Diana Krall

Summer Festival di Lucca.

di Alfio Morelli

lucca summer festival

“Per favore, mandate Diana Krall a un talent-show. Uno qualsiasi. Se non ci vuole andare, collegatela in teleconferenza, proiettatecela in forma di ologramma o di avatar, evocatene il corpo astrale, clonatela. Basta che ce la mandiate. Mandatecela a far sentire come si esce dal tunnel della pacchianeria vocale che affligge i giovani virgulti in ansia da prestazione. Mandatecela a mostrare che non serve impugnare il microfono come un’arma impropria, che non importa sdilinquirsi in mille birignao di finti turbamenti, che cantare non è fare il triplo carpiato con l’ugola. Cantare non è tutta quella roba là. Una volta che hai ascoltato anche solo la struggente “Glad Rag Doll” nella versione di Diana Krall, quella roba là, al massimo, la puoi rubricare fra la bigiotteria.”

Questo è il parere del giornalista, scrittore e sceneggiatore Giampaolo Simi sul concerto di Diana Krall, non a caso pubblicato sul sito di D’Alessandro e Galli, agenzia che organizza il cartellone del Festival di Lucca.

Da molto tempo inseguivo una data di questa cantante canadese, e finalmente sono riuscito a raggiungerla a Lucca, in Piazza Napoleone, in occasione del Summer Festival, il 6 luglio. Oltre che saper cantare e suonare, che di questi tempi non è cosa scontata, è anche una bella donna, cosa che non guasta mai per chi fa questo lavoro.

Alla meravigliosa serata di Lucca posso trovare solamente una pecca: avrei forse voluto assistere allo stesso concerto in un ambiente molto più raccolto, con 200/300 persone al massimo, in modo di poter apprezzare fino in fondo il pathos e le sfumature che l’artista sa creare.

Ci trovavamo invece in Piazza Napoleone a Lucca, che è comunque una gran bella venue: le fa da sfondo il Palazzo Ducale, progettato, si dice, da un certo Giotto, ed è attorniata da una bella vegetazione di alberi. Ha una capienza di 4/5000 mila persone, tutte rigorosamente sedute; inoltre, in fondo alla piazza, fronte palco, era stata costruita una tribuna VIP rialzata, con tanto di american bar, monitor video ed una linea di diffusori dedicati. Anche noi abbiamo praticamente visto il concerto da questi monitor video, ma per fortuna l’impianto audio riusciva comunque a restituire l’emozione della musica live. L’artista usava un vecchio Neumann KMS 140 che restituiva una voce, a mio avviso, con un po’ troppo “effetto Krall”. La caratteristica dell’artista, infatti, è proprio questa voce un po’ metallica sulle medie ma con una bella presenza sulle basse, in questo caso forse un po’ accentuata.

Ma niente di fastidioso, ovviamente, anzi la diffusione era decisamente di ottima qualità e molto godibile.

Come dicevamo, il cartellone del Festival è stato curato dall’Agenzia D’Alessandro e Galli, e tutta la produzione è stata seguita Diego Bertuzzi; la bella copertura del palco, a forma di ellisse, è stata fornita e messa in opera da Italstage.

Nel pomeriggio del concerto ci siamo fermati a fare due chiacchiere con Simone Lazzarini, socio del service Amandla che ha fornito audio e luci. Simone ci dice che tutto sommato la fornitura è abbastanza standard per un festival, anche se come sempre bisogna trovare un giusto compromesso e una certa flessibilità per soddisfare le esigenze di tutti gli artisti che arrivano sul palco, da Diana Krall ai Killers.

“Dobbiamo anche tener presente che una parte degli artisti viene con mezza produzione al seguito – ci spiega – mentre alcuni arrivano senza produzione, quindi dobbiamo essere in grado di fornire anche tutto il service completo, adattandoci alle richieste dei vari artisti”.

“L’impianto luci è quasi tutto composto da materiale Coemar – continua Simone – dai SuperCyc ai testamobile da 575 e 1200, mentre per l’audio, come già da tre anni, montiamo il sistema MLA della Martin, configurato su quattro cluster, due main e due side; abbiamo optato per questa configurazione perché la piazza è più larga che lunga quindi, aiutati anche dal software della Martin, abbiamo scelto questa configurazione che è la soluzione ottimale. Ogni cluster è formato da sei diffusori con l’aggiunta di 12 sub sotto il palco”.

In conclusione devo solo ammettere di avere trascorso una serata veramente piacevole e godibile. L’artista si è rilevata all’altezza della sua fama e Lucca è senza meno una cittadina che vale la pena visitare. Il cibo ed il vino sono altrettanto buoni, quindi siamo in zona “serate da ripetere”. E alla fine un festival si organizza anche per valorizzare tutto il territorio.

Così osiamo anche qualche richiesta artistica per il prossimo anno: Norah Jones e Susan Tedeschi. Si può fare???

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