Francesco De Gregori

L'articolo, le video interviste ai protagonisti, il video del concerto e tutte le foto di "Sulla Strada Tour".

di Douglas Cole

Le video interviste e la recensione del concerto:

Giovanni Chinnici De Gregori Gianmario Lussana De Gregori

 

 

 

 

 

Quando abbiamo visitato lo studio Terminal 2 a Roma, l’anno scorso, era in fase di completamento il disco inaugurale dello stesso studio: il nuovo disco di Francesco De Gregori, “Sulla Strada”. Uscito in novembre del 2012, già nel marzo di quest’anno si era guadagnato un disco d’oro. Per le registrazioni più recenti, è stata aumentato l’ensemble storico che accompagna l’artista, con un gruppo di dieci musicisti che lo ha seguito in una tournée teatrale primaverile poi evolutasi per le piazze estive.

de gregori

Visto che noi della redazione siamo abituali frequentatori dei Festival francescani, è stata una sorpresa fortuita scoprire che la penultima data della recente tournée di Francesco De Gregori si sarebbe svolta all’aperto a Rimini – cioè, a due passi da noi – e, addirittura, proprio come parte di un Festival francescano. Così, ci siamo messi in cammino verso Piazza Malatesta per poterci godere un concerto de “Il Principe” della canzone, mentre congregavamo con i compagni emulatori de Il Principe della Pace.

È certo segno dei tempi che quest’estate abbiamo visto una grande parte delle tournée nazionali di artisti importanti enumerare più musicisti sul palco che persone nelle squadre tecniche e di produzione messe insieme. C’è una grande differenza tra trovare il palco e il facchinaggio sul posto e dover trovare quasi tutto sul posto, e parecchie produzioni stanno scegliendo questa seconda soluzione per rispondere alla realtà economica del mercato degli eventi estivi.

Chiaramente questa modalità può essere assolutamente vincente quando la tipologia di artista la permette e lo show può reggersi in piedi già quasi esclusivamente sulla forza della musica e sul carisma dell’artista. Infatti in tutte le produzioni di questo tipo a cui abbiamo assisto questa estate, il pubblico non ci è mai parso accusare la mancanza di maggiori mezzi, anzi, magari l’esperienza del concerto è stata addirittura aumentata dall’atmosfera più intima e gradevole.

È certamente il caso di questa serata con De Gregori.

Lo spettacolo è una produzione F&P Group, con materiale in tournée fornito da Agorà (della serie “poco ma buono”). In occasione della data di Rimini, il service Team E20 di Savignano sul Rubicone (FC) ha fornito l’audio e le luci residenti: PA Axiom e parco luci misto tra testemobili Robe, LEDWash DTS e generici.

La produzione

Sul posto incontriamo Giovanni Chinnici, direttore di produzione per questo tour “aerodinamicizzato”.

“La produzione – ci racconta Giovanni – è stata curata dal mio capo, Orazio Caratozzolo, per conto di F&P Group; io ricopro il ruolo di direttore di produzione. Il tour è partito agli inizi di luglio, dopo un ottimo successo sia dal punto di vista tecnico che di pubblico in una fase primaverile nei teatri.

chinnici

Continua Giovanni: “Dall’anno scorso è stata fatta la scelta di andare con la mezza produzione, che comprende banchi, regie audio sala e palco, regia luci, monitor e backline. Ci troviamo abbastanza bene, grazie anche all’aiuto e grande lavoro di Gianmario Lussana, il nostro fonico, che fornisce una collaborazione importante. Infatti, pur trovando una situazione diversa in ogni location, abbiamo operato con la massima tranquillità e serenità, senza aver nessun tipo di problema e lasciando il pubblico sempre soddisfatto per l’ascolto.

“Ovviamente c’è un importante lavoro di produzione: chiediamo e ci facciamo mandare la scheda tecnica dal service locale, io e Gianmario la valutiamo, per telefono o in presenza, e se non ci soddisfa chiediamo un’integrazione; devo dire che c’è sempre stata un’ottima collaborazione dalla parte dei promoter locali nel rispetto delle nostre richieste. Una formula quindi vincente per questo tour.

Com’è composta la squadra in tour?

Voglio subito fare un grandissimo plauso ai tecnici in tour, perché sono dei grandi professionisti con cui collaboro da anni, in grado di risolvere i problemi e non di crearli; a cominciare dai due backliner, Salvo Fauci e Alessandro Morella. Il fonico di palco è Simone di Pasquale, mentre, come accennavo, per l’audio in sala abbiamo Gianmario Lussana. Alle luci abbiamo Andrea Coppini perché, anche con la mezza produzione, abbiamo al seguito il nostro datore luci con un piccolo set di proiettori: parliamo di cinque bauli che ci permettono di avere comunque una nostra base con la quale è possibile comunque fare lo show anche se trovassimo qualcosa di inutilizzabile. Poi c’è Marcellino, che è il nostro driver, e che fa parte della famiglia.

Forse è una domanda già scontata, ma quali sono le motivazioni per cui un artista come De Gregori usa la formula della mezza produzione?

È inutile girarci intorno, la motivazione è economica, dettata da una serie di motivi. Io sono siciliano e faccio un esempio con la mia terra che, storicamente, era una delle patrie delle feste comunali e patronali. Questi eventi si sono ridotti moltissimo, senza esagerare almeno del 60 o 70 percento. Quindi c’è una realtà economica a cui le agenzie si stanno adattando, infatti non siamo certo i soli ad andare in giro con la mezza produzione.

A mio parere è proprio il mercato estivo delle feste di piazza ad aver subito maggiormente questa problematica. C’erano dei comuni importantissimi che avevano “x” budget da investire in concerti ed eventi, budget che quest’anno è stato più che dimezzato. La mezza produzione è quindi un modo per poter andare avanti comunque con le tre o quattro date in Sicilia, in Calabria o in altri posti.

Avete trovato sulle piazze della tecnologia adatta e dei service preparati, o qualche volta non è andata proprio benissimo?

La media è decisamente positiva. Non abbiamo trovato delle casse vuote, per intenderci. Certo, non sempre abbiamo trovato in giro il materiale che ci possiamo aspettare con Agorà o con Lombardi o con gli altri service con i quali siamo abituati a girare con le produzioni intere; quindi anche la mentalità del tecnico nel confrontarsi con questo materiale deve essere piuttosto elastica. Però vi posso garantire che non ci siamo mai lamentati di quello che abbiamo trovato: c’è una qualità anche nelle realtà locali che può soddisfare le esigenze di questa tournée.

L’audio

Dopo un soundcheck notevolmente intenso, chiediamo a Gianmario Lussana, il fonico FoH, del suo lavoro con De Gregori.

Spiega Gianmario: “Ricopro questo ruolo dal tour del 2001, inotre seguo Francesco nella registrazione e nel mix delle produzioni discografiche in studio.

“In tanto bisogna subito dire che la differenza tra quello che succede in studio e quello che succede dal vivo con Francesco è molto evidente, perché lo spettacolo è un continuo evolvere. Per esempio, alla penultima data del tour, abbiamo provato due o tre canzoni che facevamo da diversi mesi... più che una scaletta c’è un repertorio che poi, di volta in volta, va a formare la scaletta della serata. Quindi, in realtà, anche l’arrangiamento di questi brani varia di volta in volta secondo le esigenze dell’artista. Questo aspetto viene coordinato da Guido Guglielminetti, il produttore artistico, capo banda e responsabile della parte artistica. Ovviamente al pomeriggio facciamo dei lunghi soundcheck durante i quali proviamo tutte queste variazioni ed io – e quel pover uomo di Andrea Coppini alle luci peggio di me – facciamo delle memorie a d’uopo; diciamo che rivediamo le memorie di qualche mese prima”.

 

 

Si cerca di riprodurre i brani del concerto in modo fedele alle registrazioni?

Effettivamente, nei brani dell’ultimo lavoro che si eseguono stasera si è cercato di riportare quanto registrato in studio; ma questo viene un po’ da sé, perché il modo di registrare che usiamo è molto simile a quello di un concerto, nel senso che abbiamo bisogno di uno studio con delle sale molto grandi e, magari, due o tre booth separati per poter registrare tutti contemporaneamente o quasi. Così noi montiamo come se fosse un live, con la batteria nel drumbooth, gli amplificatori per chitarra nei booth, possibilmente Lucio Bardi con la sua chitarra acustica da un’altra parte, e si suona tutti insieme. L’arrangiamento del pezzo nasce suonando tutti insieme, un po’ alla maniera degli anni ’70: Francesco si trova molto bene così, con Guido sempre a coordinare il lavoro.

Pertanto è una situazione prettamente suonata e soggetta a qualsiasi improvvisazione?

Assolutamente sì, non esistono sequenze in questo show. Tutto è suonato e ci sono 11 musicisti sul palco: batteria, basso, due chitarre che si alternano tra acustica ed elettrica, un chitarrista che suona la pedal steel, chitarra elettrica, il mandolino country, ogni tanto la dobro e lap steel. Poi abbiamo sassofono, tromba e trombone una novità di questa estate che ha voluto aggiungere Francesco: questo inverno infatti abbiamo registrato un pezzo con dei fiati in studio, il sound è piaciuto così tanto a Francesco che ha voluto portarli in tournée.

Quale setup audio che gira con la produzione?

Portiamo al seguito tutto quello che c’è sul palco: tutta la strumentazione, il backline ed il monitoraggio. Abbiamo anche le console, sia la D‑Show, che uso io, sia la DiGiCo SD8 che Simone usa sul palco; insomma tutto quello che riguarda l’audio fuorché il PA, che troviamo di volta in volta sul posto.

Sul palco c’è un monitoraggio tradizionale, con 16 wedge monitor, i tre chitarristi hanno quattro o cinque amplificatori per chitarra, a volume smodato, e tutto questo, come immagini, chiaramente rende molto semplice fare il mix al front of house, soprattutto nei posti ad ambientazione quasi teatrale. In realtà, la sensibilità del musicista è tale da capire quando è che deve abbassare il volume sul palco perché sa che collaboriamo e riconoscono che, quando il fonico ha una richiesta del genere, è perché non sta lavorando contro di lui, ma sta lavorando insieme a lui.

 

Dal palco ti arrivano quindi molti segnali?

Abbiamo strumenti a corda di ogni tipo, dimensione, numero di corde e tonalità... passiamo dal basso elettrico a cinque corde al contrabbasso elettrico, poi chitarre acustiche, elettriche, pedal, mandolini... poi abbiamo una batteria Ludwig jazz kit anni ‘60, quindi solo un tom ed un timpano. Poi c’è una postazione tastiere abbastanza tranquilla: solo suoni di pianoforte, Hammond e Fender Rhodes; una fisarmonica, molti cori: quasi tutti i musicisti, anche se in pochi pezzi, fanno i cori... per esempio su Il Bandito e il Campione cantano tutti. C’è anche Elena Cirillo che fa sostanzialmente cori, seconda voce e violino. Comunque riusciamo a stare sempre sotto i 48 canali.

Com’è il setup del microfonaggio e della regia?

È tutto più o meno standard: Shure Beta52 sulla cassa, gli AT4050 Audio‑Technica sugli amplificatori per chitarra, C414 AKG come overhead – niente di strano. Io sulla console ho il pacchetto Waves 7, perché utilizzo su i gruppi Air Compressor C4 ed L2 sui gruppo delle percussioni, sul gruppo delle chitarre, sul gruppo tastiere e sul gruppo fiati, anche se vengono comunque trattati singolarmente.

Il master stesso è poi ricompresso nello stesso modo con delle EQ passive, sempre in plug-in. Di outboard non ho nient’altro, a parte un Avalon 737 sulla voce che è un mio vezzo. In realtà non lo uso neanche più come preamplificatore, ma solo in insert per avere un controllo in più, qualsiasi cosa succeda.

Come ti trovi lavorare con un impianto diverso ad ogni data?

Quello di cui ho sentito la mancanza non è tanto la tecnologia, che ho trovato sempre a livelli medio-alti (magari qualche volta bisogna litigare per avere qualche cassa in più!), ma una spalla fidata su cui piangere durante il concerto. Normalmente questo è il ruolo ricoperto dal mio PA man preferito che è Luca Nobilini, il quale di solito mi aiuta a far quadrare il cerchio. Detto questo, e senza togliere niente a chi fa questo lavoro nelle realtà locali, non ho avuto grossissimi problemi e ho anche avuto delle belle sorprese da degli impianti magari non blasonatissimi che, alla fin-fine, proprio grazie alla qualità del personale che ci metteva le mani, hanno dato degli ottimi risultati. Consiglierei comunque a chi fa una tournée del genere, di portare, se possibile, sempre un PA man di fiducia al seguito.

Perdi molto tempo nell’ottimizzazione dell’impianto quando arrivi sul posto o eviti di mettere le mani e cerchi di fare il possibile con mezzi tuoi?

Cerco sempre di ottimizzare il più possibile quello che esce dall’impianto anche se, come ben sapete, spesso e volentieri i problemi si hanno al momento del montaggio. Con i line array a garantire la riuscita della serata è colui il quale fa il progetto, decide i gradi di apertura e come distribuire la pressione sull’area. Da lì in poi, andare a mettere in fase i sub o i front-fill o equalizzare a piacimento è, in realtà, il minimo. Sul quello, sicuramente, c’è da lavorare tanto. Certo, però, se arrivo sul posto e vedo un impianto messo... non so, con un cluster un metro più alto dell’altro – cosa che comunque non è mai successa – allora qualcosa magari la dico... però si cerca sempre di portare a casa capra e cavoli, diciamo... alle fine non stiamo salvando il Pianeta, insomma.

Quali sono le vostre richieste nella scheda tecnica?

La scheda tecnica che arriva al service locale è quella standard di un PA line array di potenza e di copertura adeguata alla venue. Questo, purtroppo, a parte quando si riesce a vedere la planimetria del posto, non si riesce mai a controllare se quanto richiesto è poi effettivamente quello che si troverà. Poi, sulla scheda, ho indicato quelle tre o quattro marche di impianto più diffuse, ma più ce al marchio miriamo alla copertura ed alla potenza.

Le luci

Quando finisce di aggiungere gli ultimi ritocchi, Andrea Coppini ci racconta velocemente dell’aspetto luci.

“Questa produzione – ci racconta Andrea – era partita con l’idea di portare solo l’operatore luci senza alcun materiale al seguito. Io però ho chiesto, e la produzione mi ha accontentato, di portare in tour un piccola parte di fari che io monto da solo, per essere sicuro di avere almeno il minimo indispensabile per portare a casa lo spettacolo in qualsiasi condizione. In aggiunta, di volta in volta, integro con motorizzati, incandescenza ed altro che trovo sul posto. In effetti la produzione non richiede né specifica materiale luci, ma spesso suoniamo nei festival, quindi c’è già un allestimento precedente. Normalmente trovo una serie di wash e di spot da utilizzare”

È vero che è il luciaio a soffrire di più nella formula della mezza produzione?

In questa produzione, essendo io l’unico addetto alle luci in tour, oltre a fare l’operatore – quindi quando arrivo farmi dare i patch del parco residente, ed adattare la programmazione ai proiettori che trovo – devo anche montare quei pochi fari che porto dietro. Diciamo che copro anche il ruolo di tecnico. In realtà è piuttosto impegnativo.

Come fai a programmare uno spettacolo senza sapere che proiettori troverai in giro?

A parte la difficoltà già iniziale di avere avuto una notte sola di programmazione, ho preso lo spettacolo che avevamo fatto in teatro, che aveva un allestimento ben definito e diverso da questo, e in una notte ho riadattato tutto. Fortunatamente mi ero già preparato in virtuale con il computer a casa. Ho impostato la programmazione dello spettacolo in maniera molto basilare, perché, chiaramente, non sapendo cosa trovo di volta in volta, non potevo fare degli specials sul singolo cantante o tante rifiniture perché, magari, non avrei avuto i pezzi necessari per realizzarle.

Cosa portate dietro in tutto?

Ho in dotazione sei Robe Robin 300 Wash, che uso montati di taglio, tre a destra e tre a sinistra su delle piccole wind-up della Manfrotto per avere il faro all’altezza giusta. Sono leggeri e facili da montare. Poi ho sei Alpha Beam 700 Clay Paky che monto a terra sul palco che servono per dare un po’ di movimento durante lo spettacolo.

Il controllo è una Jands Vista che ho provato per la prima volta nella tournée primaverile e che ho confermato anche nell’estiva. Per comodità ho un modulo Art-Net che monto sul palco e che mi pilota i fari da là. Il mio multicore quindi non è più su cavi DMX, ma è un cavo Ethernet.

 

Lo show

A giudicare dalla scaletta di questo concerto, anziché Sulla Strada, forse un nome più indicativo per la tournée sarebbe stato “Francesco De Gregori e la Sulla Strada Band”. Il concetto di tour come promozione al disco è ormai praticamente superato dalle non vendite dei dischi stessi, così, vista l’importanza del repertorio dell’artista, il concerto è chiaramente, e giustamente, un “best of”.
I brani dell’ultimo disco infatti vengono dosati regolarmente nel corso del concerto, ma sono i classici a dominare la serata. Parecchi di questi ultimi, come
Generale o Alice, magari con arrangiamenti nuovi che sfruttano i nuovi elementi della band, ma anche alcuni spogliati all’essenziale.

Per quanto riguarda l’audio, la piazza – che è essenzialmente un parcheggio confinato su diversi lati in modo irregolare da muraglie antiche – aveva tutte le potenzialità per essere una location problematica ma, fortunatamente, lo spazio del pubblico si stendeva indietro sempre in asse con l’impianto. Perciò in tutta la zona d’ascolto in cui c’era pubblico, sembrava veramente ascoltare il concerto in diretta sui monitor da studio con l’aggiunto di parecchio rinforzo nelle frequenze sub-bass. Complimenti a Gianmario per il mix molto nitido, nonostante il numero di strumenti elevato e per la voce non esageratamente avanti. Anche l’impianto Axiom di TeamE20 continua a dimostrarsi un attrezzo assolutamente valido, se nelle mani giuste, in applicazioni di questa scala.

Avevamo visto lavorare Andrea Coppini fino a 20 minuti prima del downbeat, sistemando elementi d’incandescenza del parco luci residente. Anche se i momenti di punto nell’illuminazione sono stati basati fortemente sui proiettori Robe e Clay Paky portati dalla produzione, Andrea ha sfruttato il parco presente in modo intensivo. Ovviamente le luci non diventano mai protagoniste in un concerto di un artista come De Gregori, ma i momenti di disegno in aria, i quadri di colori forti non sono mancati e la parte illuminotecnica dello spettacolo è stata sorprendentemente creativa ed efficace.

Senza dubbio una bella serata. Ma consigliabile arrivare già in coppia: rimorchiare al Festival Francescano può risultare difficile. Ma non è detto!

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PRODUZIONE F&P GROUP 

Produttore Esecutivo

Orazio Caratozzolo

Direttore di Produzione

Giovanni Chinnici

Assistente Artista

Vincenzo Chips Lombi

Fonico di Sala

Gianmario Lussana

 

SERVICE AGORÀ

Fonico di Palco

Simone Di Pasquale

Light Designer

Andrea Coppini

Backliner

Salvo Fauci

Backliner

Alessandro Morella

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