Futuro Fantastico - Santarcangelo Festival 2050

Santarcangelo Festival è una delle più longeve manifestazioni italiane dedicate alle arti della scena contemporanea, giunta quest’anno alla cinquantesima edizione.

Futuro Fantastico - Santarcangelo Festival 2050


di Michele Viola

Nato nel 1971, il Festival è diventato negli anni uno dei più prestigiosi e innovativi appuntamenti europei nell’ambito del teatro e della danza.

Il 2050 nel nome dell’edizione di quest’anno, sotto la direzione artistica di Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande di Motus, allude evidentemente al cinquantenario e anche al Futuro Fantastico che dà il nome a quello che è il primo atto, il più evidente al pubblico e ai media, del Festival che a Santarcangelo di Romagna è distribuito in diversi luoghi e in diversi periodi dell’anno.

Un primo atto ridimensionato nella durata e nelle capienze, oltre che condizionato nella programmazione, tra lockdown e norme anti-covid. Anche se ovviamente i numeri non possono restituire l’impatto del Festival, soprattutto per questa edizione, la risposta del pubblico è stata come al solito molto positiva, dato che i biglietti disponibili sono andati esauriti entro pochi giorni dall’apertura delle vendite online e sono state anche aggiunte alcune repliche straordinarie agli spettacoli in programma.

Non approfondiremo qui gli aspetti artistici peculiari, quali lo stimolante e stupefacente contrasto tra il distanziamento interpersonale prescritto dai protocolli sanitari e il contatto, la condivisione e il contagio emotivi caratteristici del teatro, della danza e, in generale, della performance dal vivo. Offriremo invece un cenno, come nostro solito, sugli aspetti tecnici e organizzativi, parlando con chi ha preparato e costruito gli spazi.

Monica Sartini – Responsabile di produzione

Di cosa ti occupi?

Sono responsabile di produzione, ma in realtà, al giorno d’oggi, la produzione è più corretto definirla “organizzazione” perché ci occupiamo anche degli aspetti organizzativi e non solo della produzione di progetti artistici.

Ti occupi solo della produzione del Festival o anche degli altri eventi, durante l’anno?

L’organizzazione del Festival è in capo a Santarcangelo dei Teatri, un’associazione senza scopo di lucro di cui fanno parte i comuni di Santarcangelo di Romagna, Rimini, San Mauro Pascoli, Poggio-Torriana e Longiano. Io mi occupo anche di tutte le attività della produzione di Santarcangelo dei Teatri che programmiamo durante l’anno, come le Residenze Artistiche e la rassegna di danza contemporanea E’ Bal (Il Ballo in dialetto locale, ndr). Il circuito è quello dei teatri Romagnoli, e Santarcangelo fa parte di questo circuito. Poi ci sono i laboratori teatrali con i ragazzi e una serie di attività minori. Già tra settembre e ottobre, comunque, iniziamo a lavorare sul Festival dell’anno successivo; diciamo che il Festival occupa un arco temporale di dieci mesi, mentre nella stagione invernale – autunno, inverno e primavera – abbiamo anche altre attività. La produzione del Festival non è soltanto lavorare con le compagnie alla realizzazione delle loro performance ma è anche occuparsi di tutti gli aspetti organizzativi che vanno dai permessi alle autorizzazioni alla documentazione da produrre; poi c’è l’organizzazione dello staff, i registi, i volontari e quant’altro.

Le attività saranno piuttosto sinergiche, nel senso che avrete a che fare con un ambiente dinamico in cui nascono le cose che poi vengono portate anche al Festival?

Diciamo che alcune compagnie che partecipano alle Residenze Artistiche durante l’anno stanno preparando dei lavori che debutteranno al Festival, ma ce ne sono anche altre che al Festival non ci saranno. Residenza significa che una compagnia risiede a Santarcangelo e lavora nello spazio del Teatro Lavatoio. Non si tratta necessariamente di un lavoro teatrale, potrebbe fare anche una settimana in ufficio a fare ricerca, piuttosto che fare ricerca in giro per il territorio, oppure incontri e interviste o ancora, per come può essere comunemente intesa, una settimana di prove. Anche i laboratori che facciamo durante l’anno con i ragazzi spesso restituiscono qualcosa al Festival.

Per quanto riguarda gli artisti?

La scelta degli artisti compete ovviamente alla direzione artistica, non è una cosa su cui intervengo. Diciamo che io e Salvo, che è il direttore tecnico, affianchiamo la direzione artistica nella composizione del programma, nel senso che possiamo suggerire in quale spazio può essere meglio presentare un progetto o che tipo di allestimento possiamo proporre. 

Quest’anno avete riportato il dopo-festival in centro, dopo che per alcuni anni era stato allestito nel Parco. Il Parco Baden Powell era un’area piuttosto critica dal punto di vista acustico, in particolare c’era un comitato di residenti piuttosto agguerrito…

Negli anni abbiamo spesso ricevuto molti complimenti sugli allestimenti, perché erano ben fatti anche esteticamente. Quest’anno è piaciuto molto il fatto di tornare in centro per ritrovarsi e stare in compagnia alla fine della serata, piuttosto che il contrario, cioè andare a vedere gli spettacoli in centro e poi andare al parco per finire la serata. Questa è una riflessione che ci accompagnerà nei prossimi mesi perché è piaciuto molto anche l’allestimento degli spettacoli nel parco, piuttosto che in alcuni spazi chiusi che abbiamo usato in passato come il Consorzio o le palestre: spazi comunque molto caldi soprattutto d’estate, ad esempio. La critica che ci è stata mossa riguarda invece il fatto che nel Parco c’era molto più spazio, che avrebbe aiutato ad evitare l’assembramento che si può creare nel dopo-festival, nel momento del ritrovo e del ballo. Negli ultimi anni il dopo-festival nel parco ha funzionato meglio rispetto al primo anno, in cui abbiamo avuto moltissime critiche per il fatto che il rumore dava fastidio al vicinato. Dal secondo anno in poi abbiamo rivolto i diffusori dall’altra parte, abbiamo utilizzato dei volumi più moderati, abbiamo messo del personale a controllare il flusso delle automobili e i parcheggi in modo che non bloccassero le strade circostanti e tutto questo ha smorzato molto le critiche. Comunque l’inversione dei luoghi è piaciuta molto più per motivi logistici. Nel Parco Baden Powell c’è anche tanto spazio libero per la creatività, infatti vi abbiamo ricavato un discreto spazio teatrale con un bel palco, uno spazio per la danza e uno spazio creativo molto versatile in fondo, dove è stato ripulito il canneto.

Roberto Bucci – Responsabile audio

“Quest’anno – racconta Roberto – il Festival coinvolge diversi luoghi. Piazza Ganganelli ha ospitato la particolare cerimonia di inaugurazione ed è stato anche installato uno schermo cinematografico. Piazza Galassi, la piazzetta del campanile in pieno centro storico, ospita principalmente teatro di parola e vi abbiamo installato un sub e tre teste JBL VRX per parte ai lati del palco: sub a terra, due teste su palo e una testa appoggiata sul sub orientata verso la parte centrale delle prime file. Allo Sferisterio c’è il palco per i live musicali: lì abbiamo appeso due cluster di JBL Vertec, il modello piccolo, a circa 4 m di altezza e con i relativi sub a terra. L’altra metà dello Sferisterio è invece occupata dallo Spazio Bisonte, lo spazio dedicato al dopo-festival: lì c’è un DJ con due colonne di diffusori, ciascuna con un sub e due JBL VRX su palo per parte.

“Poi c’è il Parco Baden Powell – continua Roberto – che a sua volta si divide in tre parti: il Palco, la Pedana e il Canneto. Il Palco ospita eventi di teatro e presentazioni e comprende una struttura in Layher e americane del tutto simile a quella del palco dello Sferisterio, con due cluster di Vertec, il modello piccolo, appesi e i relativi sub a terra. La Pedana è uno spazio per la danza ed è costruito intorno ad una pedana a terra, alta pochi centimetri, che è lo spazio scenico; il pubblico è seduto intorno alla pedana su tre lati e i diffusori sono dietro all’audience, negli angoli, rivolti verso il centro dell’area. Lì abbiamo quattro EAW JF260 passive – anziane, pesanti ed arrabbiate – su quattro stativi agli angoli della pedana e due sub LD Systems a terra. Il Canneto è uno spazio versatile, completamente a disposizione delle compagnie che vi allestiscono alcune performance, e anche lì ci sono due VRX per parte con sub e palo. L’impiantino della Pedana è di proprietà dell’organizzazione del Festival, mentre tutti i diffusori JBL, così come le luci, sono stati forniti dal service riminese Alterecho.

“Poi – conclude Roberto – c’è una performance particolare nell’Area Campana, allestita da Lombardi, in cui amplificano il rumore di alcune motociclette”.

Il palco per i concerti allo Sferisterio.

Dario Neri – Tecnico audio all’Area Campana

“Il concetto è quello di microfonare i motori – spiega Dario – ovvero prendere il suono dei motori a diversi regimi e con quelli elaborare degli effetti sonori.

“Il segnale arriva in regia e viene elaborato da Francesco e Mattia in tempo reale: si vengono a creare dei bordoni, dei loop, delle distorsioni; loro sono due fonici artisti, diciamo. Abbiamo deciso insieme questo tipo di installazione per amplificare questi suoni direttamente.

“Nadia e David invece – continua Dario – sono i registi dello spettacolo e coloro che lo hanno ideato. L’idea di ripresa sonora viene comunque da loro.

“L’impianto, tutto a marchio Lombardi, è costituito da due monoliti, circa 50.000 W complessivi tra sub e satelliti, tutti diffusori passivi con i nostri amplificatori dedicati. Usiamo, tra l’altro, i nuovi sub Lombardi, ciascuno capace di gestire 5000 W elettrici con una discreta efficienza, quindi una bella botta di rumore. Gli spettatori ricevono un suono avvolgente, che si aggiunge ovviamente a quello delle moto che girano intorno”.

David Zamagni e Nadia Ranocchi.

Zapruder – Regia all’Area Campana

“Io sono David Zamagni, e insieme a Nadia Ranocchi formiamo il gruppo Zapruder. Siamo un gruppo di cineasti che tuttavia, nella prassi di lavoro, integra il live con un pubblico per poi fare delle riprese dell’evento. Questo è un vero e proprio set, il pubblico è come una comparsa che partecipa al film.

“Il progetto si chiama Anubi III ed è il secondo episodio di un film più complesso, dal titolo Allegoria della felicità pubblica. Qui a Santarcangelo sarà un vero inno alla moto e al suo suono; è un elogio alla partenza, un lavoro giocato sull’azione del partire. Questo non significa per forza “andare”, è partire nel senso di un tempo presente dilatato all’infinito. Le moto sono tutte amplificate; esiste anche una partitura, il grande spartito musicale su cui si basano i motociclisti / musicisti. La partitura coincide con l’azione: ogni azione è un suono, e i musicisti lavorano su quei suoni ripetitivi, rimandati e trasformati in musica.

“Una parte importante del progetto – continua Davide – approfondisce poi i temi di ,minimo, e di ,massimo,: il minimo inteso come il motore immobile, ma acceso, che rappresenta il movimento interiore, come può essere un mito eterno e sempre uguale a se stesso; il massimo è invece il gesto concreto nella realtà, il farsi del mito per evolvere in una mitologia.

“Il progetto completo diverrà un’installazione artistica per un museo, divisa in tre canali e quindi tre schermi con diversi montaggi, e diverrà poi anche un film monocanale per alcuni circuiti cinematografici”.

Clicca qui per accedere alla galleria fotografica
(13 Foto)