Modà – Passione Maledetta – Palasport 2017

L'ultima parte del lungo tour Passione Maledetta, alimentato dalle nuove tracce uscite a dicembre.

di Giancarlo Messina

I Modà sono uno di quei gruppi per i quali è quanto mai appropriata l’espressione “pop”, perché davvero sembrano andare incontro, nei testi e nelle musiche, ai gusti di un’ampia platea, che abbraccia mamme e figli.

Certamente non hanno nulla di trasgressivo, né musicalmente e tantomeno nei contenuti, non raramente perfino pedagogico-educativi. Non che questo sia un difetto, ovviamente, ma una caratteristica che aiuta non poco anche al successo commerciale; infatti Kekko e soci sono fra i pochi artisti italiani che possono vantare ottime vendite anche in questi tempi di vacche magre e magrissime.

Non a caso, dopo l’album Passione maledetta e il bel concerto di San Siro, il gruppo è uscito a dicembre 2016 con un cofanetto “2.0” contenente il triplo platino già edito, due DVD con il live di Milano e praticamente un altro CD con ben dieci brani inediti.

Anche il tour indoor ha quindi avuto un prolungamento nel nuovo anno.

Abbiamo intercettato la carovana all’Adriatic Arena di Pesaro, penultima data di questa tranche.

La produzione è F&P Group e vede al lavoro il consueto team: Orazio Caratozzolo e Mario Zappa, affiancati da Ivana Coluccia per il booking, con Tekset addetta alla scenografie ed alla realizzazione dello stage.

Un bel palco, ben sfruttato in profondità con più livelli di video e LED. Al centro sono protagonisti i Vertical Tube forniti dalla stessa Tekset, su due truss movimentate in verticale in maniera indipendente. Per chi non si ricordasse, stiamo parlando di tubi con dentro dei LED mappati individualmente, quindi utilizzabili sia come luci sia per immagini grafiche. Una tecnologia molto particolare che certo riempie la scena, anche se, a dire il vero, ci aspettavamo un colpo d’occhio più stupefacente; sempre molto efficace invece il fondale Curtain LED, anche questo di Tekset, che chiude lo stage creando spesso atmosfere suggestive.

Motorizzato anche lo schermo LED orizzontale posto frontalmente, con un formato un po’ strano ma ben utilizzato nel mix fra il program live, gestito da Mauri Maggi, e i contributi video.

Gradevoli le luci, molto ben programmate e adattate all’atmosfera dei singoli brani, nonché ai colori dei contributi video. In mancanza di una truss frontale, si è fatto ampio uso dei seguipersona, quattro al lavoro, anche per dare la luce necessaria alle telecamere di Telemauri.

Nonostante le movimentazioni, il palco non ci ha stupito per la varietà dei quadri, ma è stato comunque un contenitore perfetto, ora elegante ora vivace, per l’esibizione del gruppo, sia nei momenti più distesi sia in quelli più dinamici. Da segnalare l’uso dei geyser, che ha sempre un certo effetto sul pubblico.

Direi impeccabile l’audio, con Gianmario Lussana che si conferma un ottimo professionista, sfruttando benissimo il PA L-Acoustics K1 messo in bolla dal sempre efficace Davide Grilli. Un concerto a nostro avviso già pensato per essere mixato al meglio, perché certamente le chitarre in linea sui Kemper, l’eliminazione della passerella centrale, il palco praticamente muto con perfino il batterista nell’acquario (leggi “dietro il plexiglass”) e infine un cantante con un’emissione di tutto rispetto come Kekko certamente hanno reso più agevole il lavoro del già bravo fonico.

Pubblico numeroso e trasversale, giovane ma non giovanissimo e, soprattutto, ed è l’unica cosa che conta, felice. 

Gli approfondimenti tecnici, come di consueto, dalla viva voce degli addetti ai lavori.

Luigi Vallario - Direttore di produzione

“La produzione è F&P – spiega Luigi.

“Abbiamo diverse movimentazioni: lo schermo frontale, chiamato top, parte dal basso, si alza al primo pezzo e scopre il palco; anche i Vertical Tube, che formano una sorta di lampadario, sono movimentati durante lo show.

“Audio, luci e rigging sono forniti da Agorà – continua Luigi – mentre gli schermi video e le automazioni sono curate da Event Management; la scenografia ed i Vertical Tube sono di Tekset,  come il Curtain LED sullo sfondo, mentre la regia video live è TeleMauri. Una novità è il catering: Main Course di Alessandro Silvaggi, azienda da poco sul mercato.

“Il tour è partito nel 2016, io sono subentrato dopo l’estate; abbiamo fatto quattordici date in novembre e dicembre, con una ripresa di sette date nel 2017.

Abbiamo sette bilici di produzione, più uno di palco per il rolling stage; i trasporti sono di Massimo Stage.

“Il team di produzione vede impegnati me, Michele “Metallo” Marini come stage manager,  Valentina Parigi come tour manager e Silvia Nicolai come assistente di produzione. 

“Qui a Pesaro – aggiunge Luigi – abbiamo dovuto fare un pre-rigging, altrimenti normalmente entriamo il giorno stesso.”

 Michele “Metallo” Marini - Stage manager

“In genere – ci dice Metallo –  entriamo alle sette del mattino ed alle 13 è già tutto montato, siamo diventati abbastanza rapidi; lo scorso giro abbiamo fatto anche dei back-to-back, come Bologna-Torino. Alle 23 finisce lo show e alle 2 del mattino abbiamo già caricato tutto. Facciamo 46 chiamate al montaggio e 62 all’out, con due muletti.

“A Roma abbiamo fatto delle piccole modifiche custom, per ottimizzare le operazioni di montaggio e trasporto, in modo che le varie squadre non si trovassero a lavorare contemporaneamente sulla stessa truss. Ad esempio abbiamo creato dei carrelli custom per trasportare i video e i proiettori che scendono ripiegati “a scaletta” e poi viaggiano montati, questo ci ha fatto guadagnare almeno due ore nel montaggio e una nello smontaggio.

“Da sottolineare – conclude Michele – che abbiamo al seguito un pub, con tanto di spillatrice, con cui omaggiamo i tecnici, ovviamente a lavoro finito: il Black Sheep. Tutto serve a fare gruppo e lavorare insieme con serenità ed il sorriso sulle labbra.” 

Gianmario Lussana - Sound engineer

“Gli strumenti sul palco – ci dice Gianmario – sono basso, batteria, due chitarre e voce; poi ci sono delle sequenze, seguite magistralmente da Lapo Consortini, ad integrare i suoni di tastiera ed archi, che ovviamente non sono presenti, e qualche rarissimo coro. 

“Siamo tutti sotto SMPTE, questa volta anche io, perché ci sono dei brani, come i medley, in cui ho fatto delle memorie molto comode per il mix. Il segnale SMPTE arriva alla mia console dal multitraccia ed io lo rimando alla console luci con un direct out.

“In generale – continua Gianmario –  lo spettacolo è comunque molto suonato, con una scaletta nuova rispetto alla fase precedente il Natale, anche perché c’erano da inserire dei brani nuovi, fra cui due medley. Così abbiamo rifatto le prove: due settimane in studio con le regie ed un nuovo allestimento a Livorno, un paio di giorni. Anche la band ha dei brani senza cantante in cui suona per il pubblico: sono musicisti molto attenti, vengono spesso a risentire le prove in multitraccia dalla regia, ci tengono molto, ed è sempre un piacere lavorare con chi apprezza quello che fai.

“Fra le novità, abbiamo deciso di usare per le chitarre dei Kemper, con i suoni utilizzati in studio nei dischi, cambiati su ogni brano grazie ad automazioni MIDI; a me arrivano come segnali a livello di linea. Sul palco c’è solo un diffusore audio per il bassista ed un sub per il batterista, il quale ha preferito stare dietro il plexiglass per suonare più liberamente, senza problemi di rientro nei microfoni.

“Il microfonaggio è quindi limitato: sulla batteria e sulla voce, mentre le casse di chitarre e basso sono microfonate solo come eventuali spare, ma di base non suonano nemmeno; infatti i musicisti possono scegliere se indirizzare il segnale degli strumenti ai Kemper o alle testate, in caso di necessità. Il basso arriva da una DI e dall’uscita della pedaliera, segnali che poi miscelo in alcuni brani, oltre al Sennheiser 421 sulla cassa che, come già detto, è solo uno spare.

“Devo dire che con i Kemper mi trovo molto bene: lavorandoci sopra i risultati ci sono, e probabilmente è meglio rispetto ad una cassa in isobox; è molto facile gestirli ed inoltre aumentano le possibilità sonore della band, perché dal vivo non si possono portare dietro cinque diverse tipologie di amplificatori. Io tratto i canali come fossero microfoni, con piccole correzioni, perché nel mix in sala il suono deve essere un po’ diverso.

“Sulla batteria – spiega Gianmario – il consueto set-up: Shure Beta 91 e Beta 52 sulla cassa, Shure SM57 e Akg C414 sul rullante, Beyerdynamic Opus 87 su tom e floor tom.

“Uso una console DiGiCo SD7, ma non ho voluto mettere i Waves nel banco, perché poi bisognerebbe metterli anche sulla macchina B. Infatti SD7 ha al proprio interno due banchi, e mi è capitato di avere problemi sulla macchina A, passare sulla B, su cui non avevo i Waves, e trovarmi un po’ spiazzato. Per questo ho preferito delle macchine esterne che in caso di problemi lavorano indifferentemente su entrambe le macchine del banco: Manley Elop e compressore multibanda xta D2 sulla voce, pre Midas XL. Il de-esser sulla voce non è in catena ma su un insert, in modo che posso metterlo e levarlo quando serve; sui canali della batteria ho poi i Transient Designer spl, mentre sul master, sempre della batteria, un Waves MaxxBCL. Ovviamente uso tutte le dinamiche interne della SD7, oltre a chorus, delay e tutto il resto.

“Io mixo con i DCA divisi in cassa, rullante, tutta la batteria, basso, sequenze, due chitarristi, audio di alcuni filmati e vari servizi, più una “all-band” senza la voce, per equilibrare a volte il mix senza intasare il sommatore; poi ovviamente ho una sezione tipo stem con cui mixo i gruppi: batteria, basso, sequenze, chitarre, gruppo voci, su cui posso mettere i compressori e le leggere correzioni EQ che ovviamente non si possono mettere sui DCA.

“Il cantante – continua Gianmario – usa e vuole usare solo uno Shure Beta 58: abbiamo anche provato a cambiare la trasmissione RF ma se ne è subito accorto! Quindi siamo tornati ai ricevitori UR4 e si è ritrovato: gli piace sentire quel suono lì, ed ovviamente lo accontentiamo.

“In questa ripresa non abbiamo la passerella, e questo mi facilita la vita, anche perché lui ha un’emissione importante e canta parecchio lontano dal microfono.

“L’impianto, tarato perfettamente da Grilli, come sempre, è ovviamente ideale, con LAcoustics K1, con le K2 nella parte inferiore che ci permettono di chiudere un po’ le trombe che altrimenti finirebbero sul palco un po’ sporgente. I sub sono gli SB28, disposti ad arco; ovviamente i 15 pollici sospesi creano un po’ di somma in mezzo, ma tutto è nella normalità.

“Per il virtual sound-check – aggiunge Gianmario – uso Reaper in MADI sulla console, che a mio avviso fa velocemente tutto quello che deve fare: registrare, andare in play ed esportare velocemente i file, come un mix ‘n-1’ senza la voce per il cantante. Una delle caratteristiche di un buon sistema virtual è che deve esportare velocemente i file, e in questo aspetto Reaper è meglio di Nuendo”.

Lapo Consortini - Programmazione e sequenze 

“Sono chitarrista e ingegnere informatico – ci spiega Lapo – collaboro da anni con Diego Calvetti nel Platinum Studio di San Gimignano, dove abbiamo prodotto il nuovo disco dei Modà; anche dal vivo gestisco la programmazione, le sequenze, i suoni ed i cambi suoni: infatti i chitarristi sono liberamente sparsi per il palco, ed io via MIDI gestisco tutti i loro suoni sui Kemper. Ho programmato tutto lo spettacolo su Cubase, attaccato ad una scheda Cymatic Audio a 24 tracce. Qui ne ho due, una main ed una spare. I suoni sono fisicamente in una chiavetta USB, infatti Cymatic è un player multitraccia; su ogni canzone c’è anche un canale MIDI che invia i control change ed i program change che gestiscono i suoni. Una delle tracce audio è invece l’SMPTE, proprio registrato, che coordina tutte le parti dello show. In un’altra traccia ho invece un segnale fisso a 1 kHz che pilota gli switcher Radial; sono tre macchine da otto canali, quindi 24 canali in tutto, che accettano 24 ingressi da un gruppo A, il main, e altri 24 da un gruppo B, cioè lo spare, mentre in uscita ha 24 tracce. Queste macchine utilizzano il gruppo A finché gli arriva il segnale da 1 kHz, ovviamente emesso dal main; se questo non dovesse più arrivare, commutano immediatamente gli ingressi ai canali del gruppo B provenienti dalla macchina spare, senza alcuno stacco avvertibile nemmeno dalle regie e dai musicisti. Come back up per il MIDI uso invece un MIDI Merge M-Audio, che fonde i due segnali MIDI, main e spare; a questo ho collegato una macchinetta della MIDI Solution, un processore generico, programmabile: ho scritto una stringa con un banalissimo algoritmo che memorizza l’ultimo program change ricevuto e se quello che arriva dopo risulta uguale al precedente, lo filtra e non lo fa uscire; quindi di un doppio canale MIDI sceglie il primo, ma se non dovesse arrivare sceglierebbe il secondo, cioè lo spare.

“Inoltre – continua Lapo – per far partire in perfetta sincronia i due segnali MIDI, senza che una macchina dipenda dall’altra, ho preso un pedalino e l’ho sdoppiato, così quando faccio partire una macchina, parte in perfetta sincronia anche l’altra.

“Quello che mi piace di queste macchine Cymatic è che posso cambiare le playlist dei brani all’interno della chiavetta, quindi adeguarmi velocemente ai cambi di scaletta; inoltre posso collegarla via USB ad un computer, trasformandola in una scheda audio con 24 uscite, ciò mi consente di fare piccole modifiche al volo dal mio portatile, come alzare gli archi, aggiungere un cembalo o togliere un coro, e riesportare tutto sulla chiavetta.

“Tutte le chitarre – dice Lapo – sono sui Kemper, che io ho usato fra i primi in uno show con Gianni Morandi all’Arena di Verona nel 2013. Dal vivo è una macchina utilissima, molto meglio di un isobox per isolare l’amplificatore, anche se bisogna dire che i suoni programmati in studio, nel live devono poi essere un po’ adattati. Inoltre consente una varietà di suoni impossibile da avere dal vivo, perché portarsi dietro sette amplificatori diversi sarebbe impossibile. I Kemper consentono anche di profilare il proprio suono ma, dopo mille prove, devo dire che è molto più facile ed efficace trovare profilazioni già fatte di altissimo livello, semmai modificandole un po’. Profilare la voce ha un senso, ma una chitarra è un po’ un lavoro superfluo rispetto a quanto si trova in giro già pronto.

“Molto poi si lavora sull’effettistica – conclude Lapo –: dal vivo è molto importante seguire il fonico di sala che, se è bravo, sa dare i consigli giusti per trovare gli effetti adatti per lavorare dal vivo, spesso molto diversi da quelli usati in studio o nei monitor”.

Remo Scafati – Monitor engineer

“Il palco è molto silenzioso – dice Remo – infatti tutti i musicisti sono in IEM. Per il batterista uso uno Yamaha 01 sul quale mando dei pre-mix, che lui può poi gestire con un certo margine di autonomia; usa degli in-ear earfonik, modello 6, con cui si trova bene, mentre gli altri musicisti hanno un monitoraggio wireless sempre con earfonik, modello 3. I bodypack sono invece dei classici Sennheiser serie 2000, con i relativi trasmettitori.

“Le chitarre usano degli ULXD Shure, trasmettitori digitali di nuova generazione che non hanno il taglio agli estremi di banda come un FM classico, inoltre hanno una portante molto stretta, quindi si riescono a mettere più frequenze nello stesso spazio, cosa molto utile specie in Italia.

“Per la voce ho un classico Shure UR4 come ricevitore, mentre il trasmettitore è un UR2 con capsula Beta 58.

“Alla fine – continua Remo – non ho molti strumenti e canali, è quindi tutto sott’occhio. I musicisti vogliono dei mix abbastanza completi, con click e parte del loro strumento in evidenza. Sul palco sono in cinque, ho una trentina di canali, scorte comprese, più le sequenze in multitraccia che uso comunque tutte separate per dare ad ogni musicista esattamente quello che vuole. Anche io uso l’SMPTE su alcuni brani, come nei medley, in cui l’automazione risulta utile.

“I backliner sono Antonello Di Battista che segue batteria e basso, Alessandro Filippini che si occupa del chitarrista stage left, cioè Enrico Zapparoli, e poi Domenico D’Alessandro che è a stage right per curare Diego Arrigoni, l’altro chitarrista. Kekko è abbastanza indipendente, non ha bisogno di essere seguito in modo particolare.

“Uso anche qualche outboard: dei riverberi Lexicon e Yamaha e un multibanda tc electronic Finalizer su alcune mandate di IEM, per lavorare con più praticità. Uso parecchi compressori multibanda ed equalizzatori dinamici, mai dei limiter.

“Ho anche due microfoni d’ambiente – aggiunge Remo – soprattutto nel mix di Kekko, per non estraniarlo da pubblico, con dei Sennheiser MKH 60, uno per lato. Per Kekko, ho assegnato l’aux al VCA, così posso ascoltare il monitoraggio dell’artista senza avere il flip delle vasche, cosa che la DiGiCo SD7 consente, anche se di solito ascolto il master: questo me lo ha insegnato Stevan Martinovic, bisogna dare onore al merito”. 

Emanuele Vangelatos – Lighting designer

“Il disegno luci – ci racconta Emanuele – è stato riadattato e ricreato rispetto alla parte estiva. Abbiamo una imponente struttura frontale che crea qualche problema all’illuminazione classica, perché toglie il posto ad un’americana per i frontali. Infatti tutta la luce frontale arriva o dai follow spot, che sono quattro, o dai tagli a lato dei Vertical Tube.

“Questa fascia video è trasparente alla luce, e questo è importante perché mi consente di alzare i fari.

“Dietro il video – continua Emanuele – ci sono i Vertical Tube, mappati led per led; sono su due truss, movimentate separatamente, e questo ci consente di creare diverse posizioni. Su questi mando proprio del segnale video. Peccato non si possano inclinare di 45°.

“Parlando di luci, abbiamo un’americana a filo con i Vertical, poi otto pod, composti ciascuno da sei Mac Aura, due blinder, due strobo e un profile appeso sotto; poi tre scale con una diversa configurazione: sei Claypaky Sharpy a scala e dieci SixPack SGM messi a coppie, ma anche con delle mattonelle video, e questo crea un altro mondo video da gestire.

“Infatti il controllo degli schermi video è tutto affidato alla mia regia, da cui ovviamente piloto anche le luci e la mappatura dei Vertical. Ho programmato tutto in time code, perché sarebbe stato impossibile fare diversamente.

“Per i contributi live, la regia di Mauri mi manda un program che io gestisco insieme ai vari contributi video di Top Side, azienda che collabora con gli artisti. Poi c’è il Curtain LED su cui vanno solo contributi video.

“Il disegno luci è abbastanza equilibrato fra pop, rock e teatrale, dipende dal momento dello spettacolo e da quello che richiede il brano. Ovviamente ho dovuto adattare il disegno ed i colori delle luci ai contributi grafici: se la grafica è rosa non posso usare un verde! E visto che le grafiche sono decise dal management e dall’artista io mi adeguo con piacere alle loro scelte.

“Uso una console High End Hog 4 – conclude Emanuele – con una gemella di back-up in full tracking, poi due Catalyst per gestire il mondo video e due server Madrix per gestire i Vertical Tube. Ovviamente blinder, strobo e geyser sono il mio divertimento per cui ho lasciato i relativi controlli in manuale!”

Maurizio Maggi - Regia video live

“Io curo la regia video – dice Maurizio – che poi va negli schermi in tutte le canzoni; il formato è molto particolare, per cui abbiamo dovuto adattare il video a questi schermi.

“La mia azienda si occupa anche delle riprese, con quattro telecamere ed alcune robotizzate. Ultimamente ho fatto due nuovi acquisti, anche in vista di un lavoro che dovrò svolgere a Cuba: due Blackmagic Ursa Mini Pro, super 35 millimetri che montano ottiche fotografiche e cinematografiche, col sensore grande, e registrano come delle mini RED. Qui le sto testando, perché sono modulari, tutte da comporre secondo necessità: ottiche, batterie, comandi... le stiamo componendo. Escono anche SDI, HD o 4K e si possono usare anche live, ma con obiettivi fotografici e controllo manuale; molto adatte anche per registrare concerti con alta qualità”.

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