soluzioni. Altro fattore importante è stata la frequentazione di alcuni amici universitari, anche loro appassionati di audio ed elettronica, con i quali ci “imbarcavamo” (ndr: poi capirete perché ho usato questo termine marinaresco) in progetti a volte assurdi, facendo comunque importanti esperienze che nel tempo poi mi sarebbero servite”.


Ed il passo dal mondo dell'Hi-Fi al professionale fu breve:
“Nel mondo professionale - Livio continua il suo racconto - entrai intorno alla fine degli anni Cinquanta, quando partecipai alla registrazione con l'orchestra Alessandro Scarlatti di Napoli della serie delle sinfonie di Shubert. Infatti una cosa che molto probabilmente non sa nessuno, è che il primo registratore multipista da mezzo pollice lo costruimmo noi in Italia! In quegli anni conoscemmo Edmund Purdom, attore inglese che lavorava molto a Cinecittà, appassio-natissimo di musica classica, e grazie ai suoi finanziamenti coinvolgemmo la Photovox, un'azienda torinese, che costruì per noi una testina di registrazione a sei canali che montam-mo su un Ampex 300. Dalla TreEmme ci facemmo poi costruire dei nastri da 1/2 pollice, che a quell'epoca era un formato inesistente, tanto che presero dei nastri da un pollice e li taglia-rono a metà! Quindi possiamo dire con orgoglio, senza timore di smentite, che la registrazio-ne di musica classica su multitraccia è nata in Italia”.


Livio entra così da protagonista nel mondo tecnico della registrazione discografica: “Grazie a quell'esperienza - continua Argentini - entrai nel giro dell'RCA, che qui a Roma aveva degli stabilimenti molto importanti in cui si produceva molta musica. Lì iniziai a progettare e co-struire qualche piccolo mixer portatile per la registrazione live in esterno ed alcuni mixer per gli studi. Erano gli anni Settanta e cominciavano a nascere degli studi di registrazione privati; infatti in quegli anni conobbi Mogol e poi Mattone con il quale nacque una collaborazione tecnica e per cui costruii dei mixer e progettai alcuni studi”.


Livio ci fa notare una cosa in effetti un po' strana. Egli ha osservato che fino alla fine degli anni Ottanta, le tecnologie usate in Hi-Fi, a suo dire, sono state di gran lunga più performanti rispetto a quelle usate nel professionale: “L'enorme mercato dell'Hi-Fi - ci spiega - la grande concorrenza fra le varie case e la disponibilità di notevoli risorse finanziarie ha indotto le aziende ad investire molto sulla ricerca tecnologica. Ricerca che logicamente ha avuto, in seguito, un ritorno nei prodotti professionali. Purtroppo con l'avvento del digitale, che ha portato un grande decadimento qualitativo, la ricerca attuale è indirizzata alle tecnologie co-struttive ed al marketing piuttosto che alla ricerca della pura qualità”.

A cavallo degli anni Ottanta, arriva per Livio un periodo professionale piuttosto negativo: “Avevo appena concluso un interessante accordo con l'AKG per la fornitura di mixer, un contratto che mi avrebbe messo in una posizione di lavoro sicuro, continuativo ed interessante e soprattutto mi avrebbe aperto il mercato estero. Ma poco tempo dopo la firma dell'accordo subii un'inondazione che mi distrusse tutte le linee di produzione ed i magazzini con le scorte dei componenti. Per me fu un colpo terribile, perché oltre al denaro persi anche il contratto con l'AKG. Così dovetti risalire sulla bicicletta e ricominciai a pedalare.
In quegl'anni di sconforto pensai anche di cambiare lavoro, infatti mi era stato proposto di partecipare ad uno studio di fattibilità per una motovedetta guardacoste ad alte prestazioni”.

E qui entriamo a conoscenza dell'altra passione di Livio Argentini: la nautica.
“Purtroppo o per fortuna - ci spiega - io gli hobby li prendo sul serio, cioè voglio capire sem-pre quello che sto facendo e cosa sta succedendo. Così, negli anni, ho avuto modo di collabo-rare anche con alcuni professionisti del mondo della nautica. Come accennavo prima, por-tammo a termine il progetto di una motovedetta capace di viaggiare a 70 nodi con una stabili-tà impensabile, progetto che però non ebbe seguito per l'avvento della crisi energetica”.


Chiediamo a Livio di ripercorrere i tanti prodotti da lui ingegnerizzati e costruiti: “L'innovazione più importante da me apportata fu sicuramente il registratore multi-traccia - ci dice - però ricordo con maggior affetto quella che più che un'innovazione si può chiamare un'intuizione, cioè la diversa colorazione dei potenziometri dei mixer. I primi mixer avevano infatti i pomelli dei potenziometri colorati tutti alla stessa maniera, quindi per passare dal potenziometro dei bassi del canale 1 al controllo ausiliario del canale 24, dovevi fare molta attenzione, ed era facile sbagliarsi.

Così mi venne in mente di colorare la parte superiore del potenziometro rotativo in base alle funzioni, per esempio in rosso i bassi, verde per i medi, azzurro per gli acuti e cosi via per le altre funzioni. Questa piccola intuizione, che tutt'oggi è usata, permette di operare in modo più veloce e preciso. Un'altra intuizione riguarda il poten-ziometro rotativo montato alla rovescia, una cosa che ancora molti non hanno capito! Un po-tenziometro rotativo ha una sua operatività in un raggio di circa 270°, e la maggior parte dell'uso avviene in una zona ampia ±45° rispetto allo zero centrale, zona prevalentemente coperta dalla manopola del potenziometro stesso. Se la manopola del potenziometro viene montata rivolta verso il basso e le serigrafie vengono fatte nella parte inferiore del potenzio-metro, l'utilizzo diventa molto più semplice e pratico”.


Infine diamo uno sguardo con Livio alla sua attuale attività.
“Da diversi anni produco componenti audio, principalmente preamplificatori, equalizzatori e mixer, anche se di questi ultimi sempre meno, perché con l'avvento dei mixer digitali il mer-cato sta andando tutto verso quella direzione - ci spiega -. Ma, a dire il vero, in quest'ultimo periodo sto lavorando ad un progetto che promette di essere uno step oltre il mixer digitale. Parte da un presupposto molto facile da comprendere: quando si acquista un mixer da studio analogico di alta qualità, un 48 o addirittura un 96 canali, per buona parte (50 o il 60 %) il suo prezzo è costituito dal valore dei preamplificatori microfonici e dei controlli di tono. Ma, nell'uso quotidiano, quante volte si usa poi questa parte del mixer e quante volte invece si usano outboard esterni, “baipassando” una parte importante del mixer che comunque abbiamo pagato? Il mio nuovo progetto è basato su un sommatore di linea privo di preamplificatori microfonici e di controllo di tono: il segnale entra pulito quando è di linea, altrimenti saranno utilizzati dei preamplificatori microfonici esterni che si collegheranno all'ingresso del mio sommatore. Regolato il livello dei vari canali, il segnale migrerà verso i convertitori digitali e da lì al sistema di HD recording, per poi ritornare nel sommatore per il mix finale. A proposi-to di questo lancio un “bando”: chi mi aiuterà, finanziariamente, a portare a termine questo progetto, avrà la possibilità di acquistare il prodotto finito al costo vivo dei componenti”.

Insomma Livio è un personaggio veramente straordinario, un po' come i suoi prodotti, sempre costruiti con cura e passione artigianale ed apprezzati in tutto il mondo per la loro qualità.

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